“Il viaggio è verso lo spirito.”
Dei tre tempi mentali, giacché è necessario accorgersi che lo scorrere cronologico del tempo è una mera percezione mentale cui il corpo si adegua per soggezione, probabilmente il passato è l’aspetto più opprimente. Sì, perché a ben vedere tutto ciò che ci circonda è intriso di passato e ci rimanda continuamente alle scelte che abbiamo fatto su dove e sopratutto come vivere. Inoltre, sovente ci affidiamo a false premesse riguardo al passato, in particolare ci convinciamo che tutto sia soggetto alla legge di causa effetto in senso temporale, il che è un’errore di percezione, poiché ogni evento non capita, bensì avviene, e ciò significa che si plasma da un fine prima e meglio che da una causa scatenante, la quale può essere un mero pretesto d’innesco di un procedimento che possiamo direzionare a nostro favore, se manteniamo lo sguardo sul presente. Invece di solito ci rivolgiamo ossessivamente al passato, come se fosse un punto di riferimento affidabile quando per lo più ci è di ostacolo nell’essere lucidi e obiettivi. Quanto può essere affidabile la memoria? E quanta strada può fare e dove può andare una persona che continua a guardarsi alle spalle?
Come tutte le proiezioni mentali, ciò che viene dal passato (ricordi carichi di rammarico, rimpianto, rimorso...) avvelena il presente, anzi, spesso cronicizza fatti che altrimenti sarebbero naturalmente svaniti nel nulla del tempo vissuto, un serbatoio vastissimo dal quale talvolta attingono i sogni e l’inconscio. Nessun dolore è fatto per durare per sempre, ma tenersi ancorati al passato, rievocarne spesso gli avvenimenti, non solo non è quasi mai foriero di soluzioni soddisfacenti, ma tende a cronicizzare la sofferenza. Molto meglio, dunque, venire a patti con il fatto che ciò che è stato è passato e non riguarda affatto il nostro presente, o quantomeno non tange quel presente che poggiando sull’eternità si volge serenamente al futuro.
Dal punto di vista psicosomatico, il passato come dispiacere dell’anima si manifesta nei sintomi della parte sinistra del corpo, che quasi sempre fanno capo all’intestino (l’inconscio che assimila passivamente le nostre esperienze), e al collo, una zona di transito (deglutizione, respirazione, scambio nervoso cerebrospinale) particolarmente dinamica in cui simbolicamente si può bloccare qualcosa del passato che esita ad essere rimosso dalla psiche: ecco dunque che tensione cervicale, bolo isterico, tosse nervosa sono tutti sintomi psicosomatici, manifestazioni di qualcosa di inespresso, forse ritenuto inesprimibile, che ristagna e incombe dal passato.
Il segreto per liberarsi di questi disturbi e vivere pienamente è lasciare il passato al luogo che gli appartiene: il dimenticatoio, focalizzandosi sul presente rivolto al futuro (ma senza false aspettative) e non sugli aspetti che arrivano da un passato ormai sepolto. Come spesso accade, esercitare l’arte del distacco, ben diverso dall’indifferenza o dall’indolenza, è un atto che si rivela risolutivo.
Come fare quando comunque un dolore o un dispiacere dal passato si manifesta nel presente? Innanzitutto non ragionarci sopra, tentare di razionalizzare un’energia della psiche è sempre un’operazione fallimentare perché la mente non conosce il linguaggio dell’anima, e quindi semplicemente osservare ciò che si manifesta nel presente, sia come sia. Si tratta di una forma di energia che si scioglierà naturalmente al fuoco lento e pacato dell’osservazione non giudicante. Stare con le proprie emozioni, qualunque esse siano, significa riconoscersi e imparare a vivere pienamente.
Le persone che vivono nel passato in realtà non vivono ma replicano un’esistenza già vissuta, spesso mancano di motivazione, si sentono stanche e sfiduciate, è dunque importante non lasciarsi trascinare, né tanto meno travolgere, dai ricordi, piacevoli o dolorosi, in modo da non esserne influenzati nella capacità di vivere appieno e con ferma lucidità l’unico momento che esiste veramente: il presente.
Mariavittoria
LEGGERE PER CRESCERE E MEDITARE
LA SCONFITTA DI CRONOS
di Salvatore Brizzi
Nuova edizione di uno degli scritti più preziosi di un autore arricchente e munifico trasmettitore di forza risvegliante. Queste lezioni di risveglio rivolte al cerchio interno si concentrano sul problema del tempo cronologico, vagliando nel dettaglio l’effetto stritolante che ha sul potere della presenza, e su come vincere la meschina cronologia mentale per consegnarsi in modo stabile e inesorabile all’immortalità dell’anima.
“La differenza fra lamentela e constatazione è nel disagio, nell’insoddisfazione interiore che si prova. Quando pronunciate una frase fermatevi a osservare se state provando un certo disagio oppure se siete totalmente sereni nei riguardi di quella persona o di quel fatto. Questa è la vera differenza fra lamentarsi – cioè giudicare – e non lamentarsi. Nello sforzo di non lamentarsi si nasconde l’accettazione di ciò che è. Indirettamente state lavorando sul qui-e-ora, sulla fuga dalla prigione del tempo.”