lunedì 29 dicembre 2014

Lumi di pace


Quello che vi impedisce di vivere in pace con voi stessi 
è l'idea che vi siete fatti della pace,
che per voi è completamente scollegata 
dall'armonioso funzionamento del corpo.
La pace c'è già ed è una pace straordinaria.
Uppali Gopala Krishnamurti

L'anno del Cavallo di Legno, un anno per la pace, volge ormai al termine, ma il periodo delle vacanze invernali è ancora ricco di occasioni d'incontro con il prossimo: durante le feste abbiamo modo di rivedere persone care, amici, parenti e conoscenti, e se da un lato è sempre gradito presentarsi con un pensiero, un piccolo regalo simbolo del nostro desiderio di donare, regalare benessere si dimostra una scelta ancora più saggia.


Le possibilità sono moltissime, per accordare gusti, creatività e naturalezza, pertanto abbiamo optato per tre idee regalo in grado di accontentare tutti:

  1. Miele: in genere grandi e piccini amano questo dolcificante naturale dalle mille virtù. I mieli più indicati nella stagione fredda sono di castagno, agrumi, tiglio, eucalipto, timo, abete. Molto particolare e dai costi piuttosto elevati, è il miele di manuka, ricavato dai pollini di un arbusto che vive solo in Australia e Nuova Zelanda, da prendere in considerazione per chi è alla ricerca di un vero e proprio antibiotico naturale.
  2. Pomate e unguenti: alcuni prodotti fitoterapeutici, biologici e vegani, sono efficaci rimedi a moltissimi disturbi. Ad un prezzo ragionevole è possibile regalare un piccolo kit di pronto intervento da tenere in casa: pomata o olio all'arnica (contusioni, distorsioni, prevenzione di ematomi e gonfiori), pomata all'artiglio del diavolo (contratture muscolari, dolori articolari, contrasta i reumatismi causati da infreddature o invecchiamento), pomata o olio alla calendula (arrossamenti e irritazioni cutanee, allevia il prurito, idrata e protegge anche la pelle secca o sensibile). Infine, il classico unguento balsamico (a base di oli essenziali di eucalipto, issopo, lavanda, menta, mirto, pino, timo e camomilla) che decongestiona e libera le vie respiratorie.
  3. Oli essenziali: sono migliaia e dalle svariate proprietà. Per un regalo, l'ideale è optare per delle miscele mirate di oli essenziali biologici puri, da utilizzare nel diffusore, che non richiedono particolari precauzioni d'uso e profumano gradevolmente l'ambiente. Un mix balsamico (eucalipto e timo) e montano (abete, ginepro, pino e limone) purifica l'aria nella stagione fredda. Una miscela speziata (arancio e cannella) e rinvigorente (abete, bergamotto, canfora, mirto e pompelmo) dà calore all'atmosfera e aiuta il buonumore. Un mix rilassante (cedro, pino cembro, petit grain e sandalo) e rasserenante (canfora, iris, lavanda e neroli) è l'ideale per favorire un sonno tranquillo e sogni piacevoli.
Il miglior regalo rimangono il sorriso e la presenza, un gesto gentile o una parola di sincera attenzione nei confronti del prossimo. Impariamo a coltivare questi doni di Luce nel silenzio, in quello spazio interiore calmo e sereno dove l'anima danza alla melodia del Cuore. Per essere sempre più consapevoli delle meraviglie racchiuse nell'universo interiore, regaliamoci un momento quotidiano di raccoglimento, reso ancora più magico dallo spirito del Natale, cioè dalla Luce che rinasce e si intensifica.


Ecco ad esempio come effettuare una semplice contemplazione della luce:
  • Accendi una candela e posizionala in sicurezza, lontano da tessuti o altri oggetti infiammabili, sopra una superficie piana ignifuga;
  • Siediti a circa un metro dalla candela, in posizione comoda ma con la schiena ben eretta;
  • Chiudi gli occhi e respira lentamente e profondamente per alcuni minuti, portando l'attenzione ad ogni parte del tuo corpo, dalle punte dei piedi alla radice dei capelli, e rilassa le eventuali tensioni percepite; 
  • Quando il tuo corpo sarà completamente rilassato, focalizza l'attenzione sul plesso cardiaco, nella zona tra il cuore e il centro del torace, e rimani in quest'area fino a quando ne percepirai la piacevole sensazione di calore e luce colorata; 
  • Lentamente socchiudi gli occhi e focalizzati sulla fiamma della candela, osservane i movimenti ed ogni altro dettaglio;
  • Chiudi di nuovo gli occhi e torna a dimorare nell'area del Cuore, percepisci la luce e il calore benefico che da lì si irradia in tutto il tuo corpo e poi all'esterno, fondendosi con la luce e il calore della candela. Ripeti questo passaggio fino ad avere l'assoluta consapevolezza dell'espansione di questa luce calda e soffusa che si diffonde da te e attorno a te;
  • Socchiudi gli occhi e prova a visualizzare questa luce calda e soffusa che dall'ambiente in cui ti trovi si espande all'esterno come una nuvola o un'onda dorata, risplendendo sempre più diffusamente;
  • Mantieni la consapevolezza del tuo essere al centro del Cuore e continua a visualizzare la luce che si espande;
  • Lentamente, quando lo riterrai opportuno, apri completamente gli occhi e ringrazia tutti gli esseri luminosi che hanno partecipato all'incontro con la Luce.
Questa contemplazione è un esercizio piacevole da svolgere anche in compagnia, nelle lunghe sere d'inverno, per accompagnare il corso naturale della Luce che riposa e rinasce in ciascuno di noi, propiziando sonni tranquilli e in generale pace e serenità. Così, nel silenzio, alla luce della consapevolezza, si ritrova la dimora di pace dalla quale risplende la pura verità dell'Essere e ogni compagnia diviene comunione e incontro autentico di sé.

Stefano, Mariavittoria, Fabrizio





lunedì 15 dicembre 2014

Il giorno di San Giovanni Evangelista

Vi era un uomo, di quelli che sentono
che l'Io proviene da Dio,
e il suo nome era Giovanni.
(Vangelo di Giovanni)


Giovanni è un nome di derivazione ebraica che significa “dono del Signore” e viene associato all'oro, il metallo solare per eccellenza. Sebbene il calendario ricordi più di un santo con questo nome, due sono le figure carismatiche poste a memoria dei momenti luminari più significativi dell'anno: il Battista e l'Evangelista, araldi del Sole nell'importantissimo periodo solstiziale.
Al culmine dell'estate (massima energia Yang) il Battista, profeta dell'azione ispirata, ci esortava ad agire (vedi il mio post su La notte di San Giovanni), mentre ora, nel periodo di massimo Yin (energia interiorizzante), l'Evangelista, profeta della parola illuminata, invita a riflettere e a far tesoro di quanto esperito. Non si tratta solamente di un'immagine metafisica, questo è il momento di utilizzare i doni in precedenza raccolti e dispensati per preservare il proprio benessere psicofisico, tant'è che ogni profeta autentico è al contempo guaritore e maestro di se stesso.


