Gli uomini che non hanno mai tempo
sono quelli che fanno pochissimo.
Georg Lichtenberg
La giustificazione superba del mondo “moderno” è quella di non avere tempo. Non si ha tempo per leggere, non si ha tempo per cucinare cibi sani, non si ha tempo per fare le cose che piacciono davvero, non si ha tempo nemmeno per prendersi cura di se stessi, ma così qual è il reale messaggio che si sta trasmettendo all’universo?
Questo atteggiamento equivale al gridare: “Non mi interessa, non è una mia priorità, non ho alcuna intenzione di dedicarmi ad alcuna di queste faccende”. Non avere tempo è uno degli autoinganni più frequenti e collaudati dietro ai quali l’uomo si nasconde per adagiarsi sulla pigrizia o per farsi trascinare dall’inerzia e, in ultima analisi, per stazionare in un’autoindulgenza che blocca l’evoluzione. Un’altra mistificazione globale è la nemesi della prima: non sapere come “ammazzare” il tempo. Si vive la propria vita mossi dall’obiettivo di “far passare qualche ora”, ammorbati dalla lentezza delle lancette e dalla noia esistenziale. Come se occorresse ossessivamente trovare un modo per impiegare il tempo e come se l’obiettivo della vita consistesse nel macinare un secondo dopo l’altro, solo per arrivare alla fine della giornata.
Entrambi gli atteggiamenti nascondono un rapporto alterato con il tempo, che diventa un nemico da affrontare per non farsi travolgere oppure si trasforma in un’entità letargica e amorfa davanti alla quale si cerca di non soccombere.
In realtà il tempo non è una macchina da guerra che ha ingaggiato un’eterna battaglia con gli uomini. Il tempo non è un tiranno, è malleabile, non ha un’esistenza a sé stante, ma è una proiezione indissolubilmente legata alla nostra percezione. Pertanto, occorre prestare attenzione al proprio rapporto con esso e trovare un buon equilibrio, che consta nel non pensare di averne a disposizione una quantità illimitata, onde non incorrere nell’errore di diluire i propri sforzi e le proprie intenzioni in una miriade di rivoli inconsistenti. D’altro canto, non bisogna farsi prendere nemmeno dalla frenesia di beffare il tempo, nel vano tentativo di fare quante più cose possibili, per non correre ossessivamente ed inutilmente avanti e indietro come un pendolo. Non è attraverso il controllo che si può colloquiare con il tempo. Occorre invece scendere a patti, e stipulare un accordo per provare meravigliose sensazioni.
Proviamo a fare questo esperimento.
Se ci troviamo a dover far fronte ad una situazione che implica il portare a termine un compito ingrato, che ci annoia, ed abbiamo la tremenda sensazione della lentezza esasperante con la quale le lancette dell’orologio avanzeranno in questa penosa incombenza, non scoraggiamoci.
Se dichiariamo di voler svolgere questa attività con coscienza e diligenza, cambiando la percezione relativa al nostro compito, dal nulla compare un flusso di energia, il tempo diviene docile e malleabile e la Forza si manifesta. Certo, occorre mettere l’anima, anzi accordare anima e ragione, in quello che si fa, per farlo al meglio e con totale dedizione. Non pensate che fare un lavoro male e investendo poche energie sia redditizio, anzi, tutte le poche energie impiegate saranno spese unicamente per contrastare la pigrizia. La Forza entra in gioco quando qualcuno, coscientemente ed intenzionalmente, consapevolmente e diligentemente, nell’unità di anima e ragione, cerca di fare qualcosa al meglio delle proprie possibilità e capacità. In questo caso, sarà il tempo a seguirci, donandoci tutte le sue benedizioni.
Fabrizio
OPERA IL RISVEGLIO
"Il lavoro di risveglio della coscienza è un'opera di trasmutazione alchemica che ognuno di noi deve compiere all'interno di se stesso, prendendo su di sè la responsabilità per il cammino intrapreso."
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