lunedì 24 febbraio 2014

Risveglio quotidiano: esercizi di percezione di se stessi


 Queste persone nel togliere le ciabatte, distrattamente, 
hanno pensato che la loro vita fosse oltre quelle ciabatte,
 altrove, in altro tempo e luogo…
Taiten Guareschi

esercizi meditazione ricordo di se zem consapevolezza perle nel tempo progetto vajra 

La vita è in ogni piccola azione che affrontiamo consapevolmente.

Qualche tempo fa vi ho consigliato questo esercizio nel quale provavamo a rimanere presenti e avere la percezione di noi stessi osservando le lancette di un orologio per la durata di un minuto. 

Oggi vorrei proporre un approccio più creativo alla percezione di se stessi.
Come abbiamo già detto, in questo tipo di pratica ci si impegna a rimanere presenti svolgendo una determinata azione o per un preciso periodo di tempo durante il quale concentrare tutto il nostro sforzo. Questo significa  non far vagare la mente e non far agire il corpo in automatico, come siamo abituati a fare per il 99,9% del nostro tempo, bensì essere consapevoli e sentire fisicamente la propria presenza durante lo svolgimento dell'esercizio.

Sembrerà strano ma le prime volte che ci si sforza in questi tentativi si può avere la sensazione che fino a quel momento non si era mai stati veramente svegli e si può prendere coscienza dello stato di inconsapevolezza automatica nel quale l'essere umano è quasi costantemente immerso.

Una volta che avrete eseguito qualche prova e avrete capito cosa significa essere presenti, spontaneamente vi renderete conto di quanto sarebbe bello riuscire a portare quella sensazione di assoluta consapevolezza all'interno delle vostre azioni quotidiane. In questo modo qualsiasi attività, anche la più insignificante o fastidiosa, acquisterà per voi un valore nuovo ed entrerà attivamente a far parte del vostro cammino verso una maggiore consapevolezza.

L'esercizio

Come ho anticipato, questo esercizio lascia maggior spazio alla vostra creatività, in questo caso, infatti, sarete voi a scegliere dentro quale azione o in quale momento della giornata iniettare la vostra consapevolezza.

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Ci sono vari approcci, potete scegliere quello più adatto a voi, in base al vostro carattere.
Un primo approccio consiste nello scegliete un'attività o un momento piacevole e rilassante, per portare in esso consapevolezza e viverlo più pienamente. Un altro invece parte dalla scelta di un'attività che si ritiene fastidiosa o insignificante e riempirla con il ricordo di sé, in modo da caricarla di valore. Probabilmente resterà un'attività spiacevole, ma la renderete utile al vostro percorso di risveglio e quindi in qualche modo interessante. Infine, una terza possibilità è scegliere un'azione neutra, semplice, che normalmente non vi provoca nessun tipo di attrazione o avversione.

In ogni caso, è preferibile scegliete un'azione che non duri troppo tempo, qualche minuto al massimo, e che non impegni troppo la mente. Esempi perfetti potrebbero essere: lavarsi i denti, lavarsi le mani, vestirsi/svestirsi ecc.

Una volta scelta l'attività durante la quale volete ricordarvi di percepire voi stessi, dovete soltanto riuscire a ricordarvene, cioè ogni volta che ripeterete quell'azione dovrete ricordarvi di essere presenti e per quanto possibile dovrete rendervi conto di star compiendo quell'azione durante tutta la sua durata.

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Durante l'esercizio, può essere di aiuto ripetere mentalmente l'azione che state svolgendo con consapevolezza, ad esempio: «Io mi sto vestendo» oppure «sono presente, sento me stesso mentre mi vesto » nel caso abbiate scelto l'azione del vestirsi, ma l'importante è cercare di sentire se stessi.

Consigli

Scegliete un'azione sola e sforzatevi soltanto durante quell'azione. Non arrabbiatevi se vi accorgete di non esservi ricordati di svolgere l'esercizio. Ci riproverete la prossima volta che dovrete compiere quell'azione.

Ripetete l'esercizio, senza cambiare azione, per almeno una settimana.

Se vi capita per giorni interi di non ricordarvi, non vi preoccupate e non vi arrabbiate, è del tutto normale. In questo tipo di esercizi quello che conta è il continuare a provare e la presa di coscienza che deriva anche dall'accorgersi della dimenticanza. Non è una gara o una sfida in cui dovete assolutamente riuscire a raggiungere un traguardo.