Ricordiamo alcune semplici pratiche per vivere bene l'inverno, avvalendosi del raccolto di San Giovanni:
  • L'iperico racchiude in sé i doni del Sole: energia, forza vitale, luce. L'olio è ottimo per massaggi rinvigorenti, che alleviano reumatismi e dolori di varia natura (articolari, lombari, da distorsioni o ematomi...); è possibile aggiungere olio essenziale di rosmarino (2-3 gocce per cucchiaio di olio vegetale) che dona un profumo gradevole e aumenta l'effetto neurotonificante. Una tazza di infuso d'iperico al giorno aiuta il buonumore e garantisce sonni tranquilli pur senza compromettere la lucidità diurna; se ne bevono fino a 3 tazze per contrastare i malesseri invernali.
  • Il rosmarino come l'iperico è neurotonico, energizzante e aiuta la circolazione sanguigna, ma risulta particolarmente benefico anche per alleviare i disturbi digestivi. Un massimo di tre tazze al giorno di infuso (un cucchiaino di foglie tritate in una tazza di acqua bollente da filtrare dopo dieci minuti) allevia i crampi addominali di varia natura (difficoltà digestive, indisposizioni femminili). La domenica mattina è il momento ideale per un bagno tonificante e stimolante: in un litro di acqua bollire 60 gr. di foglie fresche, aggiungere un cucchiaio di olio d'oliva e lasciare in infusione per venti minuti, quindi filtrare e mescolare all'acqua calda del bagno.
  • La menta rinfresca l'alito, purifica la cute e schiarisce la mente, ma attenzione alle mucose perché un eccesso di mentolo potrebbe irritarle. In generale, l'infuso (due cucchiaini di foglie essiccate in una tazza di acqua bollente per 5-7 minuti) bevuto dopo pasto aiuta la digestione, combatte raffreddore, nausea, inappetenza, dolori mestruali. L'olio, ottenibile lasciando a macerare 6-10 cucchiai di foglie fresche in mezza tazza di olio vegetale per un mese, si friziona direttamente sulla pelle per dare sollievo a cefalee da tensione e gonfiori. Anche i suffumigi recano sollievo ai disturbi da raffreddamento: inalare i vapori dell'acqua calda versata sopra 2 o 3 cucchiaini di foglie essiccate.

Il mattino del 27 dicembre è il momento di completare il ciclo di divinazione annuale estraendo la seconda carta dell'anno:
  • Nelle ore comprese tra il sorgere del sole e il mezzodì, si mescolino le carte del mazzo di Tarocchi maggiori, concentrandosi sulla visualizzazione del proprio fuoco interiore (è appropriato chiedere assistenza al proprio angelo custode o spirito guardiano);
  • Si dispongano le carte coperte del mazzo a ventaglio;
  • Si formuli interiormente e con chiarezza l'intento di estrarre la propria carta dell'anno;
  • Si passi la mano non dominante (chi è avvezzo alla lettura delle Carte saprà regolarsi anche diversamente) lentamente sul ventaglio di carte, focalizzandosi sulle sensazioni percepite fino ad individuare una carta specifica;
  • Si estragga una carta con la certezza di avere scelto la propria carta dell'anno.
La carta estratta fornisce molteplici indicazioni: rappresenta il Lavoro che siamo chiamati a svolgere nei prossimi sei mesi e parimenti si interseca al Lavoro che, adeguatamente meditato nel semestre appena concluso, inizierà a svolgere su di noi la carta estratta durante la notte di San Giovanni Battista, fungendone altresì da commento. È infatti necessario riflettere approfonditamente sul significato delle due carte, da considerare in successione come specchio metaforico dell'evoluzione di cui siamo attualmente protagonisti. Cosa può significare, ad esempio, aver estratto la medesima carta? Oppure la carta numerologicamente corrispondente a quella estratta in precedenza, ma sul ciclo successivo? Naturalmente chi pratica da più anni potrà avvalersi di spunti di riflessione ancora maggiori, considerando le carte dell'anno in corso nel più ampio contesto di una progressione pluriennale di indicazioni tarologiche. In ogni caso, se interrogati opportunamente, l'angelo custode e gli spiriti guida sapranno fornire preziosi suggerimenti mirati per beneficiare appieno delle indicazioni offerte dal ciclo delle carte dell'anno. Lo scopo, dunque, è sempre quello di imparare a conoscersi e trarre il massimo insegnamento da ogni situazione vissuta e in costante divenire.
Mariavittoria


lunedì 1 dicembre 2014

L'arte di vivere

Ognuno di noi è artista della propria vita: 
che lo sappia o no, che lo voglia o no, 
che gli piaccia o no. 
(Z. Bauman)

Mi chiamo Fabrizio. Per anni questo nome mi è rimasto attaccato addosso senza che mi trasmettesse niente di particolare. Era un nome come un altro, non troppo comune, senza nulla di speciale. Non mi rendevo conto che i miei genitori, inconsciamente, avevano predisposto una sveglia che si sarebbe dovuta attivare ogni qual volta il mio nome fosse stato pronunciato. Fabrizio deriva dal latino faber, “fabbro, artefice”. Un costruttore, dunque, un forgiatore di cose concrete.
La domanda: che cosa deve forgiare ognuno di noi? 
La vita. La vita, in primo luogo, è quello che siamo chiamati a plasmare. Nessun verbo può essere meglio accostato al sostantivo vita. 
Ma come si fa a diventare artefici della propria vita? C’è un metodo? Ci sono delle regole da seguire?
La buona notizia è che, sebbene nessuno possa spiegarci in modo accurato come fare, prendere in mano le redini della nostra vita dipende unicamente da noi. 


In che modo? Vediamo alcuni semplici suggerimenti da prendere in considerazione per cominciare a plasmare la vita autenticamente a nostra immagine e somiglianza:

- Non demandare, non delegare, non affidare ad altri quel che è di tua competenza: la tua vita, il modo in cui vivi e tutte le motivazioni correlate. Dare ad altri la responsabilità di gestire la tua vita è come subaffittare una proprietà e, nella migliore delle ipotesi, vivere da estranei in casa propria, gli eventuali danni comunque ricadranno su di te. 

- Osserva il mondo esterno come una proiezione del tuo mondo interiore. Cosa ti dice quello che vedi, quello che vivi? Tutto ciò che ti circonda offre preziosi indizi sulla tua condizione attuale di essere cosciente incarnato.

- Rimani vigile mentre segui la tua corrente di vita. Un conto è fluire attraverso l’esistenza, un altro è farsi portare pigramente e passivamente dalla risacca.

- Impara a fare silenzio e ad ascoltare. Dal silenzio, dallo spazio del Cuore emerge la voce interiore, la guida per la tua autenticità. Impara anche ad ascoltare gli altri, cosa ti stanno dicendo veramente? Cosa comunicano dal profondo?

Inoltre, esercitiamoci nel quotidiano all'arte di forgiare e plasmare la materia: 

- Coloriamo la vita: che sia un foglio bianco o la parete di casa, abituiamoci a utilizzare i colori in modo creativo e personale. 

- Prendiamo un pezzo di legno grezzo e proviamo ad intagliarlo.

- Apriamo il frigorifero, possibilmente quando le cibarie scarseggiano, e utilizzando solo quel che troviamo al suo interno, cuciniamo un piatto originale.

- Facciamo qualcosa che pensiamo di non essere in grado di compiere. Qualcosa di utile, nel quale di solito non ci cimentiamo: una riparazione, fare il cemento ed aggiustare un muretto, inchiodare delle assi per fare un piccolo suppellettile, una mensola o una staccionata in legno...

Si tratta di piccole azioni che ci consentono di scoprire concretamente che siamo più di quanto pensiamo di essere: tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare dell'inconsapevolezza.


Forgiare la propria vita è un ritorno alle origini. È incominciare a vedere noi stessi come artefici della nostra esistenza e a disimparare abitudini da schiavo e prigionie interiori che ci sono state insegnate e a cui abbiamo aderito incondizionatamente: possiamo semplicemente sbarazzarcene come fossero un abito vecchio. E indossarne uno nuovo, interamente confezionato da noi.

