lunedì 14 dicembre 2015

Riconoscere la vita

Vivere è la cosa più rara al mondo
La maggior parte della gente esiste, 
ecco tutto.
Oscar Wilde


Quando ci ricordiamo della vita?

Nell’esistenza quotidiana siamo assorbiti dai problemi, lottiamo, ci agitiamo, non siamo certo interessati a contemplare la natura dell’esistenza. Esercitiamo l’autoconsapevolezza a corrente alternata con esiti titubanti. Eppure non serve essere sul punto di perdere la vita per vederla, come non è necessario uno shock, esemplificato dalla carta della Torre, il XVI Arcano dei Tarocchi, per farcene apprezzare l’importanza e la bellezza.


Questo periodo dell’anno è molto particolare: se da un lato la natura si addormenta, i semi giacciono al buio nel nudo terreno, le creature rallentano i ritmi vitali per far fronte all’inverno, dall’altro la frenetica esistenza umana a dicembre si divide fra le scadenze di fine anno, le festività, i pranzi aziendali, i cenoni e l’esasperazione della tendenza consumistica. Da una parte la natura si contrae, entra in uno stadio riflessivo, dall’altra noi guardiamo all’esterno e soffochiamo il silenzio con un coro di voci disarmoniche. 

Occorre trovare una sintesi verso un equilibrio più rispettoso delle nostre reali esigenze interiori, riconoscere la vita che ci circonda e provare ad entrare in contatto con essa.
Uno spunto interessante per trovare questo equilibrio consiste nel rivolgerci al regno degli alberi. Alcuni di essi, nonostante la stagione rigida, mantengono inalterato il manto sempreverde che li ricopre. Altri, pur nel loro scheletrico apparato di rami e tronchi, conservano intatta la magnificenza e la maestosità della loro presenza. Gli alberi sono creature straordinarie: la vita pulsa in essi indipendentemente dalla stagione e anche d’inverno, sotto la corteccia, c’è un essere vivente che può parlarci se solo sappiamo ascoltarlo.


Se abbiamo un giardino, probabilmente vi è un albero che ci è particolarmente caro, oppure conosciamo un luogo che ospita un albero a noi familiare. Proviamo coscientemente ad entrare in contatto con lui, facciamolo consapevolmente, senza aspettative, solamente con l’intento di connettere la vita che c’è in noi a quella di un altro essere vivente. Prima di stabilire una connessione con un albero, giungiamo a un metro dal suo tronco e fermiamoci, allunghiamo la mano ed entriamo in contatto con la sua energia, chiedendo mentalmente il permesso di avvicinarci ulteriormente. Un leggero pizzicore sul palmo della mano o qualsiasi altro segnale che la nostra sensibilità possa farci percepire, è sufficiente per farci capire che siamo ben accetti. Ora possiamo avanzare, toccare il tronco e sentire distintamente il flusso vitale che scorre in questa meravigliosa creatura. 



Da questa interrelazione traiamo il massimo dei benefici. Entriamo in relazione con la vita in maniera placida, intima, armonica. Siamo sulle soglie di un mondo che procede seguendo ritmi interiori e non dettati dalle convenzioni o da standard preconfezionati; ci affacciamo su energie più limpide, più pure, molto meno affaticate da sforzi compiuti per soddisfare le aspettative altrui. È un luogo di pace, riposante, rilassante, rinvigorente, ritemprante.

Come non può esserci uno scambio vitale importante con una scultura vivente, l’albero, che utilizza per il suo ciclo vitale il nostro prodotto di scarto, l’anidride carbonica, ed espelle l’elemento che ci garantisce la vita, l’ossigeno? 
Alla fine stacchiamoci con dolcezza e ringraziamo l’albero per la straordinaria lezione di vita appena appresa. 

Fabrizio






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