domenica 22 luglio 2018

La salute nel movimento


Forse l’etica è una scienza scomparsa dal mondo intero. 
Non fa niente, dovremo inventarla un’altra volta
Jorge Louis Borges

Avrai già sentito dire l'espressione “Sii sportivo”, che di solito intende esprimere un'esortazione ad essere più corretti, leali, equanimi e quindi a saper prendere di buon grado tanto una vittoria quanto una sconfitta. Infatti, onestà, rispetto ed equilibrio psichico sono i valori autentici dello sport, cui si aggiungono la forza e la padronanza del corpo fisico e un'efficace gestione dello stress mentale, ed è per questo che lo sport è considerato da millenni una pratica di sviluppo psicofisico salutare, non solo in generale, ma anche nelle scuole iniziatiche, in cui è sempre prevista una qualche forma di attività fisica, volta a rafforzare la capacità dello spirito di temprare il corpo e trasformarlo in un potente strumento di conoscenza, crescita ed espressione di sé.



Il movimento è di vitale importanza per la salute e l'equilibrio dell'essere umano e se vogliamo diventare sempre più resilienti, ovvero capaci di affrontare il cambiamento evolvendoci con gioia, lo sport dovrebbe essere una palestra per l'anima, non solo un'occasione di sfogo per il corpo, e dovrebbe allenare tutti i muscoli, cervello incluso, esercitando il buon funzionamento dell'intero apparato psicofisico. Il campo da gioco (onesta sublimazione del campo di battaglia) dovrebbe essere un terreno di confronto costruttivo con se stessi e con l'avversario, il quale in effetti è il nostro più prezioso alleato, perché ci consente di misurarci con le nostre capacità, specialmente nella gestione della manifestazione sul piano fisico della nostra forza interiore, da cui dipende non solo l'efficacia del gesto atletico ma in generale il tipo di atteggiamento e di comportamento tenuto in campo.
Una condotta sportiva e il gioco corretto (il cosiddetto fair play) sono di fatto occasioni per l'anima di esercitare le proprie doti in un ambito circoscritto (il campo, la palestra, la pista...) in cui però vengono riprodotte le stesse circostanze che dovrà affrontare in generale nelle sfide della vita, dando prova di sé e del fatto, inconfutabile a livello esoterico, che la vera forza è sempre interiore.



Gli antichi conoscevano il legame occulto tra prestazione sportiva e vita sociale, e tenevano in grande considerazione gli atleti, tanto per la loro abilità fisica esemplare quanto per la loro condotta irreprensibile. Essi sapevano che entrambi questi aspetti sarebbero stati inevitabilmente presi a modello dagli altri cittadini.
I giochi olimpici dell'Antica Grecia, l'avvenimento sportivo più noto dell'antichità classica, erano così importanti che venivano utilizzati come riferimento cronologico (un'olimpiade, tra l'altro, era il periodo di quattro anni che intercorreva tra due edizioni successive dei giochi) e durante il loro svolgimento si sospendevano guerre e conflitti. A dimostrazione del fatto che esprimere con onore e audacia i propri talenti consente di riscattarsi indipendentemente dalla propria condizione di partenza, anche le più rigide convenzioni sociali venivano accantonate in favore del riconoscimento delle doti sportive, per cui tra gli acclamati vincitori olimpici compaiono svantaggiati ed emarginati come schiavi e perfino alcune donne.



Una di queste donne la cui storia è giunta fino ad oggi è Cinisca, principessa di Sparta, che in qualità di organizzatrice e preparatrice dei cavalli vinse la più prestigiosa corsa dei carri, il tethrippon, per ben due volte e le vennero dedicate due statue olimpiche, e un tempio in suo onore in patria in cui veniva venerata come eroina. Ecco cosa questa audace e ambiziosa antesignana di tutte le atlete fece scrivere sotto una delle sue statue, erette nel tempio di Zeus a Olimpia:

[I re] di Sparta sono [mio]padre e i [miei] fratelli;
con un [carro di cavalli dai piedi veloci]
Cinisca, vittoriosa ha eretto questa statua.
Io dichiaro di essere l'unica donna in tutta la Grecia
ad aver vinto questa corona.

Il premio per la vittoria dei giochi olimpici, infatti, consisteva nel diritto di immagine, ovvero in una statua che veniva eretta nel tempio del Padre degli déi e che letteralmente consegnava l'atleta vittorioso alla gloria dell'Olimpo. Non erano previsti premi in denaro, anche se gli atleti potevano essere ingaggiati da un organizzatore (come fece Cinisca con l'auriga del suo carro), mentre chi veniva colto a truccare le competizioni o a trasgredirne le regole era sanzionato e una targa con il suo nome e la descrizione del suo reato veniva esposta in una sorta di viale del pubblico biasimo. Il messaggio per tutti i partecipanti era chiaro: prima aspira alla gloria immortale, e quando te la sarai guadagnata, fama e ricchezza seguiranno, ma se ti comporti in modo disonesto tutto il mondo lo saprà e insieme all'onore avrai perduto la reputazione.
Del resto, lo sport non dovrebbe insegnarci proprio questo? Vincere i nostri limiti, qualunque forma assumano, e imparare a esprimere la divinità nella materia. La forza e la bellezza di un gesto atletico suscitano genuina ammirazione proprio perché diventano un segno tangibile delle meravigliose potenzialità realizzabili da un'anima incarnata.