Fabrizio







lunedì 17 novembre 2014

Aria di cambiamento

Se io preferisco tanto l'autunno alla primavera
è perché in autunno si guarda il cielo
in primavera la terra.
(Søren Kierkegaard)


Siamo ormai nel pieno dell'autunno, la stagione governata dall'elemento Metallo, che gli antichi consideravano come luce siderale discesa nelle profondità della terra, simbolo di lucidità, purezza e memoria ancestrale. Per ovviare agli inconvenienti tipici del periodo dei primi freddi cerchiamo di accogliere il cambiamento con serena obiettività, osservando le cose per quello che sono, senza sofismi o inutili proiezioni emotive: come la natura si prepara al riposo invernale, anche l'essere umano dovrebbe rallentare il proprio ritmo di vita, concedendo maggiore spazio alla riflessione e a tutte le attività che offrono un sano nutrimento psicofisico.


Cominciamo la giornata con la giusta sferzata di energia e di buonumore aggiungendo alla colazione tre noci, ottimo concentrato antibatterico e antiinfiammatorio, e del miele di timo da spalmare su una fetta di pane integrale appena tostato. Indossiamo abiti dai colori chiari e solari, che riscaldano, potenziano la naturale vitalità psicofisica e alleviano i dolori reumatici. Prima di uscire proteggiamo la gola massaggiandola con olio essenziale di Niaouli (3 gocce in un cucchiaino da caffè di olio di mandorle dolci) e frizioniamo sui polsi due gocce di olio essenziale di vaniglia, che dona calore e serenità.
Durante i pasti, introduciamo qualche alimento dal sapore piccante, che corrobora il funzionamento dei polmoni, come zenzero, aglio, cipolla, peperoncino, cannella, noce moscata (con moderazione) e le erbe aromatiche che stimolano la vivacità dei sensi e della mente, come rosmarino, origano, timo, maggiorana, erba cipollina... Ricordiamoci di idratarci, bevendo almeno 1,5 litri di liquidi al giorno: l'acqua calda, almeno tiepida, con qualche foglia di melissa rilassa e favorisce la digestione. Questo periodo dell’anno è anche il momento migliore per le tisane immunostimolanti (rosa canina, echinacea, melograno, foglie di caco), distensive e benefiche per l'apparato respiratorio (tiglio, malva) e per quello digerente (finocchio, carvi).
Cerchiamo di minimizzare gli effetti spiacevoli della permanenza in ambienti chiusi riscaldati e illuminati artificialmente, scegliendo lampade ad ampio spettro, che irradiano una luce simile a quella solare e lampade di sale per normalizzare l'energia elettromagnetica. Inoltre, evitiamo l'accumulo di ioni positivi e cariche elettrostatiche areando quotidianamente i locali, specialmente le camere da letto, e diffondiamo buona musica (suoni della natura, melodie rilassanti, ma anche i brillanti componimenti di illuminati come Bach, Mozart e Vivaldi) da lasciare in sottofondo come armonioso accompagnamento a tutte le nostre attività.


Particolare attenzione deve essere posta nel mantenere buona la qualità dell'aria che respiriamo: per abbattere la carica virale vaporizziamo oli essenziali balsamici (pino silvestre, eucalipto) e purificanti come l'incenso (10-15 gocce per vaschetta).
Infine, per ossigenarsi e rigenerarsi propongo un semplice esercizio di respirazione, da praticare all'aperto, in particolare dopo la pioggia, quando l'aria è più salubre:

  • Inspiriamo profondamente dal naso e tratteniamo l'aria, inviandola a riempire la zona del basso ventre (primo e secondo chakra) e del plesso solare (terzo chakra), per poi farla risalire lungo il midollo spinale fino al centro del cervello (sesto chakra);
  • Espiriamo lentamente dalla bocca;
  • Ripetiamo questa respirazione per almeno dieci volte.

Mariavittoria




lunedì 3 novembre 2014

La realtà della realtà


La credenza che la realtà, che ognuno vede, 
sia l'unica realtà è la più pericolosa 
di tutte le illusioni.
(Paul Watzlawick)


Spesso si aprono dibattiti interminabili, in cui le opinioni delle persone si scontrano senza che i rispettivi punti di vista possano essere dimostrati in modo inconfutabile. Ciò vale ad esempio per l’esistenza di Dio, la cui prova definitiva è stata a lungo cercata dai filosofi nel corso dei secoli. Eppure la questione è semplice ed incontrovertibile: l’esistenza di qualcosa dipende dal grado di consapevolezza dell’essere umano. Se nel nostro giardino fosse sepolto un forziere pieno di tesori e pietre preziose, ma noi non ne fossimo a conoscenza, continueremmo la nostra vita come se esso non si trovasse lì. La sua permanenza materiale nel nostro giardino non ci influenzerebbe minimamente.


Passiamo ora dai tesori materiali a considerare le ricchezze spirituali. Davanti ai nostri occhi sfilano ogni giorno multiformi meraviglie, ma solo gli spiriti veramente svegli le colgono, ne gioiscono e le fanno fruttificare al proprio interno. Analogamente, dentro di noi attendono potenzialità e poteri inespressi che, essendo celati alla nostra consapevolezza, è come se non ci fossero. Se questo nostro “sonno esistenziale” produce effetti tanto nefasti da impedirci di percepire l’esistenza di gran parte di quello che è dentro e fuori di noi, è evidente che il risveglio ed il lavoro per aumentare la consapevolezza rappresentano passi imprescindibili per poter anche solo aspirare ad evolvere. La capacità di penetrare dentro noi stessi alla ricerca di quello che siamo e non sappiamo ancora di essere, dipende dall’affinamento dell’auto-osservazione, allo stesso modo, risulta indispensabile imparare ad utilizzare gli occhi per vedere il mondo così com'è, e non limitarsi a guardarlo distrattamente.
Proviamo ora ad esercitarci nel “trovare i tesori nel nostro giardino”:
Apriamo la finestra al tramonto. Facciamo un lungo e profondo respiro e poi osserviamo con attenzione quello che si mostra ai nostri occhi.


Sentiamo il pulsare della vita negli alberi, la linfa che scorre dalle radici fino ai rami come fa il sangue nelle nostre vene; contempliamo il lavoro dei pittori invisibili che hanno dipinto il cielo, notiamone i colori, guardiamoli fin nelle sfumature. In quel momento avremo la certezza che anche dare per scontato le meraviglie che ci circondano, è, in un qualche modo, decretarne la loro non esistenza.
Chiudiamo gli occhi e apriamo la finestra sul nostro mondo interiore. Il respiro è sempre placido e tranquillo.
Sentiamo chi siamo davvero. Presto potremmo notare che qualcuno ha chiuso delle porte in noi, imposto limiti, eretto muri che circoscrivono l'essere a pochi ambienti noti dell'esistenza: potremmo scoprire di abitare un modesto recinto in un territorio immenso, sconfinato e tendente all'infinito. Abbiamo delegato la nostra libertà e appaltato ad altri il nostro potere. Quelle porte, limiti, muri, li abbiamo eretti noi. Nessuno ci costringe a mantenerli in funzione. Prendiamo il piccone e facciamo piazza pulita dei nostri limiti interiori. Restituiamo alla vita e alla nostra consapevolezza le reali dimensioni del nostro essere.
Respiriamo per tre volte a fondo prima di aprire gli occhi.
I colori del crepuscolo, appena dopo il tramonto meritano un ulteriore supplemento di osservazione. Chiudiamo la finestra e ringraziamo.
Vedere gli splendori che sono intorno e dentro di noi e poterne gioire è un momento essenziale della nostra crescita interiore, un momento in cui la nostra consapevolezza si acuisce a tal punto che il mondo come lo conoscevamo perde la sua consistenza e potenzialità immense si aprono di fronte a noi. Come sempre, la scelta spetta a noi; tutto l’universo cospira per darci tutto quello di cui abbiamo bisogno. A noi sta cogliere le opportunità, a noi spetta il compito di diventare consapevoli.
Fabrizio







lunedì 20 ottobre 2014

La quinta stagione

L'autunno è una seconda primavera,
quando ogni foglia
è un fiore.
(Albert Camus)


Il periodo di interregno tra la fine dell'estate e il pieno dell'autunno è un passaggio energeticamente molto delicato, nel quale agire con consapevolezza può rivelarsi decisivo per poter proseguire senza inconvenienti nel ciclo annuale della vita. È questo infatti il tempo di preparare solide basi per affrontare nel migliore dei modi i rigori dell'inverno, secondo il principio fondamentale che vede nel benessere psicofisico quotidiano la prevenzione più efficace di ogni malanno e malanimo.


