Poiché a chi ha, sarà dato e sarà nell’abbondanza;
ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha.
Mt 13, 12
Nel mio post precedente ho
fornito una sintesi della definizione di psichico secondo la gnosi, ma
sia chiaro che con questo termine ci si riferisce agli stessi individui che in
altri insegnamenti vengono chiamati monaci guerrieri, cercatori sul
sentiero o viandanti. Ciò che questa parte di umanità, nel cui
novero probabilmente rientriamo anche io e te, cerca è una maggiore consapevolezza
di sé, il risveglio della coscienza, la grazia divina e l’illuminazione eterna
che immancabilmente passano attraverso l’apertura del Cuore.
Naturalmente, in questo discorso il Cuore è da
intendersi come centro energetico che regola le
funzioni sottili ed è sede della scintilla divina, una parte di Assoluto che
dimora in noi ma di cui solo raramente, o magari saltuariamente, ci accorgiamo.
Come il motore in una macchina, è il Cuore a generare la forza propulsiva
necessaria per salire di ottava: un centro del Cuore aperto irradia una grande
energia che ci orienta verso l’evoluzione; inoltre, rendendo sempre più acuta e
capace la nostra consapevolezza, esso genera ulteriore energia disponibile per
l’ascesa.
Al contrario, se il centro del
Cuore rimane chiuso o debole, non solo non siamo in grado di produrre energia
sufficiente per evolvere, ma restiamo soggetti alle fluttuazioni della
disponibilità energetica del nostro apparato psicofisico, che a fasi alterne
sarà più o meno capace di far fronte alle situazioni, con conseguenti sbalzi di
umore e disagi totalmente dipendenti dalle circostanze esterne, dalle
cosiddette “avversità” della vita. Stando alla legge dell’entropia, per di più,
in questa situazione di inerzia non solo non abbiamo energia da orientare verso
l’evoluzione, ma tendiamo a scendere in termini di consapevolezza verso le
dimensioni inferiori o infere. Trovarsi in una fase di spirale discendente,
nella quale avviene un movimento lungo un’ottava ma in senso involutivo, è
precisamente una condizione in cui “piove sempre sul bagnato”, mentre fare uno
sforzo consapevole per invertire la tendenza produce nuova energia della
coscienza in grado di rilanciarci verso l’alto.
È da intendere in questo senso la
tanto dibattuta frase del vangelo di Matteo che ho scelto come epigrafe: chi
investe il talento, cioè le proprie energie, riceverà in abbondanza, ma chi
stagna nell’inerzia non farà che cadere sempre più in basso, perdendo anche
quel poco di potenziale che si era ritrovato ad avere ma che non ha saputo o
voluto utilizzare e valorizzare.
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