domenica 22 dicembre 2024

I tempi della vita: il futuro

“La porta è ampia e aperta, non ritornare a dormire.” Rumi

Dei tempi cronologici, percepiti dalla mente e subiti dal corpo, il futuro è l’aspetto dal sembiante più effimero. Serbiamo dei ricordi del passato, almeno così ci sembra ordinariamente, e attraverso la presenza nel qui ed ora possiamo esperire il presente, ma nulla ci connette al futuro, salvo qualche presagio o presentimento fugace e incerto. Eppure, dal punto di vista metafisico, il senso di una vita si evince e si orienta proprio dal futuro: gli eventi accadono perché hanno un fine e la gestione consapevole della realtà, il Reality Transurfing e tecniche analoghe, insegna ad esplorare lo spazio delle varianti per selezionare ciò che intendiamo manifestare nella nostra vita. Nessuno ha mai detto che ciò sia facile o di immediata comprensione, ma è il futuro a guidare ogni esistenza: evoluzione o estinzione. Anche l’anima ama guardare al futuro: ognuno di noi ha preso forma nella materia non tanto per ciò che è, bensì in funzione di ciò che potrebbe diventare. Se come esseri umani imparassimo a vedere e a valorizzare il potenziale futuro delle persone e finanche delle risorse materiali, vivremmo certamente in un mondo migliore. Lo sanno bene coloro che con pazienza, fede e lungimiranza lavorano per lo sviluppo sostenibile del genere umano, costantemente volti all’evoluzione dell’anima e al regno dello spirito, nonostante la feroce opposizione degli schiavisti occulti dell’umanità e dei loro numerosi seguaci più o meno consapevoli della pubblica distruzione di cui si rendono complici.

Per chi sa vedere al di là delle apparenze, il futuro è una guida affidabile, foriera di poteri e meravigliose potenzialità. È la buona stella che guida gli abitanti del domani: inventori, scopritori, creativi, pionieri e innovatori, ma è anche il genio magico nella lampada, poiché tutto ciò che desideriamo, dal punto di vista energetico, esiste già da qualche parte in attesa di realizzarsi. Purtroppo, l’essere umano ordinario ha una concezione molto limitata e limitante di futuro, tutt’al più come cumulo di aspettative (positive o negative), ovvero un’accozzaglia di proiezioni mentali zavorranti, al pari delle rimuginazioni sul passato e spesso altrettanto confuse, incoerenti e meccaniche. Sono proprio queste inutili preoccupazioni che dal punto di vista psicosomatico originano i disturbi manifesti nella parte destra del corpo, afferente al fegato, l’organo che la medicina tradizionale cinese considera il generale degli eserciti, sede di volontà coordinatrice e motivazione ad agire. Anche gli attacchi di rabbia e le conseguenze somatiche della collera repressa (sovrappeso, disturbi epatici e biliari, crampi e dolori muscolari, onicomicosi e fragilità ungueale…) derivano spesso da una relazione frustrante con il proprio futuro, che in qualche modo si percepisce come bloccato. Alcune semplici domande possono aiutare a fare chiarezza e liberare le energie compresse nel corpo e nella psiche:

  • Che cosa provo veramente? (Focalizzarsi sulle emozioni percepite)

  • Che cosa voglio veramente ottenere? (Focalizzarsi sui propri bisogni)

  • Cosa posso fare per sentirmi meglio? (Individuare e intraprendere azioni per il proprio benessere)

Un rapporto sano (libero da distorsioni percettive, false aspettative e atteggiamenti inconsapevoli) con il futuro è il prerequisito ideale per lavorare consapevolmente alla propria realizzazione. Ciò vale anche in retrospettiva, come ho già specificato nel post sul passato, perché realisticamente non possiamo nemmeno pensare di percorrere con serenità la nostra strada se ci rapportiamo morbosamente con ciò che è già accaduto o che potrebbe accadere. Una volta radicati nel presente e liberi dalle proiezioni mentali del passato, il futuro sarà come un sesto senso, la bussola che ci indica la direzione nel mondo, mentre l’anima orienta la personalità dal livello sovramentale del tempo: l’eternità.

Mariavittoria


LEGGERE PER CRESCERE E MEDITARE

GUIDA PER ISTRUTTORI E ALLIEVI DEL CORSO DI RISVEGLIO

di Salvatore Brizzi

Il futuro prossimo venturo dell’umanità appartiene alla razza ignea, la genia non artificialmente modificata dell’essere umano verticale, dotato di Volontà inscuotibile, Amore e Intelligenza, che si ergerà dalle ceneri di una civiltà corrotta e oramai in sfacelo. Possiamo facilitare questo passaggio evolutivo lavorando indefessamente su di noi. Questo libro è una guida di inestimabile valore per tutti coloro che si dedicano in scienza e coscienza alla creazione della futura umanità: insegnanti, oratori e comunicatori, ma sarà d’ispirazione anche a chi lavora nell’ombra per servire la luce. Uscire dall’illusione è l’unica via.

