lunedì 24 agosto 2015

Consapevolezza ed evoluzione


Non essere consapevoli 
vuol dire non esistere.
Marshall McLuhan


Negli anni sessanta gli psicologi Paul Fitts e Michael Posner individuarono i tre stadi che una persona attraversa quando impara una nuova tecnica. Si inizia con la “fase cognitiva” in cui si impara la procedura e si scoprono nuove strategie per eseguirla nel miglior modo possibile. 


Si passa poi attraverso lo “stadio associativo” nel quale il soggetto necessita di un grado inferiore di concentrazione, commette sempre meno errori e diviene più efficiente. Si giunge infine alla fase dello “stadio autonomo”, nel quale la persona ritiene di essersi allenata abbastanza, procede in modo abitudinario e vive di rendita. Questo modo di procedere, praticato dalla maggior parte delle persone, comporta come conseguenza che, nonostante un individuo svolga per anni una determinata mansione, da un certo punto in poi, il processo di miglioramento si interrompa. Pensiamo ad esempio all’attività di guidare: dopo aver appreso la tecnica, la maggior parte degli automobilisti smette di concentrarsi sul come guidare, per inserire “il pilota automatico”. Risultato: i miglioramenti del proprio stile di guida col passare degli anni sono nulli. 
Anche nel Lavoro, per poter evolvere e progredire occorre essere costantemente consapevoli di quello che stiamo facendo, riconoscere quando ci accontentiamo di quello che sappiamo e siamo, e puntare con decisione verso uno sviluppo reale, qualitativo e non solo quantitativo. Naturalmente questo tipo di consapevolezza di sé richiede un impegno concreto che va al di là della semplice presa di coscienza della necessità di superare l'inerzia. La soluzione si chiama “pratica intenzionale” e consente di elaborare strategie per non cadere nell’automatismo. Questi sono i passi principali da seguire: 

1) Ci concentriamo sulla tecnica, nel nostro caso sulle strategie per sviluppare l’aspetto di noi stessi sul quale vogliamo lavorare; 

2) Non perdiamo mai di vista l’obiettivo finale, cioè evolvere; 

3) Ci premuriamo di avere un riscontro immediato e costante dei nostri progressi (individuiamo dove abbiamo sbagliato, come correggere gli errori, come costruire strategie che più si adattino alle nostre caratteristiche...) 

La “pratica intenzionale” deve essere più difficoltosa, nel senso che deve spingerci a oltrepassare i nostri limiti (i quali, se visti ed identificati, sono virtualmente già superati) e ad alzare il nostro livello. Se diamo retta alle voci della società che costantemente ci blandiscono garantendoci che certi limiti non sono superabili, non riusciremo mai a spingerci oltre. Dicevano che nessun uomo avrebbe potuto correre il miglio in meno di 4 minuti. Da quando Roger Bannister ha infranto quel limite, il tempo sul miglio è stato migliorato per ben 19 volte e oggi il record mondiale è 3'43"13.


Per migliorare occorre essere disposti a correre dei rischi e fare degli errori.

Per migliorare occorre osservarsi e imparare dagli errori.

Per migliorare occorre riesaminare, ripensare, ricominciare da capo.

La pratica costante, così come il numero di anni passati a praticare, non sono una condizione necessaria e sufficiente per progredire. Gli esperti si esercitano su cose per loro sempre più difficili e che fanno più raramente, i dilettanti continuano a cimentarsi in quelle che conoscono già.


Ed ecco un esercizio che fa al caso nostro:
Individuiamo un settore della nostra vita nel quale vogliamo migliorare. Possiamo scegliere qualcosa di molto concreto come acquisire una nuova abilità o conoscenza, ad esempio imparare una nuova lingua, oppure più elaborato come risolvere un problema che ci attanaglia da lungo tempo, ad esempio la paura del vuoto. Ora applichiamo la tecnica della “pratica intenzionale”, cerchiamo di applicare le strategie migliori, proviamo, riproviamo, concediamoci il coraggio di sbagliare senza sensi di colpa, concentriamoci, aumentiamo la consapevolezza, ricerchiamo il limite, proviamo ad infrangerlo, ripensiamo, riesaminiamo e, quando necessario, ricominciamo da capo.

