Il modo per trascendere
il karma
risiede nel corretto uso
della mente e della
volontà.
Bruce Lee
Ricordo bene di aver
scritto un post intitolato Il karma non esiste, e in quello
che segue non intendo contraddirmi ma approfondire un aspetto
dell'argomento su cui credo che non si rifletta mai abbastanza e che
genera conseguenze imponderabili.
“Vorrei ma non posso...
Se solo potessi...” è questo il mantra, più o meno inconscio, che ci rende schiavi di
un'ossessione karmica, insieme alla segreta convinzione che ci sia
qualcosa di profondamente sbagliato e ingiusto nelle cose che stiamo
vivendo nella realtà. Qualsiasi conseguimento viene quindi minato da
una vena di insoddisfazione che, per quanto lieve, può compromettere i
buoni frutti di ogni realizzazione, perfino quelli di una vita
intera, trasformandosi in un'insanabile inquietudine che si manifesta
come vaga irrequietezza e talvolta cede il posto alla frustrazione.
Non parlo della
sacrosanta indignazione che ti coglie quando sai, anche solo nel
profondo del tuo cuore, di aver intrapreso un cammino che non ti
corrisponde veramente, poiché è naturale che ignorare le proprie
autentiche aspirazioni, ad esempio costringendosi a vivere una vita
insensibile ai richiami dell'anima, faccia male anche a livello
psicofisico, e non mi riferisco nemmeno al senso di frustrazione
indotto dalla smania consumistica che porta a volere tutto e subito,
secondo logiche preconfezionate del tipo
nasci-cresci-riproduciti-muori, ovvero
produci-guadagna-spendi-consuma, no, l'ossessione karmica è molto
più profonda e conferisce un senso di cupa ineluttabilità ad ogni
aspetto della vita, per cui sì, potrai anche realizzare ogni
aspirazione dell'anima e ogni desiderio della personalità (sulla
differenza tra desiderio e aspirazione ti invito a leggere il mio
post Il segreto della felicità) e nondimeno sentire che comunque niente
ha veramente valore, perché ti manca qualcosa di fondamentalmente
importante, anzi, di essenziale.
L'ossessione è una forza
che sfugge alla coscienza e si esprime in atteggiamenti, attitudini e
comportamenti controproducenti, attraverso una reiterata staticità:
manie, ansie, fobie, fissazioni più o meno eclatanti che ci
impediscono di vedere le cose per quello che sono veramente e di
superare i limiti spesso solo immaginari o comunque autoimposti che
ci mantengono schiavi. Ecco una forza occulta che richiama un'ampia
categoria di indisciplinate idiosincrasie perseveranti, ostinate, che
resistono agli accomodamenti più lungimiranti del tempo e si
innestano nella pianta del karma personale, alimentandone le radici
millenarie e i semi di discordia.
Ossessioni karmiche: ne
sai qualcosa se incontri la tua anima gemella, e il tuo cuore l'ha
saputo dal primo istante (gli occhi a volte si distraggono e
sbagliano, ma il cuore ricorda sempre tutto) che è proprio lui/lei,
ma non c'è verso che riusciate a stare insieme, e magari non è
nemmeno la prima vita in cui capita, così si è creata una lunga
catena di irrisolti che impediscono l'evoluzione dell'anima e la pace
dello spirito, come illustra magnificamente un film finlandese, Jade
Soturi (“il guerriero di giada”, 2006), di cui ti invito a
guardare almeno questo riassunto (pochi minuti di musica e immagini
più che eloquenti):
Può anche avvenire che
ad un certo punto sia l'ossessione karmica ad avere la meglio e
queste due persone, che il destino si sforza di tenere separate, alla
fine si mettano insieme, ma è molto difficile comprendere appieno di
che natura saranno i frutti di tale ostinazione, se non un karma
ancora più stringente ed esasperato, come racconta in modo brillante
il film One Day (2011, dal romanzo Un giorno di David
Nicholls):
Lieto fine da cinema?
