Questo
cronico vizio di preoccuparci di noi stessi
è la
causa che produce la nostra indesiderata sofferenza.
Comprendendo
questo, chiediamo le vostre benedizioni per biasimare,
opporre
e distruggere il mostruoso demone dell'egoismo
dalla Guru
Puja (antica cerimonia buddhista)
Nell' articolo precedente abbiamo parlato dell’ importanza personale, di come siamo abituati
a percepire ogni fenomeno in relazione alla nostra idea di IO e MIO, e
di come questo IO venga posto al centro del nostro universo
soggettivo.
Vediamo
ora come possiamo dare un altro duro colpo alla nostra visione
egocentrica del mondo.
A seguito
di una riflessione approfondita sulla Corretta Visione basandoci soprattutto sulla nostra esperienza
personale, si può comprendere come il mondo sia una nostra
rappresentazione, possiamo così facilmente renderci conto che
qualsiasi “inferno” è un inferno personale, auto-costruito.
Il passo
successivo, quasi spontaneo, è quello di realizzare che se questo
vale per ciascuno di noi deve valere anche per gli altri. Se io non
sono libero non lo sono neanche gli altri. Se proietto sul mondo una
realtà distorta la stessa cosa staranno facendo gli altri.
Spesso ci
capita di scontrarci con le altre persone per vari motivi , di
litigare, di ferirsi a volte fino al punto da non volersi più
vedere. Ci capita di provare rabbia per un torto che pensiamo qualcuno ci abbia
fatto e spesso teniamo dentro questa rabbia per ore, giorni o
addirittura anni. La nostra reazione però non è altro che il
risultato di un vivere automatico senza capire quello che in realtà
sta succedendo.
Se noi
viviamo in una illusione del mondo generata da noi stessi, lo stesso
succede agli altri: nessuno vive le situazioni in modo neutro, di
conseguenza tutte le reazioni sono il risultato di una determinata
idea di se stessi e del mondo, che si è costruita negli anni con le
esperienze di vita.
Ognuno
vive inconsapevole nel proprio “inferno”.
Chi
brandisce il bastone?
Guardando
noi stessi e imparando a riconoscere il nostro modo automatico di
reagire potremo facilmente comprendere che in realtà non è l’altra
persona a farci del male. I veri colpevoli sono i “difetti
mentali”, virus radicati nella nostra mente e nella mente degli
altri che ci inducono a reagire automaticamente e che fanno in modo
che qualcuno possa ferirci.
Partendo
dal livello più semplice di analisi, per esempio, potremmo prendere
in considerazione questa domanda: se una persona ci da una bastonata
con chi ha senso arrabbiarsi? Con il bastone o con colui che lo
brandisce? La risposta è ovvia. Allo stesso modo le persone sono
come un mezzo attraverso il quale si espleta una funzione automatica
derivata da un “difetto mentale”. Non c'è un vero io che agisce
scegliendo di danneggiarci. Se veramente fossimo in grado di
scegliere, non opteremmo mai per emozioni come la rabbia, la paura,
l’attaccamento, l’invidia, la gelosia, perché sappiamo benissimo
che esse non ci fanno bene. Infatti, possiamo facilmente provare
fastidio nel nostro corpo anche solo nominandole. Scegliere
consciamente queste emozioni distruttive sarebbe come auto-sabotarsi,
come scegliere di ammalarsi.
Questo
tipo di considerazioni ci portano a realizzare che non ha nessun
senso prendersela con gli altri per quello che ci fanno o ci dicono,
in quanto nel normale stato di coscienza non c'è nessuno che abbia
scelto effettivamente di ferirci. Se proprio vogliamo scagliarci
contro un colpevole, dovremmo “dichiarare guerra” al virus che ha
fatto in modo che quella determinata persona ci attaccasse, e l’unico
modo che abbiamo per fare una cosa del genere è scovare e disarmare
l’istanza del difetto mentale che si trova dentro di noi.
Inoltre è evidente il fatto che, esattamente come noi, tutti gli esseri anelano alla felicità e non desiderano la benché minima sofferenza. Essi continuano a fare e a farsi del male solo a causa dell’inconsapevolezza, senza mai veramente porsi la questione di cosa li danneggi veramente e cosa invece porterebbe loro un effettivo beneficio. Tutti pensiamo di fare il nostro interesse, senza accorgerci che sono le nostre stesse interpretazioni e reazioni automatiche a creare sofferenza nella nostra vita e in quella delle persone che abbiamo intorno.