Fabrizio

ESCI DAL LABIRINTO

"A nostra insaputa, noi viaggiamo in un labirinto, un dedalo macrodimensionale di viva forza elettrica, rivestito dal sottile strato dell'ordinarietà della vita di tutti i giorni."




lunedì 10 agosto 2015

Non sono stelle cadenti

Il segnale è una lingua.
È l'alfabeto che sviluppi per parlare con l'anima del mondo,
o dell'universo, o con Dio, qualsiasi nome tu gli dia.
Paulo Coelho


La notte di San Lorenzo è tradizionalmente un momento magico per guardare il cielo, magari ringraziando i molti amici, angeli, e maestri che ci sostengono e meravigliandoci alla vista di migliaia di sistemi siderali, che rappresentano solo una minima parte di quelli presenti nel nostro universo in costante espansione, ospite di più di duemila civiltà solamente nella nostra Galassia.


Stabiliamo un collegamento empatico con questi mondi altri e altrove, sogniamo di loro come loro sognano di noi, in attesa di avvistare una delle centinaia di schegge della cometa Swift-Tattle che sfreccerà come un festone infuocato per un breve istante nel nostro campo visivo. Sappiamo che, per nostra fortuna, non è una stella cadente, bensì qualche particella di uno sciame meteorico che la Terra attraversa ogni anno in questo periodo. Quest'anno la massima frequenza e visibilità dello sciame delle Perseidi è previsto durante le notti del 12 e 13 agosto, uno spettacolo naturale scintillante e suggestivo, che come ogni altro evento vissuto con consapevolezza può diventare utile al Lavoro. A questo scopo, ti propongo un esercizio per partecipare attivamente all'appuntamento con il cielo stellato e trasformarlo in un'occasione di dialogo con il tuo Mondo.


Il Mondo di ciascuno è infatti una creazione unica, sempre pronto a comunicare con la sua creatura creante. Ognuno crea il proprio strato di realtà in modo più o meno consapevole, in uno scambio costante di informazioni tra coscienza, inconscio e superconscio. E i segni di questo dialogo sono dappertutto quando si è pronti a ricevere; l'ispirazione arriva nelle modalità più consone ad essere captate dalla nostra sensibilità. Accendo la radio ed ecco una frase significativa in una canzone mai ascoltata prima di un interprete a me sconosciuto, che più o meno dice così:

Sei ricco davvero solo quando hai tutto quello che non puoi comprare con il denaro

