Forse l’etica è una scienza scomparsa dal mondo intero.
Non fa niente, dovremo inventarla un’altra volta.
Jorge Louis Borges
Avrai già sentito dire l'espressione “Sii sportivo”, che di solito intende
esprimere un'esortazione ad essere più corretti, leali, equanimi e
quindi a saper prendere di buon grado tanto una vittoria quanto una
sconfitta. Infatti, onestà, rispetto ed equilibrio psichico sono i
valori autentici dello sport, cui si aggiungono la forza e la
padronanza del corpo fisico e un'efficace gestione dello stress
mentale, ed è per questo che lo sport è considerato da millenni una
pratica di sviluppo psicofisico salutare, non solo in generale, ma
anche nelle scuole iniziatiche, in cui è sempre prevista una qualche
forma di attività fisica, volta a rafforzare la capacità dello
spirito di temprare il corpo e trasformarlo in un potente strumento
di conoscenza, crescita ed espressione di sé.
Il movimento è di vitale
importanza per la salute e l'equilibrio dell'essere umano e se
vogliamo diventare sempre più resilienti, ovvero capaci di
affrontare il cambiamento evolvendoci con gioia, lo sport dovrebbe
essere una palestra per l'anima, non solo un'occasione di sfogo per
il corpo, e dovrebbe allenare tutti i muscoli, cervello incluso,
esercitando il buon funzionamento dell'intero apparato psicofisico.
Il campo da gioco (onesta sublimazione del campo di battaglia)
dovrebbe essere un terreno di confronto costruttivo con se stessi e
con l'avversario, il quale in effetti è il nostro più prezioso
alleato, perché ci consente di misurarci con le nostre capacità,
specialmente nella gestione della manifestazione sul piano fisico
della nostra forza interiore, da cui dipende non solo l'efficacia del
gesto atletico ma in generale il tipo di atteggiamento e di
comportamento tenuto in campo.
Una condotta sportiva e
il gioco corretto (il cosiddetto fair play) sono di fatto
occasioni per l'anima di esercitare le proprie doti in un ambito
circoscritto (il campo, la palestra, la pista...) in cui però
vengono riprodotte le stesse circostanze che dovrà affrontare in
generale nelle sfide della vita, dando prova di sé e del fatto,
inconfutabile a livello esoterico, che la vera forza è sempre
interiore.
Gli antichi conoscevano
il legame occulto tra prestazione sportiva e vita sociale, e tenevano
in grande considerazione gli atleti, tanto per la loro abilità
fisica esemplare quanto per la loro condotta irreprensibile. Essi
sapevano che entrambi questi aspetti sarebbero stati inevitabilmente
presi a modello dagli altri cittadini.
I giochi olimpici
dell'Antica Grecia, l'avvenimento sportivo più noto dell'antichità
classica, erano così importanti che venivano utilizzati come
riferimento cronologico (un'olimpiade, tra l'altro, era il periodo di
quattro anni che intercorreva tra due edizioni successive dei giochi)
e durante il loro svolgimento si sospendevano guerre e conflitti. A
dimostrazione del fatto che esprimere con onore e audacia i propri
talenti consente di riscattarsi indipendentemente dalla propria
condizione di partenza, anche le più rigide convenzioni sociali
venivano accantonate in favore del riconoscimento delle doti
sportive, per cui tra gli acclamati vincitori olimpici compaiono
svantaggiati ed emarginati come schiavi e perfino alcune donne.
Una di queste donne la
cui storia è giunta fino ad oggi è Cinisca, principessa di Sparta,
che in qualità di organizzatrice e preparatrice dei cavalli vinse la
più prestigiosa corsa dei carri, il tethrippon, per ben due
volte e le vennero dedicate due statue olimpiche, e un tempio in suo
onore in patria in cui veniva venerata come eroina. Ecco cosa questa
audace e ambiziosa antesignana di tutte le atlete fece scrivere sotto
una delle sue statue, erette nel tempio di Zeus a Olimpia:
[I
re] di Sparta sono [mio]padre e i [miei] fratelli;
con
un [carro di cavalli dai piedi veloci]
Cinisca,
vittoriosa ha eretto questa statua.
Io
dichiaro di essere l'unica donna in tutta la Grecia
ad
aver vinto questa corona.
Il
premio per la vittoria dei giochi olimpici, infatti, consisteva nel
diritto di immagine, ovvero in una statua che veniva eretta nel
tempio del Padre degli déi e che letteralmente consegnava l'atleta
vittorioso alla gloria dell'Olimpo. Non erano previsti premi in
denaro, anche se gli atleti potevano essere ingaggiati da un
organizzatore (come fece Cinisca con l'auriga del suo carro), mentre
chi veniva colto a truccare le competizioni o a trasgredirne le
regole era sanzionato e una targa con il suo nome e la descrizione
del suo reato veniva esposta in una sorta di viale del pubblico
biasimo. Il messaggio per tutti i partecipanti era chiaro: prima
aspira alla gloria immortale, e quando te la sarai guadagnata, fama e
ricchezza seguiranno, ma se ti comporti in modo disonesto tutto il
mondo lo saprà e insieme all'onore avrai perduto la reputazione.
Del
resto, lo sport non dovrebbe insegnarci proprio questo? Vincere i
nostri limiti, qualunque forma assumano, e imparare a esprimere la
divinità nella materia. La forza e la bellezza di un gesto atletico
suscitano genuina ammirazione proprio perché diventano un segno
tangibile delle meravigliose potenzialità realizzabili da un'anima
incarnata.