Dalla medicina tradizionale cinese, sappiamo che in questa fase di transizione, definita quinta stagione, domina l'elemento Terra, associato al colore giallo e al funzionamento di stomaco e milza, che temono soprattutto l'umidità e vengono aiutati dal sapore degli alimenti naturalmente dolci. Guardarsi dall'umidità è un consiglio prezioso ora che gli sbalzi improvvisi di pressione si accompagnano a piogge abbondanti e talvolta improvvise. Ampiamente raccomandato per riequilibrare tutti i disturbi derivati da un eccesso di umidità (ad esempio catarro, raffreddore, influenza, reumatismi, mal di testa e tensioni muscolari) è lo zenzero, giallo come gli altri ingredienti di questo semplicissimo infuso toccasana:
  • In una tazza di acqua fai bollire per alcuni minuti un pezzetto di zenzero fresco (o l'equivalente della punta di un cucchiaino di polvere), insieme alla scorza di un limone non trattato;
  • Filtra il liquido;
  • Quando è ancora caldo, ma non bollente, aggiungi un cucchiaino di miele (accertati che non sia pastorizzato e prediligi quello biologico, possibilmente di agrumi o castagno).

Anche il corpo necessita di cure: per mantenere la giusta vitalità sarà utile tenere presenti pochi semplici accorgimenti. Per beneficiare della presenza ancora consistente di luce diurna, ricorda di esporti quotidianamente almeno quindici minuti al sole anche nelle giornate grigie (la luce filtra dalle nuvole) e approfitta delle giornate in cui il cielo è sereno per passeggiare all'aria aperta nel verde. Proteggi e rinforza pelle e capelli con un olio vegetale di stagione, ad esempio l'olio d'oliva, da tenere in posa per almeno quindici minuti e risciacquare con acqua tiepida e un detergente delicato. Prepara una lozione deliziosamente profumata, nutriente, dalle innumerevoli virtù benefiche e adatta a tutti i tipi di pelle, da massaggiare su pelle e cuoio capelluto subito dopo la doccia o il bagno, a base di olio di jojoba, che in realtà è una cera liquida, non unge e non si altera nel tempo:
  • Taglia a listarelle per il lato lungo una bacca di vaniglia e immergila in 50 ml di olio di jojoba;
  • Lascia riposare al buio, in un contenitore di vetro o ceramica, avendo cura di agitarlo ogni giorno;
  • Dopo due settimane filtra e travasa il liquido in un flacone di vetro scuro pronto da utilizzare.

Infine, per non arrivare inutilmente appesantiti alle soglie della stagione fredda, presta attenzione ai ristagni fisici, evitando di assumere sale e altri alimenti che incrementano la ritenzione idrica (ad esempio verdure troppo acquose, come i pomodori), ma anche a quelli psicologici, dedicandoti alla rimozione naturale di idee fisse e forme pensiero che si radicano nello stato emotivo malinconico tipico di questo momento dell'anno. A questo scopo, ti propongo una meditazione, da svolgere preferibilmente al mattino e in movimento, magari in concomitanza all'esposizione ai raggi solari:
  • Inspira lentamente e profondamente, trattieni l'aria per qualche istante, senza forzare, ed espira vigorosamente per almeno tre volte, cercando di armonizzare le fasi del respiro alla tua andatura (inspira mentre fai due passi, trattieni per un altro passo ed espira mentre avanzi di altri tre passi);
  • Mantieni questo ritmo di respirazione e inspirando immagina che dalle tue narici entri un fascio di luminosa luce gialla che si diffonde in tutto il tuo corpo;
  • Mentre trattieni brevemente il respiro, percepisci la luce gialla pulsare in ogni fibra del tuo corpo, dissipando ogni oscurità;
  • Espirando con decisione immagina che l'oscurità residua fuoriesca dal tuo corpo ormai completamente illuminato dalla benefica radiazione gialla.
  • Ripeti la visualizzazione per almeno sette cicli di respirazione.
I benefici di questo esercizio aumentano indossando capi di abbigliamento del colore corrispondente agli stati luminosi che vuoi potenziare: la solarità positiva e fiduciosa del giallo e l'allegria vitale e gioiosa dell'arancione, proprio i colori che, spiccando nella vegetazione, ci introdurranno con grazia e buonumore all'autunno.
Mariavittoria 




  

lunedì 6 ottobre 2014

Le cinque domande significative

La vita trasmette continuamente
risposte a domande
che non abbiamo mai posto.
(Jean Josipovici)



Le cinque W sono i classici pronomi e avverbi con i quali in inglese si è soliti cominciare una frase interrogativa. Definiscono i campi di ricerca sui quali l'autore del messaggio si deve concentrare al fine di rendere il suo discorso più fluido, pregnante ed esaustivo. Sono i punti di riferimento ai quali attenersi e con i quali orientarsi per risultare efficaci ed efficienti in termini di comunicatività. Possiamo utilizzare le stesse cinque parole per porre domande davvero significative, che ci consentono di dare risposte non ordinarie e osservare la nostra vita da una prospettiva completamente diversa rispetto a quella alla quale siamo abituati. Consideriamole una per una.


1. Who (Chi)?
La risposta alla prima domanda è sempre: “io”.
Qualsiasi cosa accada, la persona della quale si sta parlando è sempre “io”.
Impariamo a non dissimulare, a non pensare erroneamente che ci sia qualcosa che non ci riguardi, che si parli di qualcun altro, perché non è così. Possiamo conoscere veramente soltanto noi stessi, anche attraverso gli altri e le realtà che proiettiamo all'esterno e che attirano la nostra attenzione. Questa è una constatazione basilare, della quale dobbiamo al più presto fare esperienza perché non basta saperlo, occorre anche verificarlo di persona nella propria vita.

2. What (Che cosa)?
La risposta alla seconda domanda è sempre: “la mia reazione”.
Le circostanze che visitano la nostra vita, arrivano per sollecitare la nostra reazione. Se questa è frutto di un riflesso condizionato, di uno schema al quale ci siamo assuefatti, di una maschera consolidata nel tempo, di un’immagine artificiosa di noi stessi che vogliamo salvaguardare a tutti i costi, avremo agito in modo passivo, reattivo e, fondamentalmente, inconsapevole. Ma c’è un’altra strada: possiamo utilizzare il libero arbitrio e scegliere scientemente di agire in modo “proattivo”. Che cosa significa questo nella pratica? Significa semplicemente (ricordiamo che semplicemente non è sinonimo di facilmente) abbandonare le classiche reazioni negative – meccaniche per chiederci cosa abbia da insegnarci quella situazione. Evidentemente quella circostanza nasconde delle parti di noi stessi che ancora non ci sono note e sulle quali dobbiamo lavorare. Noi tutti notiamo quanto “le circostanze fastidiose” tendano a ripetersi; meno frequentemente notiamo che, a tali circostanze, rispondiamo in modo “reattivo”, tendenzialmente monotono e automatico. In realtà questi avvenimenti appaiono nella nostra vita perché ne abbiamo bisogno come eventi potenzialmente rivelatori, e si ripresentano affinché vengano da noi “corretti”, o meglio interiorizzati e riconosciuti nella loro essenza di lezioni di vita.


