lunedì 30 novembre 2015

Ricominciare

Come possiamo fare qualcosa di impossibile?
Con entusiasmo.
Paulo Coelho

Ho tratto questa citazione da uno dei tanti intensi dialoghi che animano la trama di Monte Cinque; è il profeta Elia a rispondere all'ovvia domanda posta dagli sparuti superstiti di una città in macerie. Poco prima li aveva illuminati sul senso delle illusioni:

"Voi non avete mai avuto illusioni, ed è per questo che la vostra gioventù si è nascosta. Adesso è il momento di andarla a prendere, giacché abbiamo un sogno comune: ricostruire..."


Ricostruire una città nel deserto, con tutta la sua complessa architettura intrisa di funzionalità e bellezza a misura d'uomo, è un'ottima metafora di quello che comporta rifarsi una vita. Per quanto doloroso possa sembrare, ricostruire dalle macerie è molto più creativo dell'aggiungere o aggiustare ciò che c'è già.
In effetti, non potendo creare veramente nulla dal nulla, poiché anche le invenzioni sono semplicemente realizzazioni materiali di qualcosa che già esiste sul piano metafisico, le nostre “creazioni” saranno tanto più innovative quanto disporremo di materiali grezzi con i quali esprimere la nostra capacità ricreativa (in tutti i sensi di questa parola troppo a lungo sottovalutata).


Certo, non sempre, non ad ogni costo, bensì valutando di volta in volta quanto sia opportuno fare tabula rasa. Smantellare una casa per ricostruirla può sembrare più oneroso di ristrutturare le preesistenze, anche se nel secondo caso l'architetto dovrà affrontare delle limitazioni che potrebbero rivelarsi perfino più stimolanti di una completa libertà. D'altro canto, l'apparenza potrebbe ingannare: quanto può essere creativo un dolce preparato da noi seguendo scrupolosamente la ricetta di qualcun altro, rispetto a una torta preconfezionata che abbiamo decorato in modo molto originale? Probabilmente in entrambi i casi la sostanza non cambierà: mancanza di inventiva, ovvero scarsa autenticità. Tutto dipende dalla consapevolezza delle decisioni che guidano le nostre azioni. Lo stesso si potrebbe dire di un vestito o di una professione: quanto c'è di tuo in ciò che fai e quanto ti rispecchia veramente?


Sia che introduciamo piccoli cambiamenti graduali nella routine quotidiana o ci dedichiamo anima e corpo a una radicale rivoluzione esistenziale, mettersi costantemente in discussione è il modo più sano per rispondere costruttivamente all'impulso evolutivo che ci sprona verso il cambiamento. Scegliere coscientemente di evolvere si rivela un passo decisivo per ampliare gli orizzonti della propria consapevolezza, poiché nei ritmi vitali tutto scorre, tutto fluisce ciclicamente: cambiare per rimanere se stessi (coscienti), morire in vita (distruggere ciò che è vecchio in noi) per vivere in eterno (rinnovare lo spazio interiore). Sono queste alcune delle chiavi di volta nei riti di passaggio che si incontrano lungo il cammino.


Spesso le divinità distruttrici sono le più temute, ma è solo il nostro attaccamento al passato che cerca di evitarle ad ogni costo nel vano tentativo di ignorare l'evidenza della realtà: Shiva il Distruttore, ad esempio, è essenzialmente il dissipatore delle tenebre dell'ignoranza che incatena gli schiavi. In modo analogo, Gesù disse:

"La verità vi renderà liberi"

Ogni paura si affronta con coraggio, e quando la voce del cuore indica il cammino, tutto diventa possibile, l'entusiasmo (la luce del divino che è in ciascuno di noi) può smuovere montagne. Allora, sotto il cumulo di macerie delle illusioni perdute, scoprirai che un sogno attende di essere riportato alla luce della consapevolezza. Ed ecco che il percorso accidentato dell'esistenza diventerà un viaggio cosciente nell'anima del mondo. Oltre le illusioni troverai la tua vera realizzazione.

Mariavittoria 







lunedì 16 novembre 2015

Il tempo della Forza

Gli uomini che non hanno mai tempo 
sono quelli che fanno pochissimo.
Georg Lichtenberg


La giustificazione superba del mondo “moderno” è quella di non avere tempo. Non si ha tempo per leggere, non si ha tempo per cucinare cibi sani, non si ha tempo per fare le cose che piacciono davvero, non si ha tempo nemmeno per prendersi cura di se stessi, ma così qual è il reale messaggio che si sta trasmettendo all’universo? 


Questo atteggiamento equivale al gridare: “Non mi interessa, non è una mia priorità, non ho alcuna intenzione di dedicarmi ad alcuna di queste faccende”. Non avere tempo è uno degli autoinganni più frequenti e collaudati dietro ai quali l’uomo si nasconde per adagiarsi sulla pigrizia o per farsi trascinare dall’inerzia e, in ultima analisi, per stazionare in un’autoindulgenza che blocca l’evoluzione. Un’altra mistificazione globale è la nemesi della prima: non sapere come “ammazzare” il tempo. Si vive la propria vita mossi dall’obiettivo di “far passare qualche ora”, ammorbati dalla lentezza delle lancette e dalla noia esistenziale. Come se occorresse ossessivamente trovare un modo per impiegare il tempo e come se l’obiettivo della vita consistesse nel macinare un secondo dopo l’altro, solo per arrivare alla fine della giornata.


