lunedì 30 dicembre 2013

Preghiera al Padre


Padre nostro, che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male.
Amen.

C.H. Bloch,
Sermon On The Mount

Più ci si inoltra sul cammino, più le insidie assumono connotazioni infide ed ingannevoli. Più si lavora e più i tranelli divengono sottili e sofisticati. Per ogni filo di luce tracciato se ne tessono altri mille che tendono a fuorviarci, distogliendoci dalla retta via che guida alla meta.
Lungo il percorso è fondamentale tener presente che il fine non giustifica i mezzi. Fare la cosa giusta per il motivo sbagliato è inutile, talvolta persino dannoso. Naturalmente, la Giustizia cui ci riferiamo è ben più in alto di quella terrena, ed è ad essa che l'essere umano dovrebbe fare appello affinché vi sia ordine e chiarezza nella sua vita.
Chi sono i giusti sulla terra? Gli uomini di buona volontà che si sforzano sinceramente di fare ogni cosa a maggior gloria della luce divina. Pensieri, parole e azioni sono parte integrante dell'Opera e chi lavora conosce il loro potere e valore, ma quanto conosce veramente di sé, al di là di quella multiforme maschera che chiamiamo ego? Chi si cela dietro la facciata della nostra armatura? Qual'è la sostanza oltre l'apparenza? Nessuno potrà spiegartelo, dovrai scoprirlo da te.


Quando facciamo il punto della situazione e pensiamo di aver compiuto dei progressi, stiamo già definendo un’immagine di noi, anche se leggermente diversa dalla precedente. L’ego è lì, camuffato dietro questa apparente concessione alla coscienza, muta forma, cambia tattica e continua ad assumere un ruolo preponderante proprio mentre, ironia della sorte, pensiamo di averlo ridotto al silenzio. Il rischio è considerare questo nuovo stato come una forma di progresso sulla strada dell’evoluzione, senza scorgere il pericolo reale di ritrovarsi incoscienti in schiavitù di un ego che, ergendosi sul piedistallo della spiritualità, esercita il suo dominio con rinnovato vigore.
La tentazione di confondere i propri progressi spirituali con un senso di superiorità acritica nei confronti di tutto e tutti è un’esca che l’ego spirituale getta con altissime percentuali di successo. Di fatto, tra i molti volti dell'ego, tutti potenzialmente utili e ciascuno limitante nel suo piccolo senso dell'io, quello spirituale è forse uno dei più sottili e sofisticati. Il disprezzo che nutre per la densità della materia nasconde sovente desideri repressi, nei quali ad una eventuale soddisfazione data dalla realizzazione di determinati obiettivi è stata sostituita l'immediata autogratificazione della rinuncia. Per di più, il tuo ego spirituale si compiace ogni volta che anziché lavorare su te stesso ti fermi a pensare “io sto facendo un lavoro spirituale”, si consolida ogni volta che giustifichi come sei limitandoti a ciò che pensi di essere. Ogni “io sono” seguito da qualunque attributo sarà sempre e solo una parte del tutto, e quando in te diventa la scusa per non proseguire è ego, anche se spirituale (“io sono una persona spirituale...”), specialmente se spirituale (“io sono consapevole, risvegliato, illuminato..."). 


Io, io, io...prendi le distanze da ogni ego, anche da quello spirituale, e osserva l'immensa totalità dell'Essere, che, come la vera bellezza, non ha bisogno di spiegazioni (della ragione e dell'aver ragione) né di definizioni (attributi).
Dove preghi veramente, nel qui e ora, l'ego non può essere, perché non stai più recitando una parte. Ovunque tu sia, qualunque cosa accada, pregare il Padre è un metodo semplice e naturale di rivolgersi al Cielo, riconnettendosi così alla parte elevata in te e nell'universo.
Concludiamo questo post, l'ultimo del 2013, augurando a te un nuovo anno ricco di felicità e di pace interiore e a tutta l'umanità una vita rinnovata nella luce divina di Saggezza e Amore.

Che ogni cosa sia fatta a maggior gloria della luce.

Stefano, Mariavittoria, Fabrizio


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"Il potere della preghiera ci conduce all'amore, alla verità e alla libertà personale."










lunedì 23 dicembre 2013

Video-intervista a Salvatore Brizzi

La mente mente.



salvatore brizzi video intervista risveglio consapevolezza perle nel tempo progetto vajra

Forse lo avrai già visto: abbiamo pubblicato il video in cui Salvatore Brizzi risponde a gran parte delle domande che ci sono pervenute tramite il blog e gli altri contatti. Siamo convinti che le sue risposte potranno essere d'aiuto a molte persone.