Le persone, nonostante decidano di frequentare un Corso di Risveglio, pensano comunque di essere, più o meno, già sveglie. Riescono a fare la spesa al supermercato, riescono a svolgere un mestiere, riescono a riprodursi… e questo è sufficiente per farle sentire sveglie. Non percepiscono, cioè, la disperazione del loro stato di coscienza. Finché restano all’interno del processo PRODUCI-CONSUMA-CREPA la loro vita è difficile… sì… tuttavia è ancora sopportabile e può ancora dare l’illusione di un certo grado di libero arbitrio (possono scegliere se ordinare pizza o carne al ristorante). Se una persona sentisse davvero di vivere come una stupida macchina biologica, capace solo di produrre lavoro, consumare e riprodursi, dedicherebbe tutte le sue forze, istante dopo istante, al suo risveglio. Niente al mondo potrebbe fermarla.”


 


venerdì 22 novembre 2024

I tempi della vita: il presente

 


“Forza significa padroneggiare gli altri, ma il vero potere è padroneggiare se stessi.” 

Lao Tzu


Dei tre tempi mentali, giacché, lo ricordo, lo scorrere cronologico del tempo è puramente frutto della percezione mentale che si manifesta attraverso il corpo, il presente è l’aspetto più sfuggente. Lo è talmente che si fatica a definirlo a parole e molte discipline esoteriche, preso atto della sua fondamentale indescrivibilità, preferiscono mostrarlo attraverso l’esperienza diretta.

Il presente è un punto nello spaziotempo (i fisici direbbero “una singolarità”) in cui convergono tutte le percezioni, le emozioni (energia in movimento) fluiscono liberamente e cessano le proiezioni mentali (passato e futuro). In effetti, è una condizione di non mente o meglio uno stato di connessione non mediata tra l’anima, che dimora in una dimensione superiore, e l’apparato fisico sensoriale manifesto nella terza dimensione. Il presente è presenza totale nell’adesso, l’unico tempo che abbia una qualche forma di consistenza, in quanto accesso a una realtà superiore, mentre passato e futuro sono realtà virtuali, inconsistenti ed effimere, simili a quella che i carcerieri dell’umanità stanno sviluppando su scala globale per tenere il genere umano ancora più intrappolato nella psicoprigione “mondo”.

Risvegliarsi significa rendersi conto che la coscienza dalla nascita alla morte (e in molti casi anche oltre) si trova ingabbiata nelle percezioni di un apparato illusorio (il corpo) dentro una realtà altrettanto illusoria e ingannevole (il mondo). È come se ci fossimo ridotti a recitare la parte del personaggio in un videogioco. La grande maggioranza delle persone non nota alcunché di strano in questo pandemonio e continua a vivere (trascinare la propria effimera e illusoria esistenza) meccanicamente, in un susseguirsi automatico di azioni e reazioni, proprio come si aspetta il programmatore del videogame che “guadagna” dal totale coinvolgimento di queste anime dormienti; tuttavia, alcuni personaggi, per i motivi più vari riescono in qualche modo a risvegliarsi, smettono di agire (reagire) come automi e guardandosi attorno con occhi nuovi si domandano: “Ehy, a che gioco stiamo giocando? E soprattutto, dove è il giocatore?”. È lì che comincia la grande avventura nel labirinto, perché risvegliandosi alla natura autentica della propria condizione, la coscienza stabilisce una connessione con la realtà che sta oltre l’illusione e l’anima risponde.

Ora, il presente è precisamente una porta di accesso a questo filo diretto con l’anima, anzi, è il punto di accesso più disponibile a chiunque abbia anche solo un vago sentore dell’inganno delle percezioni mentali-sensoriali. Senza doversi cimentare in complesse e spesso rischiose pratiche esoteriche, ecco un modo rapido, efficace e indolore per accedere a uno stato di coscienza non ordinario: stare nel presente, meglio noto come potere di adesso. E guarda caso tutto, ma proprio tutto nella psicoprigione è progettato per distogliere l’attenzione (il grande fuoco trasmutatore della coscienza) dal momento presente: non bastavano l’incessante chiacchiericcio della mente che balza dal passato (passato!) al futuro (astratto) e l’ingombro emotivo (energetico) delle percezioni sensoriali di cui è intessuto l’apparato psicofisico, ora abbiamo anche la tecnologia ormai onnipervasiva che richiede costante attenzione (ecco il punto cardine) ed è sempre più immersiva (chissà perché…) e invadente. Ma sì, già la natura della “realtà” che ci circonda sfugge dolorosamente ai più, per dimenticare (letteralmente!) andiamoci a rifugiare nel “caldo abbraccio” di macchine e algoritmi...siamo in piena sindrome di Stoccolma!

