20° passo del percorso di orientamento metafisico
La felicità è amore, nient'altro. Felice è chi sa amare.
Amore è ogni moto della nostra anima
in cui essa senta se stessa e percepisca la propria vita.
Hermann Hesse
L'energia di Nettuno manifesta l'ottava superiore dell'energia di Venere: trascendendo l'interesse personale nelle relazioni, si esprime al massimo potenziale nell'ispirazione superiore, nella fede spirituale e nell'amore incondizionato. Questa travolgente potenza cosmica attraverso il sentimento del sublime ci restituisce il senso dell'essere infinito.
Parlare di fede e di amore è quasi sacrilego in una società come la nostra, che esalta ogni forma di vana superficialità, eppure l'amore è e rimarrà sempre il collante dell'universo, il filo indissolubile che tesse la trama dei molti mondi, la forza elettrodebole che ponendosi come rimedio efficace all'inesorabilità dell'entropia costituisce l'antidoto al nulla esistenziale.
Nondimeno, la fede è una virtù dei forti e come ogni altra virtù esprime una qualità dell'integrità interiore che ha il suo fondamento nella connessione stabile e fruttuosa tra anima e coscienza cosmica. La fede scaturisce dal ricordo dell'anima incarnata con uno scopo e consapevole che lungo il percorso verso la meta verrà accompagnata nell'interazione con le forze macro e microcosmiche. Allora la fede diventa certezza nell'intervento della provvidenza necessario e incessante in un universo relazionale in cui tutto è connesso.
L'Era dei Pesci si sta caratterizzando come una lunga parabola temporale nel corso della quale la coscienza umana è chiamata a comprendere l'energia nettuniana, acquisendo consapevolezza dell'importanza di spiritualizzare la materia infondendovi pensieri, parole e opere di fede e di amore. La fede diventa così un faro anche nel mare più buio e tempestoso delle vicissitudini umane, mentre l'amore incondizionato, sciogliendo ogni attaccamento, trasmuta la sofferenza in compassione universale.
Per diffondere l'insegnamento evolutivo nettuniano attraverso l'esempio personale, nel corso della storia si sono incarnati grandi maestri, il più noto dei quali agli occidentali è sicuramente Gesù Cristo, che perfino stando ai testi canonici si esprime in modo chiaro e immediato riguardo alla necessità di coltivare la virtù della fede e di praticare la legge dell'amore.
“Se aveste fede quanto un granellino di senape, potreste dire a questo gelso: sradicati e trapiantati nel mare, ed esso vi ascolterebbe.” (Lc 17, 6)
“Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati. Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio? O come potrai dire al tuo fratello: 'Permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio' mentre nell'occhio tuo c'è la trave? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.” (Mt 7, 1-5)
Il Discorso della Montagna viene presentato dalla religione come la magna carta della vita cristiana, tuttavia, non gli insegnamenti del Cristo, ma il credo professato dall'istituzione è stato inculcato alle masse dei fedeli, e questo vale per ogni movimento ideologico che ha soffocato la propria vitalità fissandosi nelle trame asfittiche di una struttura gerarchica di potere. Eppure, la forza dei simboli rimane e continua a parlare alle anime l'antico linguaggio archetipale, anche se a livello cosciente si assimila tutt'altro dalla verbosa propaganda istituzionale.
La croce, simbolo della materia (i quattro elementi, lo spazio verticale del tempo e dell'interiorità che interseca quello orizzontale del luogo e dell'esteriorità) e il crocifisso non sono celebrazioni del martirio che ha nella passione di Cristo la sua apoteosi, bensì ricordi vividi del percorso di liberazione di ogni essere umano.
Infatti, la materia crocifigge, inchioda l'anima allo spaziotempo (chi apprezza l'opera di Collodi ricorderà il burattino che vuole diventare un bambino vero, allegoria quantomai azzeccata per rappresentare la condizione umana attuale, che finisce impiccato a causa del Gatto e della Volpe, il corpo e la mente) e per liberarsi è necessario un sacrificio: l'ego deve morire, affinché lo Spirito possa risorgere e rivelarsi al mondo in tutta la sua magnificenza.
“L'uomo buono trae fuori il bene dal tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore. Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che vi dico?” (Lc 6, 45-46)
La mente discrimina, il cuore comprende, civiltà incommensurabilmente più spirituali della nostra avevano ben chiaro la centralità del cuore nella vita e dopo la morte.