3. When (Quando)?
La risposta alla terza domanda è sempre: “adesso”.
Pensare al domani è come tradire il presente. Pensare al passato è come uccidere il presente. Solo nel qui ed ora abbiamo tutta la forza, tutte le capacità, tutte le possibilità di vivere la nostra vita. Immedesimarsi nelle preoccupazioni, affezionarsi alle paure o perdersi nel ricordo dei “bei tempi andati”, come pure nell'anticipazione di possibili scenari, non serve a niente: siamo esseri che vivono esperienze nella materia nell’adesso.

4. Where (Dove)?
La risposta alla quarta domanda è sempre: “in me”.
Dove accadono le cose? All’esterno? Negli altri? Nel mondo? No, le cose accadono sempre dentro noi stessi. Possiamo sperimentare la verità di questa affermazione osservando che, a fronte di una stessa situazione, una persona potrà sentirsi offesa o umiliata, un’altra percepirà indifferenza, un’altra ancora apprezzerà la genuinità e spontaneità delle parole dette, tutto dipende dalla reazione soggettiva, interiore e interiorizzante, ad una stessa sollecitazione. La chiave per poter far fruttare le esperienze che attiriamo consiste nel sapere dove guardare: “in me”.

5. Why (Perché)?
La risposta alla quinta domanda è sempre: “per il mio sommo bene”.
Tutto quello che ci capita è funzionale alla nostra evoluzione, e questo indipendentemente dal fatto che ne siamo coscienti o meno. Quale enorme vantaggio per noi essere consapevoli che le fluttuazioni negli eventi della vita, in precedenza attribuite ai capricci del fato, sono in realtà precisi messaggi che l’universo ci manda per spronarci a migliorare noi stessi e che arrivano a noi per il nostro esclusivo beneficio. Grazie a questa consapevolezza, abbiamo un enorme spazio di manovra per riuscire a dipanare i fili sottili degli eventi che un tempo sembravano inestricabilmente incomprensibili.


Adesso ti propongo di prenderti qualche minuto per porti queste cinque domande e riflettere sulle risposte. Non è un esercizio da svolgere in astratto, va applicato alla tua vita, agli avvenimenti che incontri nella tua esistenza.
Prova a prendere questa risoluzione oggi stesso, non domani, adesso, non fra un’ora. Perché adesso è il momento. E poi, se vuoi, condividi la tua esperienza scrivendola nei commenti a questo post.

Fabrizio








lunedì 22 settembre 2014

Il Sole: alla luce dell'evoluzione

Danzano nella luce e contemporaneamente vivono sulla Terra.
Rappresentano il prossimo livello da raggiungere per l'umanità,
nel quale la completa libertà somiglia alla causa ed al risultato
del nuovo apporto di energia solare sulla Terra.
(Aleister Crowley)


Il Sole è la stella di riferimento per il pianeta Terra. Grazie ai raggi di questo corpo celeste percepiamo tutto lo spettro del visibile e riceviamo calore e nutrimento come gran parte delle altre creature viventi. L'influsso benevolo del Sole, fondamentale per la vita, è talmente evidente che chiunque, osservando l'astro splendente raffigurato nel Diciannovesimo Arcano dei Tarocchi, capirà subito di trovarsi davanti ad una Carta dal significato estremamente positivo e rassicurante.
Nonostante il fitto avvicendarsi di artisti e studiosi che si sono dedicati alla creazione di mazzi di Tarocchi anche molto diversi tra loro, l'iconografia di questo Arcano Maggiore sembra essere rimasta sostanzialmente invariata nei secoli: da tempi immemori il volto raggiante dell'astro illumina a giorno un paesaggio idilliaco, dove danzano due giovinetti dall'aria gaia e spensierata, sovente un bambino e una bambina molto simili, drappeggiati di rosso e blu, a simboleggiare l'innocente e felice unione di maschile e femminile sotto i radiosi auspici della divinità solare. 


A volte, invece di questa classica raffigurazione dei Gemelli, significativamente il segno zodiacale associato alla giovinezza e all'estate imminente, vi è una sola persona a beneficiare dei raggi dell'astro diurno, come nel caso dell'Arcano Diciannovesimo raffigurato nei Tarocchi Rider-Wite., nel quale un bambino in groppa ad un cavallo bianco spalanca le braccia, sorridente; non mancano elementi decorativi che simbolicamente rinforzano l'intento celebrativo dell'astro solare, come i girasoli, emblema della vita che si orienta secondo la volontà e i cicli del fulgido luminare diurno.


Nel complesso l'immagine scelta per rappresentare questa Carta appare sempre trasmettere serenità e allegria, anche se ad uno sguardo attento non sfuggirà la presenza costante di un elemento insolito: un muro di mattoni che sembra costituire una sorta di recinzione dello spazio in cui si svolge la scena in primo piano e rievocare così l'idillio appartato del Giardino di Eden, insieme al suo messaggio intrinseco: tutto è bene e risplende di spensierata innocenza fintanto che si rimane entro i confini del proprio piccolo mondo, sovente tracciati da un'autorità superiore. L'Arcano quindi sembra assicurare felicità, prosperità e sicurezza, ma a certe precise condizioni.
A rompere questa tradizionale visione del Sole custode e guardiano dei propri protetti pensò Aleister Crowley, riconfermando anche con questa Carta la volontà di differenziare nettamente il suo mazzo di Tarocchi dall'iconografia usuale. Nell'immagine ideata per lui da Lady Frieda Harris l'astro non compare più antropomorfizzato, bensì come una ruota splendente di energia che estende i suoi raggi a tutto il paesaggio, compresa l'intera fascia arcobaleno dello Zodiaco, nel quale appaiono ingranditi i segni estivi di Gemelli, Cancro e Leone, e la verde collina in cima alla quale scorgiamo una cinta muraria dalla quale però i due protagonisti dell'immagine, giovani dotati di ali di farfalla, sono ormai ben lungi nel loro incedere festoso ed esultante.


