venerdì 22 marzo 2019

Praticare o predicare


Essere o non essere
questo è il quesito.
Amleto, III:2

Quando il principe di Danimarca si pone il dilemma più celebre della storia della letteratura, Shakespeare intende farci riflettere sull'opportunità di vivere o morire, ma in quel suo «dormire, forse sognare» oggi non possiamo non ravvisare le enigmatiche seduzioni del sonno verticale, la condizione pressoché ubiquitaria dell'uomo moderno, ignaro prigioniero di un'esistenza illusoria che annichilisce le sue potenzialità di sviluppo materiale e di evoluzione spirituale ben prima del sopraggiungere della morte fisica. 
A ben guardare, il sonno verticale, condito di sogni più o meno vanagloriosi, è stato il propellente di un'intera epoca, quella dei Pesci, in cui l'ideologia (religiosa, politica, scientifica...) ha propugnato idee grandiose, capaci di smuovere le folle, ma di cui nei fatti si è realizzato ben poco. Il tempo della propaganda e del proselitismo sta volgendo al termine, ma sono in molti che, pur avendo colto i segnali di un inevitabile cambiamento, rimangono intrappolati nella Rete di Nettuno (oggi più che mai una metafora concreta, visti gli sviluppi di Internet), anziché lasciarsi fluire nell'energia uraniana dell'Acquario. Costoro, per quanto possano ritenersi avanzati, nei fatti si dimostrano detrattori dell'evoluzione, non meno di chi si disinteressa completamente di questi temi. 
Il punto è semplice: praticare o predicare, ovvero diventare ciò che si è o limitarsi a propugnare ideologie astratte? Su questo punto troppo spesso alla prova dei fatti ci dimostriamo enormemente impreparati, ed è lì che il potenziale evolutivo si arresta, dovendo cedere il passo alla mera illusione di un cambiamento. Sicuramente sono le idee a ispirare le azioni, ma chi ha buone idee dovrebbe metterle in pratica anzitutto in prima persona, altrimenti risulta evidente (almeno a chi ha occhi per vedere...) che o non le ha ancora capite o non è davvero convinto della loro effettiva bontà.



Sia chiaro: il cambiamento è in primo luogo interiore. Deve esserlo, altrimenti non porta alla pratica e la pratica è la via nella materia. Non c'è rimedio più inesorabile della pratica, poiché essa coincide con la vera conoscenza, cioè con la sapienza unita all'esperienza. La forza della conoscenza è l'unico agente del cambiamento sostenibile. 
A che serve dibattere dei problemi ambientali se poi nella vita quotidiana siamo i primi, con i nostri comportamenti incuranti o inconsapevoli, ad alimentare i problemi di cui ci piace tanto discutere? Il punto è che si potrebbe ottenere molto di più e molto più rapidamente se, anziché parlarne in astratto, ci si impegnasse in prima persona e si desse l'esempio concreto di come fare ecologia
Adottando un'etica ecologista dei consumi ciascuno di noi può già fare la differenza. Ad esempio, si parla tanto della plastica, ma il problema non è questo materiale in sé, bensì la sua dispersione nell'ambiente. Le microplastiche e gli altri materiali di difficile smaltimento sono presenti in un numero enorme di prodotti industriali, per non parlare degli imballaggi di questi prodotti; se ciascuno di noi andando a fare la spesa acquistasse solo prodotti biodegradabili (confezioni incluse!) il mondo della piccola e grande distribuzione si vedrebbe costretto ad accelerare la sostituzione dei materiali inquinanti con quelli il cui uso è sostenibile. 
Qui per una volta l'economia ci viene in aiuto con la legge della domanda e dell'offerta: se non c'è domanda (richiesta di un certo bene o servizio) vine meno il vantaggio (profitto) di investire nella corrispondente offerta (produzione). 
Il concetto mi sembra lapalissiano, la produzione si evolve con l'evolversi della domanda, o qualcuno pensa che il mulino più pubblicizzato d'Italia abbia tolto l'olio di palma dai suoi biscotti per salvare i tropici dalla deforestazione? Possiamo continuare ad andare in giro a dire a tutti che la plastica è dannosa, oppure possiamo smettere di acquistarla! La differenza, in termini concreti, è enorme.



Lo stesso discorso si applica ad ogni ambito della vita, anche alla spiritualità (se proprio vogliamo chiamarla così): possiamo riempirci l'esistenza di chiacchiere e imparare tutte le tecniche di questo e degli altri mondi, oppure possiamo praticare quello che abbiamo imparato e ampliare il nostro bagaglio di conoscenze per continuare a praticare, sempre e comunque. 
Il lavoro su di sé non è un'attività part-time. Al giorno d'oggi, invece, il precariato dilaga anche nei sedicenti ambienti spirituali. Osserviamoci attentamente, sempre: quanto di quello che predichiamo è parte integrante della nostra vita pratica? Rispondiamo a questa domanda e se ci accorgiamo di stare soltanto predicando (immersi nell'illusione) allora è il momento di ritornare alla realtà del qui e ora. Nessun giudizio: ben venga la fase di smarrimento se ci costringe a prendere atto del fatto che stiamo dormendo e quindi a risvegliarci, del resto è primavera, tempo di uscire dal letargo! Si dice che errare sia umano, ma perseverare alimenta l'illusione della separazione. 
Praticare o predicare? Diventare se stessi o credere/pretendere/fingere di essere qualcuno? Se proprio vogliamo scomodare la religione, almeno ricordiamoci che Gesù Cristo non predicava il Verbo, bensì era il Verbo incarnato, ovvero il Logos. «Io sono la Via, la Verità, la Vita», parole sante, letteralmente, proprio perché non erano soltanto chiacchiere ma la pura e semplice constatazione della realtà. Esprimere la verità, percorrendo la via e vivendo in modo autentico, questa è pura pratica dell'essere nella materia.
Per concludere, facciamo il punto della nostra pratica quotidiana e impegniamoci nel proseguire lungo il cammino della crescita personale e della sostenibilità globale, ciascuno con i propri tempi, ma sempre in modo autentico e sincero.

RESILIENZA ALIMENTARE
PRATICA DI INIZIO PRIMAVERA

  • Depurazione naturale di fegato e vescica biliare attraverso l'utilizzo mirato degli alimenti vegetali, integrali e salutari (curcuma, tarassaco, carciofo, cardo mariano, erba d'orzo, linfa di betulla, carota, ortica, bardana...)
  • Lavorare sull'emozione della rabbia (osservazione di sé, rilascio emozionale, floriterapia...)
  • Armonizzazione dell'elemento Aria-Legno attraverso il rapporto con la natura (attività all'aria aperta, igiene mentale, respirazione profonda...)

Riserviamo le parole a chi con sincero interesse richiede delle spiegazioni, per il resto lasciamo che siano le nostre azioni a parlare. Io ti aspetto, sulla via della condivisione.
Mariavittoria


CRISTALLOTERAPIA DI INIZIO PRIMAVERA

AVVENTURINA VERDE
La pietra della calma mentale