Grazie a tutti coloro che ci hanno scritto e grazie a te che stai leggendo e cogli l'opportunità di condividere il cammino con noi.

salvatore brizzi video intervista risveglio consapevolezza perle nel tempo progetto vajra

Prima di guardare il video ti invitiamo a leggere gli ultimi due post che l'autore ha pubblicato sul suo blog, La Porta d'Oro:

Nel post Il bambino e il Mago si spiega perché non tutte le Vie sono equivalenti e in che senso portano a mete differenti. Si tratta di indicazioni di vitale importanze in un'epoca come la nostra in cui disinformazione e caos vanno di pari passo mentre la chiarezza è un dono da ricercare con zelo. Inoltre, viene presentato l'ultimo libro dell'autore, una sorta di ABC dell'Insegnamento rivolto ai più giovani, ma con spunti inediti anche per chi è già sulla Via.

Nel post Gurdjieff e i Superiori Sconosciuti l'Insegnamento e le sue origini vengono contestualizzati in rapporto alla tradizione e al presente del mondo. Anche questo testo contiene informazioni preziose, poiché stimola il discernimento, la capacità di distinguere in modo sensato una cosa dall'altra, è una virtù indispensabile all'essere umano in evoluzione.

salvatore brizzi video intervista risveglio consapevolezza perle nel tempo progetto vajra

Leggere questi due approfondimenti ti aiuterà a orientarti meglio e a comprendere le indicazioni e gli spunti presenti nella video-intervista, possibilmente senza lasciarti fuorviare dalla mente.

Fabrizio & Mariavittoria






lunedì 16 dicembre 2013

La meditazione sulla meta: una nuova immagine di se stessi

Non aver paura di assumerti 
la responsabilità 
della tua felicità.
Lama Gangchen Rimpoche


Oggi vorrei suggerirvi un esercizio di meditazione che integra diversi metodi. Si tratta di una versione semplificata di una pratica risalente all'antichità.

sciamano dipinti disegni spiritualità meditazione crescita interiore personale
Essa si ritrova nel buddhismo Vajrayana nelle pratiche tantriche del “visualizzare se stessi come la divinità”. Durante queste meditazioni, attraverso la visualizzazione,  si dissolve la propria identità ordinaria e se ne genera una nuova, partendo dalla nostra profonda natura pura. Si ricostruisce un'immagine di se stessi con le sembianze e le qualità di una divinità.
Questo può sembrare un po' strano, ma bisogna tenere presente che nel buddhismo tibetano le molte divinità non sono altro che rappresentazioni degli aspetti illuminati della nostra mente. Visualizzandosi con le sembianze e le caratteristiche di un Buddha si porta quella che è la meta della propria ricerca spirituale nel presente, immaginando di possedere già le qualità illuminate al loro massimo potenziale.
Questa pratica fa in modo che la mente si familiarizzi con queste qualità rendendo più semplice metterle in pratica nella vita di tutti i giorni

Esistono numerosi approcci più recenti che utilizzano lo stesso principio, in particolare il metodo di Josè Silva e il pensiero positivo di Emile Couè, sono tra i più diretti e semplici.
Il primo è un metodo nel quale si porta il corpo e la mente a uno stato di rilassamento profondo e poi si utilizza la visualizzazione per risolvere tensioni, problemi o paure. Nel secondo invece il dott. Couè elabora una sua psicoterapia basata sull'autosuggestione attraverso l'uso della ripetizione di affermazioni e pensieri positivi.

L'esercizio che vi espongo tra poco, che potete ritrovare anche nel mio piccolo e-book scaricabile gratuitamente, unisce questi tre approcci proponendo un metodo veloce e rilassante per  generare una migliore immagine di se stessi. Allo stesso tempo aiuta a predisporci in modo più positivo verso il mondo creando la possibilità di nuove aperture e opportunità di cambiamento nella nostra vita di tutti i giorni.