Ecco quindi un'immagine che esprime il compimento della metamorfosi umana in un essere libero e leggiadro, come una farfalla di luce non più trattenuta dal bozzolo delle forme e convenzioni limitanti. Molto altro si potrebbe narrare riguardo alla simbologia utilizzata in questa particolarissima raffigurazione del Diciannovesimo Arcano, tuttavia oggi ti invito a lasciare che il suo potere evocativo agisca direttamente su di te tramite una semplice visualizzazione guidata:

  1. Siediti comodamente, in posizione rilassata e con la schiena ben diritta, davanti all'immagine della Carta.
  2. Segui il corso naturale del tuo respiro per entrare in uno stato di rilassamento fisico e di pace interiore.
  3. Concentra l'attenzione sulla Carta, cercando di individuarne con precisione tutti i dettagli visibili, lascia scivolare via ogni eventuale pensiero che giunge alla tua mente.
  4. Focalizzati ora sul sole rotante nella parte alta della Carta.
  5. Immagina che dal centro esatto di questa ruota energetica un raggio luminoso si diparta e vada ad irradiare i tuoi occhi, inondandoli di luce benefica, per poi scendere fino al tuo ombelico ed estendersi in tutta la zona del tuo addome.
  6. Gradualmente, porta l'attenzione al plesso solare, visualizzandolo pervaso dalla luce benefica che da lì si irradia a tutto il tuo corpo.
  7. Concediti tutto il tempo necessario per percepire i benefici di questo raggio luminoso che unisce la consapevolezza solare universale al tuo plesso solare.
  8. Ripeti questa visualizzazione tre volte, anche in momenti diversi della giornata, terminandola ogni volta con un ringraziamento in direzione del Sole fisico che splende nel cielo del pianeta Terra.   
Mariavittoria



lunedì 8 settembre 2014

La Temperanza: equilibrio e alchimia degli opposti

I tarocchi sono una macchina filosofica,
che evita alla mente di divagare, 
pur lasciandole iniziativa e libertà; 
si tratta di matematica applicata all’assoluto, 
l’unione di ciò che è logico con ciò che è ideale, 
come una combinazione di pensieri esatti tanto quanto i numeri, 
forse la concezione più semplice e più grande del genio umano.
(Eliphas Levi)


I Tarocchi sono una continua fonte di ispirazione per il cercatore che si avvia alla scoperta del sentiero dell'anima. In questo post offriamo una panoramica di ciò che simboleggia l’Arcano XIV in relazione all'iconografia presentata da due distinti mazzi di Tarocchi: quello ideato da Oswald Wirth e le Lame dei Templari.


Nel mazzo di Tarocchi di Wirth, l’Arcano XIV, la Temperanza, è rappresentato da una figura angelica, con un disco solare fra i capelli, che mesce dell’acqua, travasandola da una brocca d’argento ad una d’oro. Questo personaggio sembra la personificazione della massima di Orazio in medio stat virtus, in quanto cerca di trovare un equilibrio fra due qualità opposte simboleggiate dai liquidi e dalle loro posizioni (una brocca è posta in alto e l’altra in basso, a formare una contrapposizione in diagonale). Che questo equilibrio sia fragile ce lo suggerisce anche il punto all’interno della sequenza dei Tarocchi nel quale si trova la Carta: al quattordicesimo posto, subito dopo la Morte (13) e prima del Diavolo (15), vale a dire tra due demoni. Per di più, la posizione della Temperanza (14) numerolgicamente si colloca nel secondo ciclo del numero 4, dove certo è ancora presente una componente di autoaffermazione tipica dell’Imperatore (4), ma questa volta si è completamente immersi nel karma che rende il lavoro dell’angelica figura particolarmente precario. La Temperanza presta dunque la massima attenzione e la dovuta concentrazione nello sforzarsi di miscelare perfettamente i due liquidi, consapevole dell’importanza del compito che sta portando a termine.



Notiamo ora il nome con il quale il Quattordicesimo Arcano è stato designato nel mazzo di Lame dei Templari: il Genio o l’Androgino-alchemico, che ben sintetizza l'immagine della Carta. Troviamo infatti rappresentata una figura antropomorfa nuda, la cui parte superiore sinistra è di aspetto femminile, mentre la destra, ha caratteristiche maschili. Entrambe si uniscono all’altezza del bacino. L’insieme è armonioso e vivido: i due volti irradiano bellezza, consapevoli dell'avvenuta felice unione dell’elemento maschile con quello femminile. L’ermafrodito è asessuato pur nella sua gioiosa sensualità. Il suo lato di donna regge un alambicco dal luccichio dorato dal quale scorre un liquido dall'aspetto prezioso che viene versato e raccolto in un alambicco argenteo sostenuto dall’uomo. Questa simbologia allude all’elisir di lunga vita, la cui realizzazione richiede una lunga ed accurata preparazione. Il lavoro che viene richiesto per giungere a tale esito è una meticolosa ricerca interiore che, attraverso la fucina alchemica, produce la trasmutazione degli elementi vili della personalità in preziosi frutti luminosi. A questo risultato si perviene attraverso la sublimazione delle energie femminili e maschili, onde ottenere un equilibrio che è fusione, condivisione, superamento del dualismo. Tale equilibrio è il risultato di elementi complementari che tendono all’unità, di cammini contrapposti che si uniscono, di punti di vista differenti che insieme giungono a maturazione, di tesi ed antitesi che producono la sintesi, della matematica dello spirito in cui 1+1=3. 



Se da un lato la prima rappresentazione dell’arcano XIV enfatizza il raggiungimento dell’equilibrio come pratica non priva di intrinseche incertezze, frutto di una ricerca che è mediazione fra forze centrifughe e centripete altrimenti incontrollabili, il Genio, o Androgino-alchemico, arriva all'equilibrio sottolineando l’aspetto dualistico della realtà ed il suo superamento attraverso il processo alchemico. Due iconografie distinte, un unico modo di relazionarsi con gli archetipi universali che, veicolati dalla tradizione sapienziale trasmessa nel corso dei secoli, continuano a parlarci con colori, forme, simboli e sembianze direttamente in comunicazione con i livelli profondi del Sé.
Fabrizio





lunedì 18 agosto 2014

L'attitudine alla luce

C’è una luce e non svanisce mai.
Steven Patrick Morrissey



C’è una terra di nessuno che chiunque intraprenda il cammino spirituale si trova a dover affrontare.
È un luogo nel quale, pur se sostenuti dai più alti ideali, dai più elevati obiettivi, il terreno si mantiene viscido, viscoso e pieno di insidie. Si tratta del proverbiale mare che scorre “tra il dire e il fare”. Qui affondano i nostri sforzi, non sotto i colpi di epocali minacce o di pericolosi mostri, ma sotto il fuoco incrociato dell’inerzia e della pigrizia. 


Perché questo accade? Non siamo forse fortemente motivati ed intenzionati a volgere i nostri passi verso la luce? Non abbiamo forse la fermezza necessaria a superare ogni ostacolo? Eppure troppo spesso, nonostante ottime premesse, all'intenzione di incamminarsi sulla retta via non segue nessuna azione effettiva. Diciamo di volerci perfezionare, magari siamo perfino convinti di volerlo, ma nei fatti nulla è cambiato. Il problema ha a che fare con la variazione di luce all’interno della nostra esistenza. Un momento siamo determinati, pieni di iniziativa e centrati, il momento successivo perdiamo il nostro slancio e sprofondiamo nell'inconsapevolezzaIl procedere verso la luce richiede energia e spesso le distrazioni della realtà materiale nella quale ci affaccendiamo e le fluttuazioni del pensiero assorbono la totalità dei nostri sforzi. Ecco che in queste crepe d'inerzia, allargate ad arte dalla nostra personalità, che tenta con tutti i mezzi di garantire l’esistenza e la prosperità dell’ego in una zona di comfort refrattaria a qualsiasi cambiamento, si insinua il rischio di abbandonare la ricerca della luce. Non dobbiamo quindi sorprenderci se scopriamo di indugiare verso la pigrizia e di indietreggiare verso stati vibrazionali più bassi. Dove non c'è dinamismo l’inerzia è in agguato e ci trascina nella sua pania con un processo lento, inesorabile e, per lo più, inconsapevole. La pigrizia, e il progressivo incedere verso l’inerzia, sono figli di un processo degenerativo “normalizzante” che ci depone in basso, come elettroni che hanno vibrato su orbitali energetici più elevati e che ora ritornano a disporsi su traiettorie più interne con un minor quantitativo intrinseco di energia.