Eppure, nonostante questo manicomio a cielo aperto, il presente è ancora lì, e rimane accessibile, almeno fintanto che esiste ancora un briciolo di umanità senziente. Bussate alla porta dell’anima e vi sarà aperto. E da lì vedrete che a cambiare, all’improvviso e senza soluzione di continuità, sarà il futuro.

Mariavittoria



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COME LA PIOGGIA PRIMA DI CADERE

di Salvatore Brizzi


Questi Appunti di non-dualità sono un prezioso talismano per chi desidera raggiungere la verità attraverso la via diretta. Argomenti essenziali come la natura del mondo, la realizzazione della liberazione, la vita nel sogno e la differenza tra risveglio e illuminazione vengono affrontati in modo chiaro, lucido e preciso.

Se la coscienza di sé non è mai presente, la coscienza del Sé non può rivelarsi. Indagare la sensazione di esserci, significa spostare l’attenzione sia dal mondo esterno che dal mondo mentale – dove l’indagine diventerebbe filosofica – per portarla verso il nostro sentirci semplicemente presenti qui-e-ora, ossia verso la consapevolezza pura e semplice, senza ragionamenti dell’intelletto. Questo è il dimorare nella coscienza.”

 


 

martedì 22 ottobre 2024

I tempi della vita: il passato


“Il viaggio è verso lo spirito.”


Dei tre tempi mentali, giacché è necessario accorgersi che lo scorrere cronologico del tempo è una mera percezione mentale cui il corpo si adegua per soggezione, probabilmente il passato è l’aspetto più opprimente. Sì, perché a ben vedere tutto ciò che ci circonda è intriso di passato e ci rimanda continuamente alle scelte che abbiamo fatto su dove e sopratutto come vivere. Inoltre, sovente ci affidiamo a false premesse riguardo al passato, in particolare ci convinciamo che tutto sia soggetto alla legge di causa effetto in senso temporale, il che è un’errore di percezione, poiché ogni evento non capita, bensì avviene, e ciò significa che si plasma da un fine prima e meglio che da una causa scatenante, la quale può essere un mero pretesto d’innesco di un procedimento che possiamo direzionare a nostro favore, se manteniamo lo sguardo sul presente. Invece di solito ci rivolgiamo ossessivamente al passato, come se fosse un punto di riferimento affidabile quando per lo più ci è di ostacolo nell’essere lucidi e obiettivi. Quanto può essere affidabile la memoria? E quanta strada può fare e dove può andare una persona che continua a guardarsi alle spalle?

Come tutte le proiezioni mentali, ciò che viene dal passato (ricordi carichi di rammarico, rimpianto, rimorso...) avvelena il presente, anzi, spesso cronicizza fatti che altrimenti sarebbero naturalmente svaniti nel nulla del tempo vissuto, un serbatoio vastissimo dal quale talvolta attingono i sogni e l’inconscio. Nessun dolore è fatto per durare per sempre, ma tenersi ancorati al passato, rievocarne spesso gli avvenimenti, non solo non è quasi mai foriero di soluzioni soddisfacenti, ma tende a cronicizzare la sofferenza. Molto meglio, dunque, venire a patti con il fatto che ciò che è stato è passato e non riguarda affatto il nostro presente, o quantomeno non tange quel presente che poggiando sull’eternità si volge serenamente al futuro.

Dal punto di vista psicosomatico, il passato come dispiacere dell’anima si manifesta nei sintomi della parte sinistra del corpo, che quasi sempre fanno capo all’intestino (l’inconscio che assimila passivamente le nostre esperienze), e al collo, una zona di transito (deglutizione, respirazione, scambio nervoso cerebrospinale) particolarmente dinamica in cui simbolicamente si può bloccare qualcosa del passato che esita ad essere rimosso dalla psiche: ecco dunque che tensione cervicale, bolo isterico, tosse nervosa sono tutti sintomi psicosomatici, manifestazioni di qualcosa di inespresso, forse ritenuto inesprimibile, che ristagna e incombe dal passato.

Il segreto per liberarsi di questi disturbi e vivere pienamente è lasciare il passato al luogo che gli appartiene: il dimenticatoio, focalizzandosi sul presente rivolto al futuro (ma senza false aspettative) e non sugli aspetti che arrivano da un passato ormai sepolto. Come spesso accade, esercitare l’arte del distacco, ben diverso dall’indifferenza o dall’indolenza, è un atto che si rivela risolutivo.

Come fare quando comunque un dolore o un dispiacere dal passato si manifesta nel presente? Innanzitutto non ragionarci sopra, tentare di razionalizzare un’energia della psiche è sempre un’operazione fallimentare perché la mente non conosce il linguaggio dell’anima, e quindi semplicemente osservare ciò che si manifesta nel presente, sia come sia. Si tratta di una forma di energia che si scioglierà naturalmente al fuoco lento e pacato dell’osservazione non giudicante. Stare con le proprie emozioni, qualunque esse siano, significa riconoscersi e imparare a vivere pienamente.