Secondo il culto egizio il cuore del defunto non doveva superare il peso di una piuma affinché l'anima potesse accedere all'aldilà e non sprofondare nell'oblio. Una reminiscenza di questa tradizione sapienziale rimane nell'espressione “a cuor leggero” che tuttavia oggi crediamo equivalga a “spensieratamente” quando in verità non c'è modalità decisionale più lontana dal cuore di quella del pensiero. Infatti, il pensiero raziocinante non è che una scoria della mente rimuginante, un sottoprodotto dell'attività cerebrale che oggi dai più viene assunto a massima espressione dell'intelletto, ad indicare in quali tempi di decadenza sia cognitiva che civile e culturale ci troviamo a vivere. Non stupisca, poi, che tale presunzione si rifletta nella prassi ormai consolidata di riporre la propria fede nell'azione di concentrati di sostanze chimiche sperimentali di cui i nuovi sedicenti profeti della verità precostituita magnificano i presunti effetti salvifici.
La vera fede dimora in un imperturbabile nucleo di consapevolezza interiore: non si tratta di aderire acriticamente ai dettami di qualche sedicente guida laica o religiosa, bensì di costruire nello spaziotempo un equilibrio dinamico tra responsabilità (individuale e collettiva) e provvidenza:
“Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.” (Mt 7, 7-8)
“Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro; questa infatti è la Legge e i Profeti. Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa è la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano! Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono come lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete.” (Mt 7, 12-16)
Personalmente, l'eroe nettuniano che preferisco è Avalokitesvara, il bodhisattva della compassione, che fece voto di non entrare nel nirvana prima di aver liberato tutte le creature senzienti.
Questo straordinario paladino della liberazione viene venerato in molte forme, anche femminili (in Cina e in Giappone è Kuan Yin, “l'essenza della saggezza che considera i suoni del mondo”). Il suo mantra è Om Mani Padme Hum, il mantra della compassione che protegge tutti gli esseri senzienti.
Per entrare in sintonia con l'energia nettuniana, ti invito a recitare il mantra ogni giorno per ventun giorni consecutivi, a beneficio della liberazione dalla sofferenza di tutti gli esseri senzienti del pianeta.
MEDITAZIONE DELL'ENERGIA DI NETTUNO
N.B.: vedi le indicazioni preliminari valide per tutte le meditazioni per contattare le energie transpersonali (Meditazione dell'energia di Urano).
L'ambiente ideale dove praticare questa meditazione è la riva del mare al tramonto, se ciò non ti è possibile, posizionati in modo da sentire il suono dell'acqua che scorre (vicino ad un fiume, una cascata, una fontana...) e assicurati di non avere distrazioni o interruzioni durante la pratica. L'energia nettuniana informa il sesto chakra: sblocca le intuizioni cosmiche del terzo occhio, utilizzando canti e musiche dalla risonanza guaritrice.
Avere fede è indice di saggezza e la conoscenza (Da'at) origina proprio dall'unione tra saggezza (Chokhmah) e amore (Binah), in uno stato di comprensione olistica e di compassione universale.
Per favorire la connessione nettuniana possiamo ricorrere alla cristalloterapia, utilizzando pietre cariche di energia spirituale (turchese, lapislazzuli, sodalite...) e in sintonia con il terzo occhio e l'amore incondizionato (ametista, quarzo rosa...).
Ad ogni modo, il meditante dovrebbe aver instaurato un rapporto armonioso con le proprie emozioni, la floriterapia è di grande aiuto (leggi i contributi sui Fiori di Bach di Fabrizio e scopri la floriterapia stagionale e i dodici guaritori).
Assumi una posizione comoda a gambe incrociate, con le piante dei piedi rivolte verso l'alto e la schiena diritta. Unisci pollice e indice di ogni mano e appoggia i palmi rivolti verso il basso a contatto con le ginocchia, nel mantra della consapevolezza interiore.
Chiudi gli occhi e immagina una luce indaco che ti pervade, entrando in ogni cellula del tuo corpo per purificarla e corroborarla.
Sposta l'attenzione sul respiro che fluisce spontaneo dentro e fuori di te e sii consapevole del rumore dell'acqua che scorre a poca distanza dal tuo corpo. Lascia che il suono interiore dell'aria che entra ed esce dal tuo corpo si fonda naturalmente con lo scorrere dell'acqua.
Tenendo sempre indice e pollice uniti, rivolgi i palmi verso l'alto e appoggia il dorso delle mani sulle ginocchia nel mantra della conoscenza.
Sotto le palpebre chiuse, rivolgi gli occhi verso l'alto, nella zona tra le sopracciglia e mantieni l'attenzione sul terzo occhio, percepiscine lo sguardo che si apre dentro e fuori di te. Respira fluendo spontaneamente insieme all'acqua che scorre e lasciati andare.