Ovviamente, a livello agonistico le conseguenze di come si affronta la sfida sportiva con se stessi e con gli altri vengono amplificate, anche per via dell'attenzione mediatica rivolta da sempre agli atleti, esposti continuamente al rischio di passare dal podio al dimenticatoio o, cosa assai peggiore, di vedersi trasformare in personaggi da rotocalco. Il comportamento più o meno valoroso e onorevole degli sportivi contemporanei è sotto gli occhi di tutti: esso riflette e talvolta esaspera le caratteristiche salienti dell'ambiente in cui operano, e chiunque sia dotato di un minimo di discernimento può trarre a riguardo le proprie conclusioni, per cui non spenderò parole per commentare il livello, ormai infimo, di gran parte delle competizioni sportive che vengono trasmesse in televisione. Siccome però questo spettacolo indecoroso e disonorevole per il genere umano viene replicato sempre più spesso anche a livello dilettantistico, vorrei concludere invitandoti a riflettere su un tema cruciale e che non a caso dà il titolo a questo articolo: il rapporto tra salute e movimento. Come ho già avuto modo di accennare e di approfondire con esercizi specifici, descritti nella pratica della resilienza alimentare, l'essere umano, come tutti i viventi, è fatto per muoversi e una vita attiva costituisce la miglior prevenzione e cura di innumerevoli disturbi della modernità, ma i suoi benefici dipendono il larga misura dal grado di consapevolezza con cui pratichiamo.



Qualsiasi attività fisica, dallo sport alle pulizie di casa, comporta il movimento di energia, questo significa non solo che contribuisce a tonificare il corpo fisico, ma che rimette in circolo e spesso amplifica le nostre emozioni, le quali al pari dei grassi, vengono smobilitati in modo che l'apparato psicofisico possa disporne meglio. Va da sé che la gestione ottimale delle energie mobilitate durante l'attività motoria è possibile solo se siamo consapevoli di cosa sta avvenendo nel nostro corpo e intenzionati a rimanere presenti ad ogni reazione psicofisica in corso, altrimenti finirà che ad esempio, andremo a correre, a piedi o in bicicletta, per “smaltire lo stress della giornata in ufficio” solo per incontrare altre persone stressate (nient'altro che specchi della nostra condizione) e scaricare su di loro l'eccesso di emozioni represse che i neurotrasmettitori, attivati dall'esercizio fisico (in particolare l'adrenalina), fanno emergere prepotentemente in noi. É evidente che il genere di sport o attività fisica “da sfogo meccanico” innesca solo circoli viziosi di sostanze dopanti, prodotte naturalmente dal corpo e in cui lo sportivo rischia di rimanere intrappolato, senza alcun beneficio durevole per la propria salute, probabilmente con l'unico risultato di aggiungere qualche altro elemento di disturbo nel proprio ambiente già sovraccarico di interferenze e squilibri. La soluzione è sempre la stessa: presenza e osservazione dei propri processi interiori e di quanto avviene all'esterno. Solo quando si acquisisce la capacità di osservarsi, quindi di essere consapevoli di ciò che sta veramente succedendo, è possibile scegliere e smettere di reagire come bestie dissennate. E non è mai troppo tardi per iniziare.



Se stai praticando sport o hai intenzione di cominciare, poniti alcune domande risveglianti:

  • Come mi sento prima di praticare? E dopo?
  • Quali emozioni sperimento? Riesco a gestirle o tendo a scaricarle sugli altri?
  • Che genere di persone incontro e cosa mi piace o mi infastidisce di loro?
  • Quali sono le caratteristiche principali dell'ambiente in cui pratico?
  • Quali valori mi trasmettono i compagni di squadra?
  • Ammiro l'allenatore/istruttore? Lo ritengo un modello di comportamento esemplare?
  • Quali risultati voglio ottenere da questa pratica?
  • Quali risultati ottengo effettivamente dopo aver praticato?

L'attività fisica, sport incluso, è un aspetto importante della nostra vita, che ci aiuta a rimanere in forma e soprattutto presiede al movimento delle emozioni dentro e fuori dal corpo, e non dovrebbe essere lasciato al caso, né relegato tra i passatempi occasionali. Gli esercizi che pratichiamo, e soprattutto l'atteggiamento e il modo con cui li svolgiamo, rispecchiano lo stato attuale della nostra energia e idealmente dovrebbero aiutarci a crescere a livello sia psicofisico che spirituale. Esercitandoti in consapevolezza puoi far emergere la parte migliore di te anche quando ti alleni o gareggi e questo inevitabilmente avrà delle ripercussioni positive sulla tua vita in generale.
Mariavittoria

PREPARA CORPO E MENTE A VINCERE LO STRESS

MANUALE DI AUTOMASSAGGIO
Ritrovare salute e vitalità con le antiche tecniche cinesi

Conosci sicuramente le strategie antistress: praticare esercizi di rilassamento, fare sport regolarmente, avere un'alimentazione equilibrata, guardare in modo relativo e positivo agli eventi della tua vita, avere un passatempo o un hobby... Quando pratichi le tecniche esposte in questo libro riunisci diverse strategie: trascorri un momento con te stesso nella calma e nella tranquillità, sviluppi emozioni positive e fai circolare l'energia nel tuo corpo. Tutte le tensioni, tutte le ansie sono messe da parte per coltivare il meglio di te stesso.”


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