Le persone che vivono nel passato in realtà non vivono ma replicano un’esistenza già vissuta, spesso mancano di motivazione, si sentono stanche e sfiduciate, è dunque importante non lasciarsi trascinare, né tanto meno travolgere, dai ricordi, piacevoli o dolorosi, in modo da non esserne influenzati nella capacità di vivere appieno e con ferma lucidità l’unico momento che esiste veramente: il presente.

Mariavittoria


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LA SCONFITTA DI CRONOS

di Salvatore Brizzi

Nuova edizione di uno degli scritti più preziosi di un autore arricchente e munifico trasmettitore di forza risvegliante. Queste lezioni di risveglio rivolte al cerchio interno si concentrano sul problema del tempo cronologico, vagliando nel dettaglio l’effetto stritolante che ha sul potere della presenza, e su come vincere la meschina cronologia mentale per consegnarsi in modo stabile e inesorabile all’immortalità dell’anima.

La differenza fra lamentela e constatazione è nel disagio, nell’insoddisfazione interiore che si prova. Quando pronunciate una frase fermatevi a osservare se state provando un certo disagio oppure se siete totalmente sereni nei riguardi di quella persona o di quel fatto. Questa è la vera differenza fra lamentarsi – cioè giudicare – e non lamentarsi. Nello sforzo di non lamentarsi si nasconde l’accettazione di ciò che è. Indirettamente state lavorando sul qui-e-ora, sulla fuga dalla prigione del tempo.” 


 

domenica 22 settembre 2024

Risveglio dal sogno nel sogno

 


“La vita è un equilibrio tra il tenere e il lasciare andare. Rumi”

“Hai mai fatto un sogno tanto realistico da sembrarti vero? E se da un sogno così non dovessi più svegliarti, come potresti distinguere il mondo dei sogni dalla realtà?” sono queste le serafiche parole di Morfeo durante il suo incontro con Neo nell’ormai classico primo capitolo della trilogia di Matrix. La domanda rimane di estrema attualità: in un mondo intessuto di illusioni, come distinguere la realtà dal sogno? La scienza potrebbe rispondere facilmente: al sogno mancano alcune sfere percettive, in particolare quelle afferenti al senso dell’olfatto. L’avete mai notato? I sogni notturni, per quanto vividi, non hanno odori. Salvo rari casi di allucinazione olfattiva, dovuti a traumi cranici, infezioni o malattie, il senso dell’olfatto, per ovvie ragioni di sopravvivenza, è saldamente collegato alla nostra realtà. La dimensione onirica non è l’unica sperimentabile in questa realtà a mancare completamente del senso dell’olfatto: ad essa possiamo accomunare internet, la televisione, il cinema, tutti esempi di sogno nel sogno. A ben vedere, più ci si addentra in modo sofisticato nel sogno dentro al sogno e più si perdono dimensioni del reale: sfumano le percezioni dei sensi maggiormente ancorati alla concretezza (nell’ordine: olfatto, gusto, tatto) ma anche la logica sequenzialità degli avvenimenti, che perde di linearità, mentre la memoria, priva di nuovi stimoli reali, si avvolge su se stessa, come mostra il magistrale film Inception.

A proposito di cinema, qualcuno di voi mi ha fatto notare che in un post precedente (Ridimensionarsi) avevo appena accennato ad un film particolarmente interessante per la sua attualità. Si tratta di Downsizing, ironicamente tradotto come Vivere alla grande, un film che presenta una critica acuta all’ecologismo estremista e più in generale attraverso il percorso del protagonista, interpretato da Matt Damon, mette in guardia dal seguire le mode del momento e da un certo tipo di vita superficiale che rappresenta lo standard di addormentamento odierno, uno stato pressoché continuo di sogno nel sogno. Se non volete anticipazioni sulla trama, saltate il prossimo paragrafo.