L'esercizio

  • Sedetevi con la schiena dritta ma non tesa. 
  • Respirate profondamente un paio di volte e cercate di rilassare il corpo lasciando andare tutte le tensioni.
  • Riflettete per qualche minuto su quali sono le qualità che apprezzate di più nelle altre persone. 
  • Pensate a come vorreste essere: in perfetta salute, felici, calmi, compassionevoli, amati. Magari vorreste avere più pazienza, comprensione, essere più affettuosi o non essere gelosi... 
  • Ora contate lentamente alla rovescia da 21 a 0, lasciando un paio di secondi tra un numero e il successivo. Man mano che vi avvicinate allo zero vi sentite più rilassati. 
  • Una volta finito il conto alla rovescia visualizzatevi come vorreste essere. Immaginatevi in un bel posto rilassante e visualizzate voi stessi al cento per cento in salute e felici, con tutte le qualità che vorreste avere. 
  • Potete anche immaginare che da tutto il vostro corpo si irradia una luce. Questa luce rappresenta la vostra energia che si espande. 
  • Se volete potete ripetere mentalmente affermazioni come: 
    «Sto bene» 
    «Sono perfettamente sano/a» 
    «Sono felice» 
    «Sono gentile con gli altri» 
    «Sono coraggioso/a» 
    «Sono aperto/a» 
  • Per finire, immaginatevi nella vita di tutti i giorni: mentre camminate per strada, mentre siete al lavoro o in presenza di altre persone. Visualizzate di essere e di comportarvi come se foste totalmente in possesso delle vostre nuove qualità . 

Note sull'esercizio

In questa meditazione il punto importante è la sensazione di stare bene e di sentire la forza delle proprie qualità interiori. Se non riuscite a visualizzare o non volete ripetere le affermazioni va benissimo lo stesso.
È possibile praticare questa meditazione a occhi aperti mentre siete per strada o in qualsiasi momento della vostra vita. Immaginate di avere salute, felicità e tutte le qualità positive che vi piacerebbero, e comportatevi di conseguenza.
Stefano


Vi ricordo che potete trovare questo e altri utili esercizi nel mio e-book gratuito 

lunedì 9 dicembre 2013

Occhi al cielo

Se vuoi nascondere qualcosa,
mettilo bene in mostra.
E.A. Poe

Il più grande segreto è che non ci sono segreti: il cielo si mostra agli occhi di tutti, ma per vederlo è necessario alzare lo sguardo. Riflettere su questa semplice verità e sulle sue implicazioni simboliche è sufficiente per accorgersi del tesoro mirabilmente rappresentato dal firmamento. Imparare ad osservare i fenomeni celesti, individuare e seguire il corso degli astri e saperli relazionare in modo significativo agli eventi terreni è un’ulteriore opportunità, accessibile a tutti, per risintonizzarsi con il cosmo e crescere in sintonia con l’armonia dell’universo.


Alzando gli occhi alla volta stellata, ci accorgeremo di astri osservati da milioni di anni ai quali diverse civiltà hanno attribuito nomi e valenze differenti per precisi motivi pratici e filosofici. Nell'ammirare quelle luci così vivide è naturale chiedersi se qualcuno stia facendo la stessa cosa da qualche parte altrove, magari in un luogo dal quale Terra è solo un altro puntino colorato nel mare lattescente di Galassia. In merito a questo argomento voglio sottolineare il pensiero del maestro Omraam Mikhaël Aïvanhov:

"Le stelle non sono solo corpi celesti che producono ed emettono energia, ma sono mondi popolati da entità spirituali che ci inviano messaggi. Percorrendo con lo sguardo la volta celeste, trovate una stella sulla quale sentite il bisogno di soffermarvi
perché, lo percepite, avete con essa un legame vivo. Concentratevi su quella stella e rivolgetevi agli angeli che la abitano. Sono amici ai quali potete confidare le vostre
preoccupazioni, i vostri dispiaceri, ma soprattutto le vostre aspirazioni e le vostre speranze. Da tali esperienze ritornerete con una più vasta comprensione della vita, con la sensazione che non siete mai soli e che vi sono forze benevole a occuparsi di voi, a intrattenersi con voi. Anche se non sapete chi esse siano esattamente, sentirete la loro presenza. Dinanzi all'immensità della volta celeste l’essere umano, è vero, rappresenta ben poca cosa, ma questa non è una buona ragione per sentirsi soli o smarriti.”

Sì, osservare il firmamento è un viaggio nel tempo e nello spazio, un'opportunità per ogni anima di percorrere quel ponte arcobaleno che unisce cielo e terra in un continuum tra l'immensità dell'universo e l'incommensurabilità del nostro spazio interiore:

Cantando canti mistici, spirituali, creiamo intorno a noi tutto un mondo di forme e di colori. Ed essendo noi stessi il nostro proprio strumento, le forme e i colori che creiamo esternamente a noi, li creiamo anche in noi; quelle forme e quei colori attirano delle entità luminose, attirano degli angeli, e sono per essi un nutrimento. Gli angeli vengono unicamente se sappiamo attirarli con simili doni. Cantando, apriamo una porta sul Cielo attraverso la quale passeranno le entità celesti; e la venuta di queste entità porta cambiamenti benefici anche nel mondo. "

Naturalmente, il canto al quale si riferisce il maestro Aïvanhov può levarsi anche dalla voce del silenzio: ogni volta che alzerai lo sguardo al cielo, come in alto così in basso, vedrai riflessa una parte di te da scoprire, conoscere e onorare. In questo modo spostiamo l'orizzonte dell'umanità sempre oltre il prevedibile, dai limiti dell'occhio umano alla lungimiranza del cuore immortale.
Mariavittoria


Leggi e condividi liberamente Astri e civiltà,
la mia guida introduttiva all'osservazione del firmamento,
disponibile in formato ipertestuale su Perleneltempo










lunedì 2 dicembre 2013

C'è nessuno in casa?