Stefano



Vi ricordo che potete trovare altri utili esercizi nel mio e-book gratuito 

lunedì 10 febbraio 2014

Coerenza: i tranelli della verità

Non è scandaloso avere una verità oggi
e una domani.
È scandaloso non averne mai.
Dino Basili, Tagliar corto, 1987



La coerenza è una qualità decisamente sopravvalutata.
A essa sacrifichiamo costantemente una parte di noi stessi, quella che non vuole abbandonarsi al già visto, già vissuto, già sperimentato, quella che non vuole che ci incateniamo al passato per replicarlo fedelmente.
Che cosa significa coerenza? Dal centro del nostro essere tracciamo con cura un cerchio dal raggio piccolissimo e preserviamo il territorio così delimitato facendone il nostro regno. E badiamo bene a non valicarne mai il confine, anzi alziamo alte e possenti mura, perché, al di là, tutto è sconosciuto, ostile e pericoloso. Salvaguardare la coerenza significa impiegare le nostre energie per difendere un recinto che abbiamo delimitato e sul quale abbiamo apposto il cartello: “questo sono io”. Si tratta di difendere l’immagine di noi che ci preme conservare con cura: è immutabile, autoreferenziale, può fregiarsi dei toni dell’affidabilità e rinsaldarsi nella consapevolezza di continuare ad essere un punto di riferimento per gli altri. 



La nostra coerenza potrebbe anche avere caratteristiche completamente diverse, purché ci risultino familiari, confortanti nel confermare la presunzione di avere una conoscenza di noi stessi impassibile allo scorrere del tempo. Così, con le nostre mani ci costruiamo una prigione dalle sbarre dorate che finiamo per identificare con la vita. Questo genere di coerenza diventa ben presto la nostra sola verità: ci sono voluti anni per costruirla, per consolidarla e ne siamo talmente soddisfatti (e assuefatti) che non vogliamo abbandonarla per niente al mondo. Ci sono cose che ci definiscono, limiti invalicabili, intere parti di noi che deleghiamo ad altri, territori sconfinati che ci ostiniamo a non prendere in considerazione. Difendiamo il nostro piccolo mondo, l'infima e minima parte di noi che conosciamo, ad ogni costo, facciamo di tutto per avere ragione, argomentando con dovizia di particolari per controbattere ad ogni possibile obiezione e permettere alla nostra mente di crogiolarsi nel minuscolo orticello nel quale si sente così a suo agio, al riparo da qualsiasi tentativo di mettersi profondamente in discussione. Può essere confortevole o rassicurante quanto si vuole, ma rimane pur sempre una prigione.


Una verità unica ed immutabile non ci aiuta ad evolvere. Aggrapparsi al già noto è come voler vedere incessantemente lo stesso film, e dallo schermo della mente al palcoscenico della vita il passo è breve. Una certa verità ci accompagna fino al punto in cui è funzionale nell'aiutarci a procedere di qualche passo, poi è necessario andare oltre, vedere il mondo da nuove prospettive, avere il coraggio di cambiare direzione, per sviluppare una prospettiva ulteriore e osservare quello che ci accade con occhi nuovi. Una verità ci accompagna fin tanto che è utile, ci apre alcune porte, ci consente di salire alcuni gradini, ma pensare che esista una sola linea guida statica, granitica, che attraversa la nostra esistenza, significa perdere innumerevoli occasioni di crescita. Al di là del cerchio che delimita il nostro io, il nostro mondo, si estende una dimensione immensa, tutta da esplorare. Occorre solo creare un ponte per superare le barriere fittizie che ci siamo creati. In questo lavoro di comunicazione, la nostra carta guida e alleata è l'Arcano Numero 5, il Papa, il pontefice, vale a dire “il creatore di ponti”, colui che ci consente di abbracciare realtà altre che solitamente non prendiamo in considerazione.


Dunque? Quale atteggiamento possiamo scegliere per proseguire lungo il cammino?
Gli occhi ben aperti, la lanterna ben ferma nella nostra mano, lo sguardo acuto dell'Eremita, l'Arcano Numero 9. La consapevolezza è alta, dentro siamo pronti ad accogliere il cambiamento, pronti ad oltrepassare il ponte, a scoprire nuove verità, nuovi territori dell'Io. Impariamo ad ascoltare. Questo è il nostro equipaggiamento: tutto ciò che ci serve è la disciplina di viaggiare leggeri e sinceri. Procediamo?

Fabrizio