Inoltre è evidente il fatto che, esattamente come noi, tutti gli esseri anelano alla felicità e non desiderano la benché minima sofferenza. Essi continuano a fare e a farsi del male solo a causa dell’inconsapevolezza, senza mai veramente porsi la questione di cosa li danneggi veramente e cosa invece porterebbe loro un effettivo beneficio. Tutti pensiamo di fare il nostro interesse, senza accorgerci che sono le nostre stesse interpretazioni e reazioni automatiche a creare sofferenza nella nostra vita e in quella delle persone che abbiamo intorno.
Nella
pratica gli esseri umani vivono incastrati in un circolo vizioso di
azione e reazione dominato dall’inconsapevolezza, è questo il seme
di quello che viene chiamato karma (“azione”). Sono come
naufraghi legati stretti dalle “spesse catene del karma” e
sbattuti violentemente dalle onde dei “difetti mentali”.
Non
c'è nessuno né lì né qui
Analizzando
noi stessi e le persone che ci stanno intorno, potremo facilmente
renderci conto che questo spettro che chiamiamo IO non è altro che
un fascio di pensieri, emozioni e ricordi a cui noi stessi diamo
consistenza per “sentirci qualcuno”.
Questo è
il momento giusto per approfondire ulteriormente l'argomento senza
complicare troppo le cose, in quanto ognuno potrà comprendere i
vari risvolti di queste riflessioni attraverso la propria pratica e
la meditazione. Aggiungo soltanto che nel caso di un torto è
bene ricordarsi che non solo l’altra persona non sta scegliendo di
ferirci, in quanto non c'è un vero IO a decidere, ma che anche
“qui”, dentro di noi, potrebbe non esserci nessuno a ricevere la
sua rabbia. Questa diventerà una nostra scelta dal momento in cui
avremo compreso le implicazioni più profonde della Corretta Visione di noi
stessi. Prima però è opportuno riflettere ponendoci la seguente
domanda: per quanto una persona mi possa assalire con tutta la rabbia
possibile, dove potrebbe trovare appiglio questa rabbia, dove
potrebbe colpire e ferire se in me non esiste un ego, un IO pronto ad
offendersi e reagire “occhio per occhio”?
Il
sorgere della Mente del Risveglio
Queste
riflessioni sono alla base del dissolversi dell’importanza
personale, dell’egoismo e del preoccuparsi in continuazione dell’IO e MIO e permettono alla Mente del Risveglio (Bodhicitta) di
germogliare in noi.
Il
comprendere che tutti siamo nella stessa situazione all'interno di
una prigione psichica stimola una forte volontà di servire. La
Corretta Visione, inoltre, porta a percepire la mancanza di una vera
separazione dal mondo, si inizia così a percepire un universo
unitario in cui ogni cosa partecipa alla corrente della vita. Diventa
sempre più difficile considerarsi divisi dal Tutto e ci si occupa
maggiormente delle relazioni e della salvaguardia di ogni forma di
vita. Si è sempre più rapiti dal “miracolo” e sempre meno dalle
elucubrazioni della mente, sorgono spontaneamente emozioni superiori
come l'Amore, la Gioia, la Pace, la Gratitudine, la Generosità.
Nasce il desiderio di essere utili e mettere le proprie realizzazioni
al servizio degli altri, in modo da poterne alleviare la
confusione, le sofferenze e facilitare il loro cammino.
Descritta
nella forma più completa la Mente del Risveglio è il desiderio di
raggiungere l’Illuminazione, il Risveglio, per poter essere di
beneficio a tutti gli esseri.
Infatti,
chi può offrire l’aiuto migliore per evadere dalla prigione se non
colui che lo ha già fatto a sua volta e ora si trova al di là delle
sbarre?
Stefano
"Voi conoscete due sole modalità: o siete in collera, diventate violenti, distruttivi, oppure vi reprimete. Non conoscete la terza modalità, quella dei buddha: non esplodere e non reprimere… osserva. L’esprimere crea un’abitudine. Se ti arrabbi oggi, e poi di nuovo domani, e ancora dopodomani, crei un’abitudine; ti stai condizionando ad arrabbiarti sempre di più."
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