Entrambi gli atteggiamenti nascondono un rapporto alterato con il tempo, che diventa un nemico da affrontare per non farsi travolgere oppure si trasforma in un’entità letargica e amorfa davanti alla quale si cerca di non soccombere.
In realtà il tempo non è una macchina da guerra che ha ingaggiato un’eterna battaglia con gli uomini. Il tempo non è un tiranno, è malleabile, non ha un’esistenza a sé stante, ma è una proiezione indissolubilmente legata alla nostra percezione. Pertanto, occorre prestare attenzione al proprio rapporto con esso e trovare un buon equilibrio, che consta nel non pensare di averne a disposizione una quantità illimitata, onde non incorrere nell’errore di diluire i propri sforzi e le proprie intenzioni in una miriade di rivoli inconsistenti. D’altro canto, non bisogna farsi prendere nemmeno dalla frenesia di beffare il tempo, nel vano tentativo di fare quante più cose possibili, per non correre ossessivamente ed inutilmente avanti e indietro come un pendolo. Non è attraverso il controllo che si può colloquiare con il tempo. Occorre invece scendere a patti, e stipulare un accordo per provare meravigliose sensazioni.


Proviamo a fare questo esperimento.
Se ci troviamo a dover far fronte ad una situazione che implica il portare a termine un compito ingrato, che ci annoia, ed abbiamo la tremenda sensazione della lentezza esasperante con la quale le lancette dell’orologio avanzeranno in questa penosa incombenza, non scoraggiamoci.
Se dichiariamo di voler svolgere questa attività con coscienza e diligenza, cambiando la percezione relativa al nostro compito, dal nulla compare un flusso di energia, il tempo diviene docile e malleabile e la Forza si manifesta. Certo, occorre mettere l’anima, anzi accordare anima e ragione, in quello che si fa, per farlo al meglio e con totale dedizione. Non pensate che fare un lavoro male e investendo poche energie sia redditizio, anzi, tutte le poche energie impiegate saranno spese unicamente per contrastare la pigrizia. La Forza entra in gioco quando qualcuno, coscientemente ed intenzionalmente, consapevolmente e diligentemente, nell’unità di anima e ragione, cerca di fare qualcosa al meglio delle proprie possibilità e capacità. In questo caso, sarà il tempo a seguirci, donandoci tutte le sue benedizioni.
Fabrizio


OPERA IL RISVEGLIO


"Il lavoro di risveglio della coscienza è un'opera di trasmutazione alchemica che ognuno di noi deve compiere all'interno di se stesso, prendendo su di sè la responsabilità per il cammino intrapreso."






lunedì 2 novembre 2015

Affrontare la morte

La prima condizione dell'immortalità è la morte.
Stanislaw Jerzy Lec

Ogni anno in questa data ricorre la Commemorazione dei defunti, istituita dalla Chiesa cattolica attorno all'anno mille e probabilmente ispirata al rito bizantino con il quale si ricordavano tutti i morti, in un periodo coevo alle festività romane dedicate ai defunti, dette feralia perché era usanza “portare” (lat. fero) doni e offerte sulle tombe dei propri cari.
Osservando l'interminabile e composita processione di persone in visita ai cimiteri in questi giorni, con il loro carico di nostalgie, tristezze, rimpianti, ma anche rancori e risentimento, viene spontaneo interrogarsi sul rapporto che gli esseri umani hanno instaurato con la morte, specialmente in Occidente, e mi sovviene una celebre costatazione del Dalai Lama:

Gli uomini vivono come se non dovessero mai morire e muoiono come se non avessero mai vissuto.

Certamente, a questo mondo si arriva piuttosto impreparati: alla nascita non ci viene fornito un “manuale di istruzioni”, per vivere è necessario imparare o ricordare tutto da sé, e già questo dice molto del generale stato di inconsapevolezza in cui versa l'essere vivente, ma cosa ancor più notevole, la maggior parte delle persone si lascia cogliere di sorpresa anche al momento della morte, che diventa così l'ultimo ineluttabile shock di una lunga serie di traumi apparentemente inspiegabili. Eppure, una maggiore consapevolezza della morte può rivelarsi fondamentale nel percorso che porta a cogliere il senso della vita.