Per prevenire questi spiacevoli inconvenienti il nostro obbiettivo consiste nel mantenere costante il livello di energia che possiamo utilmente impiegare nel Lavoro. Un tentativo estemporaneo e magari improvvisato di dirigersi verso la luce non è in grado di garantirci uno stabile e univoco flusso di energia per il Lavoro. L’energia impiegata non è sufficiente a mantenere uniforme il processo nel corso del tempo. Se invece permeiamo l’esistenza di grandi slanci e di piccoli sforzi costanti e moltiplichiamo le decisioni che confermano nella pratica la volontà di incamminarci verso la luce, otterremo di poter beneficiare di un quantitativo di energia via via crescente. Da un lato infatti diminuiranno i dispendi energetici superflui in virtù di un uso più consapevole dell’energia, dall’altro più luce genera più energia che a sua volta potrà generare maggiore luce in una spirale virtuosa tutta a nostro vantaggio. E se torna a vantaggio del nostro Sé autentico, sarà anche a maggior gloria della Luce. L’afflato verso ciò che è luce e armonia, la capacità di discernere e sostituire abitudini deleterie a prassi elevanti nel tentativo di riprodurre archetipi divini sono motori importanti che possono guidare le nostre azioni, per consentirci di disporre al meglio della nostra energia. E della nostra vita.
Fabrizio

lunedì 4 agosto 2014

Sogni e bisogni



I sogni son desideri di felicità
nel sogno non hai pensieri
esprimi con sincerità...
(Cenerentola, Walt Disney)


Da bravo massone d'altri tempi, Walt Disney si curava alacremente di trasmettere le conoscenze acquisite, scegliendo le modalità più adatte alla loro diffusione al pubblico, nel tentativo di illuminare le coscienze o quantomeno di educarle sin dalla più tenera età. Gran parte dei suoi capolavori sono nati sulla base di questo spirito filantropico, che rappresenta il filo conduttore di tutta la tradizione sapienziale, poiché da sempre l'Uomo si occupa di ricordare all'uomo di Sé. Infatti, le fiabe sono tutte riconducibili alla rappresentazione di aspetti di quella narrazione che da tempi immemori cerca di raccontare, attraverso il linguaggio del mito, la storia più importante per l'umanità: il viaggio dell'anima nei mondi tra visibile e invisibile.




Anche i Classici Disney possono essere letti come rivisitazioni moderne di questo archetipo. In particolare, Cenerentola sviluppa il tema dei desideri e della loro realizzazione. Immedesimarsi nella vicenda è piuttosto facile: in un mondo fatto di vacue e meschine apparenze a tutti può capitare di sentirsi un po' delle cenerentole, relegate in un cantuccio polveroso nonostante la buona volontà e i meriti intrinseci. La reazione della nostra eroina è di per sé illuminante: Cenerentola non si lascia scoraggiare dalle circostanze avverse, non serba rancore nei confronti delle persone che la trattano “ingiustamente” e canta.




Cantare di per sé contribuisce a mantenere un elevato livello di energia interiore, indispensabile per allontanare il malanimo che ormai nell'uomo inconsapevole costituisce una risposta fisiologica alla frustrazione ma risulta totalmente controproducente rispetto a qualsiasi tentativo di manifestazione positiva. Vale quindi il detto canta che ti passa perché il bel canto solleva gli animi. Inoltre, le parole originali di questa canzoncina iniziatica sono ricche di indicazioni illuminanti e vale la pena leggerne la versione integrale, che inizia così:



 A dream is a wish your heart makes      Un sogno è un desiderio espresso dal tuo cuore


when you're fast asleep                          quando sei quasi addormentato

in dreams you will lose your heartaches  nei sogni smarrisci i tuoi patemi

whatever you wish for you keep            qualsiasi cosa desideri continua

have faith in your dreams and someday  ad aver fede nei tuoi sogni e un giorno

your rainbow will come smiling through  il tuo arcobaleno giungerà a sorridere

no matter how your heart is grieving      non importa quanto il tuo cuore sia dolente

if you keep on believing                        se continuerai a credere

the dream that you wish will come true. il sogno che desideri si avvererà.


La fede è l'elemento fondamentale della realizzazione: perché si avveri, bisogna credere nel proprio sogno, cioè avere la certezza senza alcuna prova tangibile che esso diverrà realtà. I sogni che hanno il potenziale per realizzarsi sono quelli del cuore, vale a dire quei desideri che suscitano emozioni e non sono soltanto vagheggiati dalla mente. Sognare quindi è un'espressione del cuore, dimora dell'anima e in questo senso diventa un bisogno fondamentale dell'essere. Il testo della canzone originale infatti precisa When you can dream you can start, “se sai sognare puoi iniziare”...Iniziare cosa? Naturalmente, iniziare a vivere il tuo sogno! L'unica differenza tra un obiettivo e un sogno riguarda il tempo: qual'è infatti la differenza sostanziale tra dire "Vorrei fare una bella vacanza al mare" e "Ad agosto vorrei fare una bella vacanza al mare" se non la dimensione temporale, che dà maggiore concretezza e impellenza di realizzazione alla seconda frase? Semplificando si potrebbe dire che un obiettivo non è nulla più di un sogno con una scadenza. Non a caso nel film è proprio il rintocco di un orologio ad interrompere la reverie di Cenerentola: il sogno vive in una dimensione intangibile ed elevata, dove va alimentato con la propria fede ed è quest'ultima a dare la giusta motivazione per passare all'azione, per trasformare cioè il sogno in un obiettivo, definendo i passi concreti della realizzazione da attuare con i tempi e le modalità appropriate. Il tempo ci ricorda che viviamo nell'Universo dell'Azione: nessun Lavoro, nessuna realizzazione.
Esistono differenze essenziali tra bisogni, desideri e sogni, che possiamo intendere come diverse gradazioni o espressioni su ottave diverse della stessa realtà ontologica: l'essere umano tende ad agire per colmare il senso di mancanza che avverte a vari livelli (fisico, intellettivo, affettivo, spirituale...). A ciascuno spetta trasmutare questa tendenza da uno sterile stato reattivo di insoddisfazione cronica, sul quale ha presa ogni genere di sistema schiavizzante (dal consumismo alla manipolazione mentale) ad una condizione proattiva di aspirazione alla maestria dell'autoperfezionamento. Poiché è sempre possibile migliorarsi, la volontà di perfezionamento, promossa con gioia e amore per la conoscenza di Sé, innesca una spirale ascendente di evoluzione virtualmente infinita, nella quale la sfida più avvincente e senza fine è osare essere se stessi. L'arte di essere appartiene naturalmente all'anima, che attraverso il sogno esprime oggi quel che potremo essere domani. E così, dalla forza dei tuoi sogni, puoi misurare l'ampiezza del tuo futuro.
Mariavittoria


lunedì 14 luglio 2014

Mondi a contatto

Ciò che vediamo
non è ciò che vediamo
ma ciò che siamo.
Fernando Pessoa


Le interconnessioni fra il mondo interiore ed il mondo della materia sono così intrecciate da essere quasi inestricabili. Possiamo visualizzare i due mondi uniti da un canale attraverso il quale essi comunicano. All'interno di questo canale c’è un punto in cui lo spirito cessa di essere tale e si trasforma in materia. Questo punto in cui lo spirito sfiora la materia è la pietra filosofale che tutti cercano, è lo spazio sacro della creazione.
Il canale è percorribile in entrambi i sensi.  
Dal mondo fisico è possibile percorrere il canale per spostarci al di là del velo e raggiungere un luogo nel quale contattare le nostre guide ed i nostri Maestri ed accorgerci di quanto il piccolo io che pensavamo di essere sia, in realtà, infinitamente più ampio. In questa dimensione si possono e si devono fare domande che riguardano il mondo della materia. La nostra missione consiste nel portare indietro la saggezza che acquisiamo in questi “viaggi” per potercene avvalere nella densità della dimensione nella quale viviamo.
Occorre dunque intraprendere frequenti “viaggi”: non è auspicabile vivere solo nel mondo fisico trascurando i mondi sottili; specularmente non è sensato rifugiarsi nella dimensione spirituale rimanendo avulsi dalla materia in cui ci si ritrova comunque incarnati. Nello scambio, nel movimento, nello spostamento delle prospettive, nella correlazione fra i due mondi, consiste l’opportunità che sta a noi cogliere.