Paul Safranek è un terapista occupazionale americano che sogna di poter offrire una vita più agiata alla moglie, l’occasione si presenta incontrando una coppia di amici che si sono sottoposti al procedimento di miniaturizzazione ideato da uno scienziato norvegese per finalità ecologiste ma rapidamente diventato un enorme polo d’attrazione (con annesso cospicuo giro d’affari) per tutti coloro che desiderano vivere agiatamente pur avendo risorse limitate. In una città miniaturizzata, infatti, i costi vengono abbattuti dalle ridotte dimensioni di ogni cosa, motivo per cui è possibile vivere nel lusso disponendo di cifre modeste. Affascinato dall’idea di ridurre il proprio impatto ambientale e contemporaneamente realizzare il sogno di una vita agiata per sé e la moglie, Paul decide di sottoporsi al procedimento. Una volta risvegliatosi, scopre però che la moglie si è tirata indietro, non intende farsi miniaturizzare e per giunta vuole il divorzio. È questo il primo brusco impatto con la nuova realtà in cui il nostro eroe entusiasticamente si è voluto inserire, cadono le prime illusioni: addio alle certezze riguardo all’amore e ai sogni di felicità materiale. Paul cade in depressione, gli agi che si può permettere perdono ogni significato e presto li abbandona per trasferirsi in un piccolo appartamento e riprendere a lavorare, è infelice e privo di ogni motivazione. Una sera, anziché adirarsi interiormente con il vicino, un contrabbandiere che è solito dare lunghe feste notturne, affollate e rumorose, Paul decide di partecipare ai bagordi, ovvero passa dall’atteggiamento passivo aggressivo all’azione. L’indomani incontrerà Ngoc Lan Tran, una dissidente politica vietnamita che è stata miniaturizzata contro la propria volontà e durante la fuga ha perso una gamba a causa di un’infezione. All’inizio Paul è preoccupato per l’evidente zoppia di Ngoc e si offre di sistemarle la protesi alla gamba, che però si rompe, nella speranza di rimediare, a Paul non resta che accompagnare l’inarrestabile Ngoc durante le sue attività quotidiane e aiutarla a svolgerle in attesa dell’arrivo di una nuova protesi. È così che Paul scopre l’altra faccia della miniaturizzazione: un mondo di disagiati che vive ai limiti dell’indigenza totale, andando avanti solamente grazie ad una fitta rete di solidarietà di cui Ngoc è parte attiva e integrante. Paul ha così risvegliato la propria vera vocazione, aiutare il prossimo, che in precedenza esercitava in modo più distaccato come medico del lavoro, e la relazione con Ngoc diventa più intima e personale in una sana unione tra la mentalità occidentale del fare e il pragmatismo orientale del non interferire. Ngoc realizza il sogno di incontrare l’inventore della miniaturizzazione, il quale rivela a lei e a Paul che il suo gruppo di scienziati sta organizzando una sorta di arca di Noè: animali e persone miniaturizzate che si rifugeranno nelle profondità della terra per migliaia di anni allo scopo di sfuggire ai cambiamenti climatici che, secondo loro, spazzeranno via l’umanità dalla superficie terrestre. Naturalmente, Paul non resiste a questo secondo canto di sirena dell’ecologia catastrofista e si prepara a partire, anche se né Ngoc né i suoi nuovi amici intendono seguirlo, ma all’ultimo momento cambia idea e ritorna alla sua vita, insieme a Ngoc e si dedica con rinnovato zelo ad alleviare le sofferenze dell’umanità che gli vive accanto. Ha finalmente raggiunto un punto di vista disincantato sulla vita ed è felice.

Non c’è che dire: proprio un bel film, istruttivo, ironico e sapientemente sfuggito alla censura delle idee sempre più onnipervasiva. Se ne potrebbe discutere a lungo, ma gli insegnamenti che si possono trarre dalla visione di Downsizing - Vivere alla grande sono principalmente i seguenti:

  • Diffidare dagli estremismi (mode, ideologie, movimenti…): spesso dietro alla loro apparente bontà nascondono ansie per il futuro e impulsi suicidi nei confronti dell’umanità.

  • Non confondere l’agio con la felicità: essere davvero felici significa realizzare la propria autentica vocazione e non evitare le difficoltà che inevitabilmente si presenteranno.

  • Restare umani, resistendo alle illusorie pretese di un progresso che considera l’umanità come un peso o mera materia di cui disporre. L’umanità salvi se stessa riconoscendosi.

  • Scegliere sempre il bene: il simile attrae il suo simile.

  • Diventare resilienti: conoscere se stessi e gli altri sempre meglio, oltre le apparenze, e adoperarsi affinché si possa dare il meglio di sé con rispetto e consapevolezza.

Il linguaggio, spesso visivo ed emotivo, comunque ricco di messaggi subliminali utilizzato nelle dimensioni di sogno nel sogno (sogni onirici, cinema, televisione, internet…) fa facilmente presa sulla mente contemporanea e talvolta si rivela foriero di contenuti costruttivi, nonostante sia per lo più un magma informe di propaganda-intrattenimento per le masse. Possiamo sfruttare a nostro vantaggio questi lampi di consapevolezza nel cielo buio cupo della matrix per ricordarci della necessità di risvegliarsi nel sogno, per essere nel mondo ma non del mondo. Come uscirne è tutta un’altra storia, ma vi lascio con le sagge parole di Jung: “chi guarda fuori sogna, chi guarda dentro si risveglia”.

Mariavittoria

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LO ZEN QUOTIDIANO

National Geographic

Un celebre motto zen recita: “prima dell’illuminazione, portare l’acqua e spaccare la legna, dopo l’illuminazione, portare l’acqua e spaccare la legna”. La luce interiore è sinonimo di serenità, non comporta necessariamente grandi cambiamenti esteriori. La serenità è il filo conduttore di questo libro fotografico che riporta, mese per mese, frasi ispiranti per aprire la mente, liberarla dai preconcetti e accogliere con pura semplicità la vibrante bellezza della vita che ci anima e ci circonda.