Niente affatto, quella che ti ho appena proposto non è la scena finale del film
(metafora di una vita, s'intende) bensì il punto di svolta, dal
momento che i due protagonisti hanno riconosciuto entrambi i propri
sentimenti e sono pronti a viverli, dopodiché tutto dovrebbe
risultare perfetto o quasi, giusto? Sbagliato! E ne ho già scritto
approfonditamente nel mio saggio dedicato alle Affinità elettive,
in cui Goethe affronta questo tema precorrendo i tempi dell'analisi
karmica delle relazioni di coppia. Allora, in sintesi, come fare per
uscire da questa situazione persa in partenza in cui ci si ritrova
immancabilmente incatenati alla ruota della sofferenza? Per prima
cosa, è necessario risolvere il conflitto generato da un
fraintendimento essenziale riguardo all'amore, ovvero la reciprocità.
Per i motivi più vari, nel corso delle nostre esistenze siamo stati
indotti a credere che l'amore sia una sorta di scambio più o meno
paritario, per cui, ad esempio, se ami una persona che non ti ama ci
deve essere qualcosa di sbagliato e quello che provi non è amore.
Niente di più triviale. Questa falsità bigotta avvelena gli animi e
trasforma il sacro mistero dell'amore in una istituzione socialmente
accettabile (come il matrimonio, ma vale anche per il patrimonio e
tutto il mercimonio che ne consegue). L'amore, la forza che tiene
unito l'universo, non si può ridurre o limitare. Amare qualcuno non
è mai sbagliato, ma pretendere di essere corrisposti è diabolico
(vale a dire crea conflitti e separazione), per giunta il vero amore
è sempre e comunque incondizionato e non potrebbe essere altrimenti:
che amore è quello per cui si smette di amare qualcuno perché non
ci corrisponde come vorremmo? Fin qui è la logica a indicarci la
strada, ma consideriamo la questione anche dal punto di vista
metafisico: sì, può darsi che la persona non corrisponda il nostro
amore, ma che dire dell'anima, la quale non può rimanere
indifferente al vero amore e certamente ne trarrà qualche
giovamento, perché niente come l'amore risana e guarisce, anche le
ferite invisibili.
Quindi,
il primo importante passo per liberarsi da un'ossessione karmica è
smettere di trasformare l'amore in una prigione di stereotipi per se
stessi e per gli altri. Vivere e lasciar vivere nel rispetto del
grande comandamento universale: ama il prossimo tuo come te stesso
(cui segue il corollario “ama i tuoi nemici e prega per i tuoi
persecutori” che se praticato con sincerità accende il fuoco in
grado di estinguere il karma all'istante).
Il
secondo passo è attingere alla forza dei quattro elementi della
natura e lasciar fluire le emozioni con l'Acqua, purificare i
pensieri con l'Aria, rinvigorire il corpo con la Terra e rigenerare
lo spirito con il Fuoco. L'ideale sarebbe recarsi in un luogo dove la
natura è forte e vitale, circondati dai quattro elementi: un corso
d'acqua, il vento, prati rocce e boschi, il sole... Ma possiamo anche
operare simbolicamente e richiamare la forza degli elementi
attraverso una ciotola di acqua di fonte, il fumo di un bastoncino di
incenso alla citronella, una pietra rinvenuta in un luogo
incontaminato e la fiamma di una candela. Cercando il silenzio e un
tranquillo rilassamento, creiamo il nostro momento sacro in comunione
con i quattro elementi e predisponiamoci all'ascolto. L'importante è
ristabilire il contatto consapevole con le forze elementali della
natura e lasciare che esse sblocchino, purifichino, rafforzino e
rigenerino tutte le nostre energie, lasciando finalmente spazio ad un
avvenire aperto e luminoso.
Mariavittoria
RISCOPRI
LA FORZA DEGLI ELEMENTI NATURALI
LA VIA SCIAMANICA DEI QUATTRO SACRI ELEMENTI
“Unitevi alle energie
della natura, cioè a dire ai Quattro Elementi, e percepirete quanta
energia scorre in voi.”