Non so dire se l'essere umano giungerà mai a comprendere cosa sia effettivamente la vita, tuttavia, una semplice scorsa al significato letterale dei principali lemmi escatologici offre preziosi spunti di riflessione. Consultando un qualunque dizionario possiamo leggere le seguenti definizioni:
  • ESISTENZA: il far parte delle cose vere e reali.
  • VITA: il tempo compreso tra la nascita e la morte.
  • NASCITA: venuta al mondo, inizio della vita.
  • MORTE: cessazione irreversibile di ogni attività vitale in un organismo umano, animale o vegetale.
Significativamente, la definizione più vaga riguarda il concetto di esistenza, evidentemente una condizione che include ma non si limita alla vita, che al contrario è circoscritta sia in termini temporali (il periodo tra la nascita e la morte) sia spaziali (l'esistere nel mondo in un organismo psicofisico). Dunque, anche se il percorso dell'esistenza di ciò che è vero e reale continua, la morte sancisce il capolinea del viaggio chiamato vita.
La consapevolezza della morte mette a nudo una verità inconfutabile: essere vivi significa avere ancora del tempo nel mondo e un corpo a disposizione. In questo senso, non vi è nulla di più democratico della morte per ricordarti, per tempo, di essere in vita e riportarti al vero Lavoro: risvegliare la macchina biologica e uscire dall'inganno del tempo tiranno.


A volte si sente dire che “il tempo è denaro” (un film del 2011, In Time, esplora questo paradosso della realtà fino alle sue estreme conseguenze sociali), ma potremmo anche affermare che la vita si misura in unità di tempo, la cui percezione è però totalmente soggettiva: cos'è l'immortalità se non un salto qualitativo tale da annullare ogni necessità di quantificare il tempo? Per ciò che è vero e reale, quindi immortale, il tempo è irrilevante, mentre ogni creatura vivente esiste all'interno di uno spazio e di un tempo limitato. Il tempo e l'organismo psicofisico sono le principali risorse, inestimabili e limitate, a disposizione dell'essere vivente, e il loro utilizzo è ciò che fa la differenza nella vita. In definitiva, la padronanza di Sé, anche in termini di consapevolezza nel continuum spaziotemporale, è l'unica possibilità per uscire dall'illusione ed accedere all'autentica libertà dell'essere.


Si narra che Salomone, il più saggio tra i re d'Israele, profondo conoscitore di angeli e demoni, nonché dell'animo umano, indossasse sempre un anello con incisa una scritta da consultare ogniqualvolta dovesse prendere una decisione. L'incisione riportava le seguenti parole: Anche questo passerà. L'equanimità e la retta predisposizione all'azione nascono dalla netta consapevolezza che tutto è transitorio nella vita.
Ancora più incisivo era il memento mori dell'antichità latina, ovvero Ricordati che devi morire, un eloquente monito che si soleva bisbigliare alle spalle dei grandi condottieri nel momento del loro massimo trionfo, per evitare che superbia e vanagloria ne offuscassero l'intelletto e la condotta.
Ed ora presta attenzione: ti propongo un esercizio per corroborare all'istante la tua consapevolezza.
Qualunque cosa accada dopo la morte, è certo che non avrai più tempo e non avrai più un corpo per interagire nel mondo fisico. Allora due domande riassumeranno la storia della tua vita:

Come hai speso il tuo tempo?

Come hai utilizzato il tuo veicolo corporeo nel mondo?

Le risposte potranno non piacerti, ma a quel punto sarà troppo tardi. Rendertene conto adesso è quindi essenziale, perché finché sei in vita hai ancora tempo e spazio per riscrivere la tua storia. Di fronte al dubbio o alle avversità, ricordati che devi morire!
  • Ricordati che devi morire! Cos'è davvero importante adesso? Cosa stai rimandando nell'illusione di avere tutto il tempo del mondo?
  • Ricordati che devi morire! Quanto valgono i tuoi pensieri fissi, le tue ansie e preoccupazioni alla luce di questa consapevolezza?
  • Ricordati che devi morire! A cosa e a chi intendi dare spazio e tempo adesso?
Tutto può accadere in un istante, se fosse l'ultimo giorno della tua vita cosa faresti? A quali cose e persone daresti davvero importanza? Scrivile subito su un foglio e ricordale sempre nei tuoi pensieri, nelle tue parole e nelle tue azioni.
Non sai quando morirai, non puoi saperlo esattamente, e nessuno può arrogarsi il diritto di stabilirlo, ma hai tutto il potere di decidere come vivere adesso e fino all'ultimo istante.
Ecco come la consapevolezza della morte all'improvviso può restituirti alla vita e portarti ad accorgerti di ciò che è vero e reale.
Mariavittoria


 IMPARA AD AFFRONTARE LA MORTE
E RISCOPRI IL SENSO DELLA VITA

"Ogni viaggio sciamanico è unico, e l'unicità di un viaggio sicamanco consiste nell'esser sempre lo stesso eppure diverso...Un viaggio sciamanico è un viaggio in discesa, non il salita, nei livelli organici, e poi avviene la risalita alla normale vita sciamanica."




"Proprio come i lobi del cervello umano periodicamente trasferiscono un'attività da uno all'altro, dall'emisfero sinistro al destro e dal destro al sinistro, allo stesso modo l'insegnamento, il dharma, si trasferisce da una parte all'altra del mondo...Così questo libro è il risultato della solita combinazione di insegnamento appreso e di esperienza su questi stati e sulle loro conseguenze. In realtà, ci sono davvero pochi individui in giro che conoscono queste cose, come scoprirete presto se cominciate a giornozlare sperimentado davvero questi stati e queste idee. Potrebbe anche accadere che mentre imparate a gestire la morte e la rinascita, intanto impariate a gestire la vita."