Il miracolo è camminare sul nostro verde pianeta nel momento presente, per poter apprezzare la pace e la bellezza che ci si offrono proprio ora. (Thich Nhat Hanh)”


 

giovedì 22 agosto 2024

Il diritto di sognare

 


“Lasciati attrarre dalla forte spinta di ciò che più ami.” Rumi

 

Questo tempo annovera tra i molti crimini contro l’umanità il tentativo sempre più pervasivo di toglierci il diritto di sognare, finendo paradossalmente col farci perdere il senso della realtà.

Siamo fatti della stessa materia dei sogni, ed è vitale scoprire da sé che cosa questo significhi per svincolarsi dalle trappole mentali, inganni dell’intrattenimento moderno, come scrive un saggio orientale:

La civiltà occidentale è largamente votata al culto dell’illusione. Manca una diffusa informazione sulla natura della mente. Gli scrittori e gli intellettuali non ne parlano quasi mai, i filosofi contemporanei non vi alludono direttamente e la maggior parte degli scienziati la negano. Non ha alcun ruolo nella cultura popolare, non c’è una canzone che ne parli, non viene messa in scena a teatro, né trasmessa alla televisione. L’educazione ci condiziona a credere che non vi sia nulla al di là della percezione sensoriale.”

Sogyal Rinpoche

Totalizzare la percezione sensoriale implica atrofizzare i poteri del nostro sguardo interiore, la percezione sottile che va al di là della dimensione sensibile e la supera di molto quanto a verità e potenzialità.

Come amo ripetere, il Lavoro su di Sé non va mai in vacanza: seguiamo il prezioso consiglio di Raffaele Morelli su come far fruttare interiormente i momenti liberi che in questo periodo non dovrebbero mancare: 

 



Sognare, aprire le porte dell’immaginazione e lasciarla libera di volare senza alcun riferimento alla nostra “realtà” contingente, è un balsamo per l’anima, una panacea che sprigiona le potenzialità latenti del cervello umano.

Che cosa succede quando chiudiamo gli occhi e, senza scivolare tra le braccia di Morfeo, immaginiamo? Avviene un vero e proprio viaggio al di là dello spaziotempo, nei territori della psiche dominio dell’anima. Frequentare queste dimensioni è di vitale importanza per rigenerarsi a livello psichico e liberare le forze dell’evoluzione, quel potere intrinseco che incessantemente ci crea e ricrea da noi stessi seguendo un progetto ancestrale quanto quello che ha la ghianda nel diventare quercia. Sono queste forze primigenie che rischiano di rimanere intrappolate nella prevedibile monotonia omologante della vita moderna, in cui il potenziale spontaneo viene imbrigliato dall’eccessiva e massificata sollecitazione dei sensi: dalla pubblicità ai programmi televisivi, dallo spettacolo all’informazione in rete, tutto sembra sempre più chiassoso e colorato, un rapido susseguirsi di immagini e suoni eclatanti che non lasciano spazio all’immaginazione, diventata tristemente sinonimo di fiction preconfezionata e pilotata su binari precostituiti dagli esiti commercialmente desiderabili.

La società dell’immagine, dell’apparenza e dell’apparire ad ogni costo fa mercimonio di tutto, e toglie anche l’ultimo spazio di autentica libertà: la dimensione immaginifica. Ma c’è un antidoto a questa frenetica corsa verso l’annichilimento, il prosciugamento delle sorgenti interiori, ed è il sogno ad occhi aperti, o anche ad occhi chiusi, purché libero e spontaneo volo dell’immaginazione cosciente che ritornando a creare ci offre incessantemente la possibilità di essere altro, altrove, forse più vicini al nostro nucleo autentico e mai così finalmente lontani dalla falsità paradossale del reale-reality show in cui più o meno volontariamente ci troviamo immersi.

Mariavittoria

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SHAMAN

di Ya’acov Darling Khan

Sciamano è colui che cammina tra le dimensioni visibili e invisibili, e in ognuno di noi dimora un tale funambolo sospeso tra i cieli interiori e le terre emerse: è lo Sciamano Interiore, che l’autore insegna a contattare e risvegliare affinché risani noi stessi e il rapporto corporeo con l’ambiente, con la terra in cui viviamo e alla quale, in un modo o nell’altro, faremo ritorno.

Lo Sciamano Interiore sa che non sarà possibile costruire un futuro migliore sulla Terra finché non compiamo la scelta di guarire il nostro passato e comprendere più profondamente il ruolo che occupiamo. Si tratta essenzialmente di sviluppare una coscienza più radicata nel corpo. Il mio intento è metterti nelle condizioni per cui, quando avremo completato il nostro lavoro insieme, conoscerai l’attitudine del tuo Sciamano Interiore a usare tutti i materiali che la vita ti fornisce per creare la maggior quantità possibile di medicina e bellezza. Tutti gli sciamani che conosco hanno negli occhi quella scintilla che si accende viaggiando avanti e indietro lungo l’arco del tempo: fanno esperienza della connessione tra la loro vita attuale e le vite degli antenati, e hanno una visione del futuro in cui la vita continuerà a evolvere per i discendenti. E poiché conoscono la fragilità e l’impermanenza della vita fisica, afferrano i suoi doni a piene mani fintanto che possono. Perseguono quella fiera combinazione tra disciplina e accettazione di sé che porta a padroneggiare il proprio potere personale e ad assumersene ogni responsabilità.”