The lights are on 
but no one's home.
Amy Winehouse


Capita in continuazione:
Leggiamo un libro e ad un certo punto ci accorgiamo che interi paragrafi sono finiti nell’oblio, del tutto inosservati dalla nostra attenzione.
Stiamo cucinando e improvvisamente ci rendiamo conto delle lunghe porzioni di tempo in cui la nostra mente ha proceduto seguendo direzioni non stabilite da noi.
Guidiamo e appena spento il motore realizziamo di ricordare poco o nulla del tragitto appena percorso.


Dove eravamo?
Perché lasciamo così arrendevolmente che la mente si impossessi delle trame e del percorso dei nostri pensieri?
Perché il nostro essere se ne va inavvertitamente, portando la sua presenza e attenzione da qualche altra parte, senza che di questa esperienza conserviamo alcun ricordo? Dove va e soprattutto chi rimane?
È come se la nostra casa fosse abitata da un’orda di personaggi che, a turno, prendono in mano le redini della situazione. Il padrone di casa è stanco e delega. Delega la sua attenzione, il suo potere, la sua consapevolezza. Lo fa in maniera automatica ed inconscia, tipica dell’uomo che dorme orizzontalmente e verticalmente.
Mi direte che ormai sono cose note.
È vero, sono tutte cose che sappiamo, ma non è anche detto che le conosciamo.
Per conoscenza intendo quella esperita, che ad es. i neonati sperimentano attraverso la bocca, succhiando, oppure afferrando gli oggetti con le mani.
Se vogliamo procedere consapevolmente occorre diventare coscienti di quello che ci accade e, imparando a conoscerlo, trovare il modo di superare la prigionia. La chiave è in noi, nella volontà di evolvere e andare oltre ciò che già sappiamo o crediamo di essere.


Osserviamo ad es. i nostri pensieri. Sembra che essi abbiano vita propria: si agitano in mille direzioni, incontrollabili e ognuno reclama per sé la nostra attenzione. Si succedono con costante ed implacabile sollecitudine, dandoci quella sensazione di assuefazione che ci fa sembrare abituale ciò che invece è un’anomalia e di cui possiamo avere un’esperienza diretta con un esercizio molto semplice:

Chiudiamo gli occhi e osserviamo il corso dei pensieri per trenta secondi. Poi facciamoci questa domanda: sappiamo quale sarà il prossimo pensiero? Lo stabiliamo noi?
Ora chiudiamo nuovamente gli occhi e proviamo a non pensare a niente per lo stesso lasso di tempo. Noteremo che, se non sono pensieri che vengono a noi con flusso incessante, sono immagini. Immagini che si formano davanti a noi, varie e multiformi.

Il quadro che emerge non è così frustrante perché, se ci tranquillizziamo e ci centriamo, potrebbe capitare che emerga semplicemente il buio, il silenzio ed affiori l’essere, il presente, tutto ciò che rimane per sottrazione da quel coacervo di rumori di fondo, vale a dire il vuoto. E lì non ci saranno pensieri che cercano di convogliare la nostra attenzione su un futuro inesistente o su un passato di cui sopravvive solo il ricordo. In quel momento siamo solamente noi.
E certamente non siamo i nostri pensieri. La loro assenza non ci priva della nostra esistenza. Non corriamo alcun rischio, se non quello di essere liberi. Liberi di essere quel che siamo. 


Non è necessario indossare l’armatura e spianare le armi per muovere guerra alla mente, anzi, un’approccio amorevole e attento è il nostro migliore alleato per ottenere risultati durevoli, come si può sperimentare svolgendo semplici esercizi, ad es. la meditazione dei 21 respiri: calmare lamente.
È sufficiente essere osservatori consapevoli. Sì, di per sé è sufficiente, ma nient’affatto scontato.
Alla prima distrazione qualcun altro farà da padrone in casa nostra ed ecco allora la personalità che parodiando l’essere riprende il controllo della nostra vita, riproponendo reazioni e automatismi in una farsa cui siamo troppo abituati.
E l’essere aspetta?
Aspetta noi.
Noi che ci incamminiamo per incontrarlo.
Fabrizio


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