Ovviamente,
a livello agonistico le conseguenze di come si affronta la sfida
sportiva con se stessi e con gli altri vengono amplificate, anche per
via dell'attenzione mediatica rivolta da sempre agli atleti, esposti
continuamente al rischio di passare dal podio al dimenticatoio o,
cosa assai peggiore, di vedersi trasformare in personaggi da
rotocalco. Il comportamento più o meno valoroso e onorevole degli
sportivi contemporanei è sotto gli occhi di tutti: esso riflette e
talvolta esaspera le caratteristiche salienti dell'ambiente in cui
operano, e chiunque sia dotato di un minimo di discernimento può
trarre a riguardo le proprie conclusioni, per cui non spenderò
parole per commentare il livello, ormai infimo, di gran parte delle
competizioni sportive che vengono trasmesse in televisione. Siccome
però questo spettacolo indecoroso e disonorevole per il genere umano
viene replicato sempre più spesso anche a livello dilettantistico,
vorrei concludere invitandoti a riflettere su un tema cruciale e che
non a caso dà il titolo a questo articolo: il rapporto tra salute e
movimento. Come ho già avuto modo di accennare e di approfondire con
esercizi specifici, descritti nella pratica della resilienza alimentare, l'essere umano, come tutti i viventi, è fatto
per muoversi e una vita attiva costituisce la miglior prevenzione e
cura di innumerevoli disturbi della modernità, ma i suoi benefici
dipendono il larga misura dal grado di consapevolezza con cui
pratichiamo.
Qualsiasi
attività fisica, dallo sport alle pulizie di casa, comporta il
movimento di energia, questo significa non solo che contribuisce a
tonificare il corpo fisico, ma che rimette in circolo e spesso
amplifica le nostre emozioni, le quali al pari dei grassi, vengono
smobilitati in modo che l'apparato psicofisico possa disporne meglio.
Va da sé che la gestione ottimale delle energie mobilitate durante
l'attività motoria è possibile solo se siamo consapevoli di cosa
sta avvenendo nel nostro corpo e intenzionati a rimanere presenti ad
ogni reazione psicofisica in corso, altrimenti finirà che ad
esempio, andremo a correre, a piedi o in bicicletta, per “smaltire
lo stress della giornata in ufficio” solo per incontrare altre
persone stressate (nient'altro che specchi della nostra condizione) e
scaricare su di loro l'eccesso di emozioni represse che i
neurotrasmettitori, attivati dall'esercizio fisico (in particolare
l'adrenalina), fanno emergere prepotentemente in noi. É evidente che
il genere di sport o attività fisica “da sfogo meccanico”
innesca solo circoli viziosi di sostanze dopanti, prodotte
naturalmente dal corpo e in cui lo sportivo rischia di rimanere
intrappolato, senza alcun beneficio durevole per la propria salute,
probabilmente con l'unico risultato di aggiungere qualche altro
elemento di disturbo nel proprio ambiente già sovraccarico di
interferenze e squilibri. La soluzione è sempre la stessa: presenza
e osservazione dei propri processi interiori e di quanto avviene
all'esterno. Solo quando si acquisisce la capacità di osservarsi,
quindi di essere consapevoli di ciò che sta veramente succedendo, è
possibile scegliere e smettere di reagire come bestie dissennate. E
non è mai troppo tardi per iniziare.
Se
stai praticando sport o hai intenzione di cominciare, poniti alcune
domande risveglianti:
- Come mi sento prima di praticare? E dopo?
- Quali emozioni sperimento? Riesco a gestirle o tendo a scaricarle sugli altri?
- Che genere di persone incontro e cosa mi piace o mi infastidisce di loro?
- Quali sono le caratteristiche principali dell'ambiente in cui pratico?
- Quali valori mi trasmettono i compagni di squadra?
- Ammiro l'allenatore/istruttore? Lo ritengo un modello di comportamento esemplare?
- Quali risultati voglio ottenere da questa pratica?
- Quali risultati ottengo effettivamente dopo aver praticato?
L'attività
fisica, sport incluso, è un aspetto importante della nostra vita,
che ci aiuta a rimanere in forma e soprattutto presiede al movimento
delle emozioni dentro e fuori dal corpo, e non dovrebbe essere
lasciato al caso, né relegato tra i passatempi occasionali. Gli
esercizi che pratichiamo, e soprattutto l'atteggiamento e il modo con
cui li svolgiamo, rispecchiano lo stato attuale della nostra energia
e idealmente dovrebbero aiutarci a crescere a livello sia psicofisico
che spirituale. Esercitandoti in consapevolezza puoi far emergere la
parte migliore di te anche quando ti alleni o gareggi e questo
inevitabilmente avrà delle ripercussioni positive sulla tua vita in
generale.
Mariavittoria
PREPARA
CORPO E MENTE A VINCERE LO STRESS
MANUALE
DI AUTOMASSAGGIO
Ritrovare
salute e vitalità con le antiche tecniche cinesi
“Conosci
sicuramente le strategie antistress: praticare esercizi di
rilassamento, fare sport regolarmente, avere un'alimentazione
equilibrata, guardare in modo relativo e positivo agli eventi della
tua vita, avere un passatempo o un hobby... Quando pratichi le
tecniche esposte in questo libro riunisci diverse strategie:
trascorri un momento con te stesso nella calma e nella tranquillità,
sviluppi emozioni positive e fai circolare l'energia nel tuo corpo.
Tutte le tensioni, tutte le ansie sono messe da parte per coltivare
il meglio di te stesso.”
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