Si tratta di uno spunto molto significativo, perché la ricchezza è un desiderio tanto comune quanto travisato, e siamo nel periodo ideale per parlare di desideri.
L'esercizio della notte di San Lorenzo riguarda proprio l'affinamento della tecnica di espressione dei nostri desideri.
  1. Mettiamoci comodi, in una posizione favorevole all'osservazione del firmamento, e chiediamo al nostro Mondo di confermare la formulazione dei nostri desideri che va a nostro miglior vantaggio, quella davvero utile per il nostro benessere psicofisico e sviluppo spirituale.
  2. Una volta raggiunta la certezza che il nostro Mondo è ricettivo a questa nostra precisa richiesta di collaborazione (anche qui è possibile chiedere un segno di conferma, che arriverà in una forma per noi significativa), iniziamo ad elencare i nostri desideri, soffermandoci approfonditamente su ciascuno di essi.
  3. Il desiderio va dichiarato con pacata risolutezza, cercando di sintonizzarsi su ogni sfumatura di ciò che implica e contemporaneamente visualizzando la sua realizzazione nel modo più dettagliato possibile. La precisione è importante, unita alla certezza di volere davvero ciò che stiamo chiedendo.
  4. Continuiamo a definire e perfezionare la formulazione del nostro desiderio fino a quando avvisteremo una meteora, quella scia luminosa che squarcia il cielo sarà il segnale da parte del nostro Mondo di aver raggiunto l'espressione ottimale per quel desiderio.
  5. Una volta fissata la sua formulazione migliore, il desiderio ha tutte le potenzialità per avverarsi nelle modalità e nei tempi più opportuni, starà solo a noi rinnovare costantemente l'intenzione che si realizzi e quindi tener sempre presente dove il nostro Mondo ci sta accompagnando.
Una formulazione impeccabile dei desideri è la miglior garanzia per assicurarci un risultato felice nell'esercitare il nostro diritto a chiedere ed avere. In tal senso è bene rammentare che i principi per formulare un desiderio potente e onesto sono pochi ma indispensabili:
  • Responsabilità totale. Focalizzarsi solo su ciò che vogliamo davvero, evitando di evocare situazioni indesiderate;
  • Consapevolezza totale. Essere il più possibile precisi sotto ogni punto di vista, conferendo al desiderio tutte le potenzialità per diventare un obiettivo tangibile;
  • Emancipazione totale. Non cercare di influenzare attraverso il desiderio il destino o il comportamento altrui.
Ecco un esempio ipotetico di graduale perfezionamento della formulazione di un desiderio:
  1. Non voglio più vivere qui
  2. Voglio una casa nuova
  3. Voglio che mio marito si decida a cambiare casa
  4. Voglio una casa nuova di proprietà
  5. Sono intenzionata ad avere una casa nuova di proprietà
  6. Avrò una casa nuova di proprietà entro un anno
  7. Vivrò nella mia casa nuova entro un anno.
È probabile che in un caso simile il vostro Mondo lancerà scintille di entusiasmo ed approvazione verso la fine, visto che le prime formulazioni violano palesemente i principi sopra elencati. Notiamo tra l'altro l'evidente rischio di formulare il desiderio come è stato espresso al punto tre: potremmo ritrovarci nella stessa casa e per di più senza marito, il quale ha deciso di separarsi e andare a vivere per conto proprio anche se evidentemente le nostre intenzioni erano ben altre. I desideri espressi con costanza e convinzione si realizzano alla lettera, spesso non ci rendiamo conto della differenza tra ciò che vorremmo veramente e il modo in cui lo esprimiamo al nostro Mondo. In genere solo sbagliando si impara, ma farsi aiutare ad evolvere è sempre saggio e in questo caso non c'è miglior alleato del nostro Mondo, con il quale elaborare creativamente la miglior dichiarazione di intenzione e relativa manifestazione felicemente riuscita.


Infine, concediamoci anche una variante più tradizionale di questo esercizio di consapevolezza:
  1. Rilassiamoci completamente mentre osserviamo il firmamento senza aspettative;
  2. Quando una meteora verrà a salutarci, squarciando il buio con una scia d'oro e d'argento, dichiariamo il primo desiderio che emerge alla coscienza;
  3. Avendo pochissimi istanti è probabile che saremo molto sinceri e spontanei, sarà così un'occasione per scoprire le aspirazioni autentiche e forse da tempo sopite del nostro cuore.
Di solito un desiderio autentico lascia una sensazione di entusiasmo e meraviglia come se avessimo già ottenuto ciò che dichiariamo di volere, questo perché la sua realizzazione è in qualche modo già connaturata alla nostra esistenza, è, per così dire “nelle nostre corde”, insita nelle potenzialità della nostra energia. Si tratta di un'impressione molto simile a quella indotta dall'avvistamento inaspettato di una meteora. In effetti, tutto nel nostro Mondo ha le potenzialità per diventare una piacevole sorpresa di quel genere: transitoria e intensa, arricchente nella misura in cui impariamo a trarne il meglio per la nostra evoluzione.
Comunque vada, alla fine della serata potremo parlare con i maestri dei risultati del nostro piccolo esperimento siderale, chiedendoci ad esempio perché il nostro Mondo ha reagito prontamente a certi desideri piuttosto che ad altri.
Anche il tuo Mondo comunica con te, se vi presti attenzione questa interazione diventerà sempre più ricca ed entusiasmante. In che modo scegli di sintonizzarti sulle frequenze della tua manifestazione della realtà? Ecco una domanda che potrebbe fungere da spunto per una riflessione stellare.

Mariavittoria

VIVI UN'AVVENTURA INTERPLANETARIA

"I sentimenti devono essere illluminati dall'intelligenza, per convertirsi in vero amore, e l'intelligenza deve essere illuminata dai sentimenti, per convertirsi in saggezza."