 

lunedì 22 luglio 2024

Campi di energia e cambiamento

 

 

"Lascia che si calmi e gradualmente si chiarirà." Lao Tzu

 

Che cosa è la luce? Una domanda che mi ha sempre affascinato, nelle sue implicazioni sia fisiche sia metafisiche, e che non trova risposte soddisfacenti. Particella, onda, quanto di energia… anche per la fisica moderna la luce serba ancora dei segreti, forse perché in essenza noi stessi siamo fatti di luce e comprenderla nella sua totalità sarebbe come pretendere che gli abitanti degli abissi marini avessero contezza dell’acqua in cui sono immersi sia esteriormente sia internamente (arrivando, come nel caso delle meduse, ad essere composti per più del 90% di acqua).

Il mistero, l’irrisolto, l’inesplorato, affascina e sprona la ricerca scientifica, o così dovrebbe essere, poiché tutto ciò che si ferma, arroccandosi sulle proprie inamovibili presupposizioni, è destinato a perire. È il movimento che tiene in vita il campo elettromagnetico, un armonioso intreccio che costituisce la nostra struttura essenziale. Tale dinamismo racchiude la speranza e promessa della resilienza come pilastro dell’evoluzione: cambiare in meglio, dare il meglio di sé nonostante ogni avversità. Oggi però sembra che a nessuno importi più cambiare veramente, nel senso autentico e radicale del termine di addivenire proprio a se stessi (più un togliere condizionamenti che aggiungere talenti).

La ricerca dell’essere se stessi ha ceduto il passo alle mode ideologiche, spesso aprioristiche e bellicosamente antitetiche: misticismo o fisica quantistica? Onnivori o vegani? Patrioti o pacifisti? Karma o Dharma? E via di questo passo verso l’esasperazione dello stereotipo portato avanti dalla disinformazione di massa. Avversioni spesso banali e infarcite di preconcetti, che vedrebbero sciogliersi come neve al sole il presupposto della loro velleità di giustezza se solo considerassero l’assioma fondamentale della realtà: tutto è energia. Ci può essere risonanza o interferenza, a livello energetico, in ogni ambito, specialmente in quello delle idee. Ad esempio, il fatto che molti vegani oggi, nel modo di porsi aggressivo e presuntuoso, non dimostrino di essere più spirituali di un bruco famelico non toglie nulla al fatto che la grande maggioranza dei mistici e saggi di tutti i tempi abbiano escluso dalla propria dieta la carne, se non proprio tutti i prodotti di origine animale; la differenza tra questi due estremi del medesimo polo alimentare è questione di frequenza. Questo stesso fatto può risuonare, incontrando il favore di chi legge, o suscitare resistenza, interferendo con il suo personale assetto ideologico; la risposta sarà dunque sempre soggettiva, determinato e determinante la frequenza alla quale si risuona, mentre il fatto rimane tale e quale. Va da sé il motivo per cui ho sempre ritenuto essenziale esortare alla pratica spirituale, senza troppi commenti sull’attualità, poiché solo la pratica eleva le frequenze ed apre le porte della percezione, non il ragionamento mentale che possiamo lasciare alla frenetica e affannata società dei non praticanti.

Qualche parola, tuttavia, a volte è utile e necessaria per continuare serenamente sulla retta via. Ben vengano dunque i dibattiti e gli scambi di opinioni, purché rimanga chiaro che la consapevolezza è questione di frequenza (la coscienza è un campo di energia, ecco svelato il senso di anelare alla vicinanza con un maestro spirituale nella speranza di captarne le frequenze elevanti) e sintonizzarsi richiede tempi variabili, comunque soggettivi.

Tutto si spiega in termini di campi di energia che interagiscono e scambiano informazioni sulla base delle frequenze di cui dispongono, ricordiamolo prima di agitarci inutilmente e aprioristicamente per una mera differenza di opinioni. La verità è una frequenza liberatoria e trascende ogni opinione.

Mariavittoria


LEGGERE PER CRESCERE E MEDITARE

QUESTIONI QUANTISTICHE

di Ken Wilber

Se è vero che misticismo e fisica quantistica a ben vedere hanno poco in comune, perché i più grandi pionieri della più dura tra le scienze furono anche, indubbiamente, dei mistici? Questo impegnativo libro, arricchito dalla vertiginosa prefazione del professor Malanga, cerca di rispondere all’annosa domanda con una antologia dei più memorabili brani in cui Heisenberg, Schrödinger, Einstein, De Broglie, Jeans, Planck, Pauli ed Eddington riflettono e traggono conclusioni tra fisica e metafisica.