In questo stato di consapevolezza avverti il silenzio e la calma degli abissi oceanici, così simili agli immensi spazi siderali. Percepisci l'affinità intrinseca in ogni cosa, tutto è connesso, tutto informa e viene informato, tutto comunica.
Rimani in uno stato di consapevolezza ricettiva, osserva e percepisci, non interferire con il flusso della vita che scorre dentro e fuori di te. Respira profondamente e lasciati fluire.
Puoi permanere in questo stato per tutto il tempo che desideri, per ritornare, inspira profondamente per tre volte, lentamente apri gli occhi e ritorna nel corpo.
Ricordati di sorridere e di ringraziare a conclusione di questa esperienza di connessione olistica.
I nettuniani sono spontaneamente religiosi: pronti al sacrificio per servire un bene superiore e soggetti al martirio. È facile intuire che questa totale dedizione all'ideale può trasformarsi in dipendenza autodistruttiva o in fanatismo dittatoriale: quanti esseri umani oggi si trovano perduti in una spirale involutiva a causa di qualche dipendenza deleteria (gioco d'azzardo, alcol, droghe, psicofarmaci, antidolorifici, social network...) o della cieca obbedienza a qualche idolo transitorio (la moda del momento, il successo, il denaro, il potere, la scienza...) che li rende dispotici nei confronti di se stessi e degli altri.
Stiamo vivendo l'ultima fase dell'Era dei Pesci, immersi in un mondo abissale di compulsioni e fanatismi che a ben vedere ha il solo scopo di alienarci da una realtà percepita dall'individuo come soverchiante.
Rifugiarsi nell'evasione, tentando di ottundere il malessere esistenziale estraniandoci dalla responsabilità di vivere pienamente o affidandosi a sedicenti guide esteriori nella speranza di tacitare la voce della coscienza significa perdere l'occasione del millennio: l'opportunità irripetibile di dare il proprio contributo all'evoluzione della specie a cavallo tra due epoche (quella nettuniana dei Pesci e quella uraniana dell'Acquario) e mai come ora prossima all'autodistruzione.
Sentirsi sopraffatti dalla realtà, dal caos calmo che imperversa nell'universo come una tempesta oceanica senza fine, è un passo verso il risveglio: quando non ci sono punti di riferimento esterni, non rimane che guardarsi dentro. È questo il segreto dei dervisci rotanti: ricadere sempre di più in se stessi mentre tutto all'esterno vortica e si perde nel caos di forme e colori indistinti.
La vita è un viaggio dell'anima incarnata, una grande avventura dello Spirito immortale. Gli esseri umani, spinti da paura e presunzione, pretendono di ridurla a un'esperienza tangibile, misurabile e conoscibile in ogni parte, nella vana speranza che qualche comodità psicofisica li anestetizzi al punto da evitare di affrontare la sfida di vivere pienamente e totalmente nel presente. Tu però non cedere al sonno della coscienza: ricorda sempre che qualsiasi cosa credi di possedere finisce per possederti e che i tuoi giorni sulla Terra sono contati, non sprecarli, non trascorrerli invano.
Mariavittoria
SULL'AMORE
Una miscellanea di pensieri sull'amore tratti dalle opere più disparate, incluso l'epistolario, dell'autore di Siddharta e Il lupo della steppa e Dal Paese di Siddharta. Un compendio tascabile di letture hessiane in cui l'ultima parte è dedicata all'amore per l'umanità e il mondo, ovvero, nelle parole del celeberrimo scrittore, all'amore che“non vuole avere; vuole soltanto amare” perché l'amore maturo, evoluto, “è desiderio fattosi saggio”, un tema squisitamente nettuniano declinato con sagacia spirituale e poesia.
“Se l'uomo può essere 'buono', lo può soltanto quando è felice, quando ha in sé l'armonia. Dunque quando ama. E l'infelicità che c'era nel mondo, e l'infelicità che c'era dentro di me veniva dunque dal fatto che l'amore era disturbato. Da questo punto di vista le massime del Nuovo Testamento mi sembravano improvvisamente vere e profonde. 'Finché non diventerete come fanciulli' - oppure 'Il regno dei cieli è dentro di voi'. Questa era la dottrina, l'unica dottrina che ci fosse al mondo. L'aveva detto Gesù. L'aveva detto il Buddha, l'aveva detto Hegel, ognuno nella sua teologia. Per ciascuno l'unica cosa importante al mondo è il suo intimo stesso – la sua anima – la sua capacità di amare.”
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