lunedì 19 ottobre 2015

Dieci minuti per reinventarsi


Lo scopo della vita è vivere e vivere
significa essere consapevoli,
gioiosamente, divinamente,
serenamente e con ebbrezza.

Henry Miller


E. J. Gold, in uno dei suoi illuminanti libri, La macchina biologica umana, analizza la macchina biologica umana intesa come meccanismo per la trasformazione evolutiva, guarda con occhio critico il nostro atteggiamento nei confronti del corpo umano e fa notare come nella nostra ultima ora prima di affrontare la morte, rimpiangeremo amaramente l’impossibilità di non poter più sentire adeguatamente le sensazioni del nostro corpo fisico. Ah, quanto daremmo allora per poter percepire l’allungarsi ed il contrarsi dei muscoli, il sapore del cibo in bocca, il fruscio del vento sulla pelle.


Non è mai troppo tardi per porsi in ascolto del proprio corpo, per poterlo sentire dall’interno, e accorgerci coscientemente che stiamo vivendo. Certo, a volte si ha la sensazione che il flusso di coscienza consapevole si eclissi molto velocemente, si espanda per un attimo e poi si contragga repentinamente. Eppure val la pena di non abbandonarsi ad atteggiamenti di abbattimento o frustrazione. Potremmo invece dividere la nostra giornata in intervalli brevi, diciamo di un’ora. Ecco, un’ora è tutto il tempo di cui disponiamo adesso, di quello che forse verrà in seguito non ci curiamo. Un’ora è la nostra esistenza. Se la nostra esistenza durasse un’ora, non investiremmo forse tutto il nostro impegno per poter estrarre dalla vita tutti gli insegnamenti, tutte le esperienze, tutta la consapevolezza di cui siamo capaci?


Ora dividiamo la nostra nuova esistenza in lassi di tempo ancora più brevi, diciamo dieci minuti. Viviamo i nostri dieci minuti, percepiamo il nostro corpo e le sue sensazioni, guardiamo che cosa abbiamo fatto, chi siamo stati e poi permettiamoci di essere diversi. Con questo espediente per vivere in modo più consapevole,“screiamo” il nostro mondo, come suggerisce Gary Douglas nel suo libro I soldi non sono un problema. In altre parole, possiamo essere noi stessi al di là delle convinzioni, dei limiti e dei ruoli che ci siamo autoimposti. Come abbiamo creato il nostro mondo nei dieci minuti precedenti, possiamo “screarlo” nei dieci minuti successivi in modo da poter sperimentare anche altre esperienze o stati del nostro essere che spesso ci precludiamo per inseguire una coerenza forzata ed un insieme di ruoli che ci siamo costruiti a tavolino. La tecnica dei dieci minuti consente di rifocalizzarsi sull’istante che si sta vivendo, interrompendo il flusso continuo che lega il passato al futuro senza passare per il presente.


Forza allora, teniamo la schiena diritta, sentiamo il beneficio che da questa postura eretta il nostro corpo ricava, assaporiamo la vita a piccoli sorsi, godendo pienamente del nostro corpo, gettiamo via le maschere che ci siamo creati, portiamo alla luce nuove parti di noi stessi, lasciamo che la nostra anima faccia nuove esperienze e scopra che cosa le piace e la illumina davvero. Rimaniamo in costante e vigile attenzione, entusiasmandoci e guardando con occhi diversi intere porzioni di mondo che avevamo sempre giudicato frettolosamente. Siamo coscienti, rientriamo in noi, non cavalchiamo onde che non ci appartengono e, per dirla con le belle parole di Zeland, smettiamo di voler essere i migliori e proviamo invece a diventare unici: semplicemente noi stessi.
Fabrizio




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"Dobbiamo renderci conto che, usando solo la mente razionale, non possiamo verametne capire che la macchina biologica è addormentata e che l'Essere si è identificato con essa, e che ciò rende impossibile il conseguimento dello scopo della vita umana sulla Terra: rendere la macchina biologica umana un apparato per la trasformazione e la possibile evoluzione dell'Essere."









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