La vita trasmette continuamente
risposte a domande
che non abbiamo mai posto.
(Jean Josipovici)
Le cinque W sono i classici pronomi e avverbi con i quali in inglese si è soliti cominciare una frase interrogativa. Definiscono i campi di ricerca sui quali l'autore del messaggio si deve concentrare al fine di rendere il suo discorso più fluido, pregnante ed esaustivo. Sono i punti di riferimento ai quali attenersi e con i quali orientarsi per risultare efficaci ed efficienti in termini di comunicatività. Possiamo utilizzare le stesse cinque parole per porre domande davvero significative, che ci consentono di dare risposte non ordinarie e osservare la nostra vita da una prospettiva completamente diversa rispetto a quella alla quale siamo abituati. Consideriamole una per una.
1. Who (Chi)?
La risposta alla prima domanda è sempre: “io”.
Qualsiasi cosa accada, la persona della quale si sta parlando è sempre “io”.
Impariamo a non dissimulare, a non pensare erroneamente che ci sia qualcosa che non ci riguardi, che si parli di qualcun altro, perché non è così. Possiamo conoscere veramente soltanto noi stessi, anche attraverso gli altri e le realtà che proiettiamo all'esterno e che attirano la nostra attenzione. Questa è una constatazione basilare, della quale dobbiamo al più presto fare esperienza perché non basta saperlo, occorre anche verificarlo di persona nella propria vita.
2. What (Che cosa)?
La risposta alla seconda domanda è sempre: “la mia reazione”.
Le circostanze che visitano la nostra vita, arrivano per sollecitare la nostra reazione. Se questa è frutto di un riflesso condizionato, di uno schema al quale ci siamo assuefatti, di una maschera consolidata nel tempo, di un’immagine artificiosa di noi stessi che vogliamo salvaguardare a tutti i costi, avremo agito in modo passivo, reattivo e, fondamentalmente, inconsapevole. Ma c’è un’altra strada: possiamo utilizzare il libero arbitrio e scegliere scientemente di agire in modo “proattivo”. Che cosa significa questo nella pratica? Significa semplicemente (ricordiamo che semplicemente non è sinonimo di facilmente) abbandonare le classiche reazioni negative – meccaniche per chiederci cosa abbia da insegnarci quella situazione. Evidentemente quella circostanza nasconde delle parti di noi stessi che ancora non ci sono note e sulle quali dobbiamo lavorare. Noi tutti notiamo quanto “le circostanze fastidiose” tendano a ripetersi; meno frequentemente notiamo che, a tali circostanze, rispondiamo in modo “reattivo”, tendenzialmente monotono e automatico. In realtà questi avvenimenti appaiono nella nostra vita perché ne abbiamo bisogno come eventi potenzialmente rivelatori, e si ripresentano affinché vengano da noi “corretti”, o meglio interiorizzati e riconosciuti nella loro essenza di lezioni di vita.
3. When (Quando)?
La risposta alla terza domanda è sempre: “adesso”.
Pensare al domani è come tradire il presente. Pensare al passato è come uccidere il presente. Solo nel qui ed ora abbiamo tutta la forza, tutte le capacità, tutte le possibilità di vivere la nostra vita. Immedesimarsi nelle preoccupazioni, affezionarsi alle paure o perdersi nel ricordo dei “bei tempi andati”, come pure nell'anticipazione di possibili scenari, non serve a niente: siamo esseri che vivono esperienze nella materia nell’adesso.
4. Where (Dove)?
La risposta alla quarta domanda è sempre: “in me”.
Dove accadono le cose? All’esterno? Negli altri? Nel mondo? No, le cose accadono sempre dentro noi stessi. Possiamo sperimentare la verità di questa affermazione osservando che, a fronte di una stessa situazione, una persona potrà sentirsi offesa o umiliata, un’altra percepirà indifferenza, un’altra ancora apprezzerà la genuinità e spontaneità delle parole dette, tutto dipende dalla reazione soggettiva, interiore e interiorizzante, ad una stessa sollecitazione. La chiave per poter far fruttare le esperienze che attiriamo consiste nel sapere dove guardare: “in me”.
5. Why (Perché)?
La risposta alla quinta domanda è sempre: “per il mio sommo bene”.
Tutto quello che ci capita è funzionale alla nostra evoluzione, e questo indipendentemente dal fatto che ne siamo coscienti o meno. Quale enorme vantaggio per noi essere consapevoli che le fluttuazioni negli eventi della vita, in precedenza attribuite ai capricci del fato, sono in realtà precisi messaggi che l’universo ci manda per spronarci a migliorare noi stessi e che arrivano a noi per il nostro esclusivo beneficio. Grazie a questa consapevolezza, abbiamo un enorme spazio di manovra per riuscire a dipanare i fili sottili degli eventi che un tempo sembravano inestricabilmente incomprensibili.
Adesso ti propongo di prenderti qualche minuto per porti queste cinque domande e riflettere sulle risposte. Non è un esercizio da svolgere in astratto, va applicato alla tua vita, agli avvenimenti che incontri nella tua esistenza.
Prova a prendere questa risoluzione oggi stesso, non domani, adesso, non fra un’ora. Perché adesso è il momento. E poi, se vuoi, condividi la tua esperienza scrivendola nei commenti a questo post.
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