Nel mezzo di un interesse crescente verso la relazione tra scienza e religione, è sempre utile ritornare ai pionieri fondatori della fisica moderna e leggere ciò che essi avevano da dire su questo importantissimo argomento. Questioni quantistiche, in pratica, è un compendio di tutti gli scritti significativi di alcuni dei più grandi fisici che il mondo abbia mai conosciuto.”


 

lunedì 24 giugno 2024

Fondamenti esoterici della guarigione

 


“Per cambiare il mondo dobbiamo cominciare da noi stessi.” Krishnamurti.

 

In ambito esoterico, è noto che il corpo, l’apparato psicofisico, debba stare bene per accedere alla via dello spirito, d’altra parte, solo uno spirito che sta bene può prevenire l’insorgere della malattia corporea.

Guarire significa assicurarsi che a scomparire non siano soltanto i sintomi del disturbo che si è manifestato, bensì l’intero apparato di concause che ha provocato il disagio. Questa è da tempi immemori la visione olistica delle medicine tradizionali, tra le quali forse quella tibetana è la più sincretica, magico-spirituale e poco conosciuta in Occidente.

Il buddhismo, alle radici della medicina tradizionale tibetana, afferma che la malattia ha origine dall’ignoranza che produce odio e avidità. Il compito del guaritore è quindi estirpare l’ignoranza, in modo che anche odio e avidità si estinguano. Ignoranza, odio e avidità sono veleni psichici, che producono emozioni e quindi azioni negative (karma) causa, è solo questione di tempo, di traumi (samskara); tali malanimi vanno trattati con tecniche mentali afferenti a tre radici della salute e dell’igiene mentale: moralità, concentrazione e pratica della saggezza. La saggezza in pratica implica che il guaritore non dà importanza tanto al sapere quanto all’essere, per questo egli stesso è guarigione dalle illusioni del mondo.

Osserviamo il mondo avviluppato nel caos contemporaneo: è quantomai necessario che sorga il desiderio, anzi, la ferma risoluzione a guarire ed estirpare così l’illusione che indisturbata ha ottenebrato quasi un quarto del nuovo secolo.

Il terzo millennio non è iniziato sotto il migliore degli auspici, sembra che questa umanità proliferante si affaccendi con noncuranza dietro ai miraggi di un progresso facile e illimitato, ignorando deliberatamente i grandi temi che potrebbero rendere la sua estinzione una realtà.

Se non avremo presto almeno i presentimenti di un’umanità risanata, è probabile che l’incontro con una tecnologia superiore, di qualsiasi origine, distruggerà quello che rimane del genere umano ancor prima che le masse titubanti ed erranti si rendano conto di aver scoperchiato il vaso di Pandora.

È necessario vigilare, vigilare sempre, e rendersi costantemente e compassionevolmente disponibili a guarirsi e a guarire.

La prima ed essenziale forma di terapia per l’anima sofferente e il corpo dolente non può che essere l’evoluzione dell’anima. Tutto lo yoga, tutta la meditazione e le altre discipline spirituali mirano a questo: abbandonare la superficie apparente per la profondità imperitura ed evolvere. È possibile dover praticare lungamente prima di arrivare a scalfire anche soltanto la facciata di questa verità universale. L’anima può evolvere e risanare anche completamente i suoi corpi, l’ego non può che estinguersi, da che parte ci svegliamo ogni mattina può fare la differenza. È forse dalla parte dell’anima che ci stiamo orientando? L’identificazione con l’anima è l’unica via. Se smarriremo il contatto con l’anima, niente sarà sufficiente a guarirci, poiché niente è tanto essenziale. Prima ci renderemo conto di questa esigenza ontologica imprescindibile e prima potremo porre rimedio al caos. Tutto sorge e insorge dall’interno.

Mariavittoria

LEGGERE PER CRESCERE E MEDITARE

I SEGRETI TIBETANI

di Laura Tuan

La medicina tradizionale tibetana è una sintesi originale di teorie e di pratiche antichissime, derivanti principalmente da tre fonti: medicina tradizionale cinese, indiana (ayurveda) e mediterranea (greca, araba, persiana). Conoscerla apre una finestra nella mente cosciente volta al risanamento dei dolori dell’anima, del mal di vivere, e costruisce un ponte solido e utile tra Oriente e Occidente.

“La medicina tibetana, vagliata secondo i criteri occidentali, si rivela perfetta per tutte le forme di malattie psicosomatiche causate da un cattivo rapporto con se stessi e l’ambiente e per le patologie croniche, l’affaticamento fisico, l’esaurimento nervoso, l’ulcera, i calcoli, l’artrite, la paralisi e alcuni casi di epatite.”