Un modo pratico per utilizzare il canale tra visibile e invisibile è quello di servirsi di un’attività fisica per lavorare anche sul piano spirituale. In precedenza abbiamo già introdotto alcuni esempi di connessione tra Mondo interiore e mondo esterno, e continueremo a fornire Spunti di meditazione tradizionali e alternativi, perché la pratica è esperienza, e l'esperienza è conoscenza, anche spirituale. Oggi consideriamo i benefici dell'adottare uno stato meditativo durante lo svolgimento di un'attività molto diffusa e amata: il giardinaggio. 
Chiunque abbia a disposizione un giardino, un orto o anche solo delle piante in vaso da coltivare, potrà provare subito a fare esperienza di questo semplice esercizio di presenza e connessione, ovvero di un altro modo per inserire la meditazione nella propria quotidianità.
Il fastidioso e tedioso compito di pulire il giardino o i vasi dalle erbacce, può trasformarsi in un produttivo lavoro interiore. Invece di sprecare energia a lottare contro i rovi o le erbe più tenaci, concentriamoci su questo pensiero: 

“In questo momento, io sto mondando il terreno interiore da tutti i pensieri infestanti, da tutti gli schemi dannosi che si sono radicati dentro di me, da tutte le abitudini nocive che hanno trovato terreno fertile nel mio essere, da tutta la negatività che si è innestata nelle mie cellule”.

Anche l’atteggiamento interiore è molto importante: non serve accanirsi con furia sulle malcapitate piante infestanti sradicandole con violenza dal terreno; occorre piuttosto concentrarsi sulla sensazione di liberazione che il gesto armonioso e amorevole di mondare la terra produce al nostro interno.




Il contatto con l’elemento Terra radica ed espande le nostre sensazioni e può essere saggiamente utilizzato per amplificare il risultato e per porci sulla giusta lunghezza d’onda per ottenere frutti, sia concreti che metafisici, più succosi e belli.
Come in alto così in basso, come fuori, così dentro.
Come per qualsiasi lavoro di pulizia, una volta sgombrato il terreno da tutte le piante indesiderate, il nostro compito non è terminato. Occorre mantenere il terreno nelle migliori condizioni, nutrendolo e curandolo con pazienza ed amore affinché non proliferino nuovamente erbacce e gramigna. Un lavoro costante e consapevole è lo strumento principale per mantenere la connessione fra mondo fisico e spirituale sempre aperta e priva di interferenze e per cogliere le ricchezze che i due mondi, costantemente, ci forniscono.
Fabrizio








lunedì 7 luglio 2014

Il rigore e la grazia

La grazia è bellezza in movimento.
Gotthold Ephraim Lessing


La Cabbalà, nella sua infinita saggezza, offre numerosi spunti di riflessione.
Prendiamo in considerazione l’Albero della Vita, diviso simbolicamente in tre distinti pilastri: Jachin, il pilastro destro della grazia e della misericordia, Boaz, il pilastro sinistro del rigore e della giustizia, e il pilastro centrale dell’equilibrio e dell’armonia. Chi entra maggiormente in risonanza con il pilastro sinistro, tenderà ad avere una visione più rigorosa dell’esistenza, legata ad una corrispondenza diretta fra sforzi e risultati, in un’eterna ghirlanda di cause ed effetti che manifestano delle conseguenze secondo il criterio simboleggiato dalla personificazione della giustizia, una figura femminile coronata che impugna la spada in una mano e regge una bilancia nell’altra, come si evince dall’iconografia più diffusa dell’ottavo Arcano dei Tarocchi.


Chi invece sente maggiore affinità con il pilastro della grazia, tenderà ad accordarsi all’etica della fede, consapevole che l’universo provvederà benevolmente ad ogni suo bisogno. A prima vista, queste due prospettive sembrano inconciliabili; in realtà, quando desideriamo che nella nostra vita avvenga un miglioramento, dobbiamo non solo muoverci attivamente affinché non rimanga nulla di intentato che possa favorire la manifestazione, come è noto a quanti utilizzano la volontà e il rigore come strumenti primari di crescita, ma anche sviluppare la predisposizione necessaria a ricevere, aprendosi alla capacità di attendere con fiducia e fede di assaporare gli imperscrutabili frutti della provvidenza. Naturalmente, si tratta di un processo di integrazione semplice ma tutt’altro che facile e spesso, lungo il percorso, può accadere di diventare i peggiori nemici di se stessi, specialmente quando correnti subconsce, a noi per lo più ignote ma dotate di una forza attrattiva straordinaria, si nutrono degli schemi consolidati dalla nostra personalità e inaspettatamente lavorano contro di noi. Supponiamo ad esempio che io desideri ardentemente ottenere una promozione sul lavoro. A tal fine, mi ispirerò con diligenza al pilastro del rigore, mantenendo alacremente un costante atteggiamento proattivo e professionale. Farò quindi il mio dovere e anche di più. I primi problemi sorgeranno quando verrà il momento di affidarsi al pilastro della grazia, cioé proprio in concomitanza al momento della promozione: inizierò a pensare che non ricevo nessun riconoscimento da ben sette anni, mentre tutti i miei colleghi hanno già ottenuto qualcosa. Così, tra una lamentela e un giudizio, comincerò ad affezionarmi all’idea precostituita di essere una persona di valore costretta a subire una grande ingiustizia. Mi baloccherò con l’immagine di me alla quale ero abituato riferirmi e senza neanche rendermene conto darò ad essa la mia energia, rafforzando questo schema a discapito del mio desiderio originale. A questo punto, dovrei chiedermi se voglia veramente la promozione o preferisca continuare il mio compiaciuto teatrino personale di autovittimismo e frustrazione programmata. Pensate, infatti, che prevalga il pensiero migliorativo concepito razionalmente (ottenere una promozione) o il movimento sotterraneo di resistenza al cambiamento che il nostro inconscio ci comunica, facendo sorgere ogni sorta di dubbi e recriminazioni?


Questo semplice esempio ci fa comprendere che occorre valutare a fondo la sincerita di ciò che desideriamo per noi stessi ed essere altrettanto abili ad accorgerci se si innestano in noi schemi che anziché promuovere la nostra crescita ci danneggiano. Come fare quindi, per evitare di voler costruire una tela che gran parte di noi stessi tenderà a disconoscere, lavorando nell’ombra per disfarla? 
Imparare a bilanciare le modalità con le quali agiamo, orientandoci verso i principi del pilastro dell’equilibrio, è un modo molto pratico per trasformare la nostra vita senza incorrere negli inconvenienti dell’autosabotaggio. In questo processo di riequilibrio, ciascuno è chiamato a sviluppare ciò in cui è ancora deficitario. Pertanto, le indicazioni più utili lungo il percorso non sono tanto i nostri punti di forza, quanto le nostre lacune, che ci mostrano la strada da seguire. Sono loro le nostre lanterne più luminose sulla via delle potenzialità.