Se la tradizione
riflette la conoscenza,
la spiritualità vive
nella pratica.
Stavo meditando –
precisamente lavando i piatti - quando sono affiorate alla mia
coscienza le parole che ho scelto come citazione per questo post. Più
che a me, credo appartengano all'umanità, perché racchiudono verità
trasversali interessanti, che ci rendono consapevoli della dimensione
in cui si manifesta l'insegnamento autentico: la vita quotidiana.
L'unico insegnamento
effettivo, nell'universo dell'azione, è l'esempio, e anche dal punto
di vista della dimensione temporale ci troviamo in un periodo nel
quale questo principio cosmico risulterà sempre più chiaro.
L'energia sulla Terra si sta elevando: più aumenta la luce, più le
ombre diventano evidenti. Per non reagire meccanicamente alle
sollecitazioni esterne, ormai sempre più numerose, frequenti e
complesse rappresentazioni di una realtà sottile in piena
trasmutazione, e poter cogliere l'opportunità in ogni situazione, è
necessario mantenere la propria centratura, la consapevolezza del qui
ed ora e la connessione con l'essere divino e imperturbabile di cui
siamo parte e veicolo di conoscenza. In questo basilare lavoro su di
sé la meditazione sicuramente è di grande aiuto, perché tra i suoi
molti benefici offre la quiete della mente e l'accesso alla fonte
della pace interiore.
Meditazione significa
essenzialmente consapevolezza, la capacità di riconoscere ciò
che è e di osservarlo semplicemente così com'è, ed è a questa
azione nella non azione che occorre dedicarsi per lasciare
spazio all'evoluzione. Più meditiamo, più aiutiamo noi stessi e
l'intero pianeta. A volte però, anche quando abbiamo intenzione di
fare bene, è il piccolo io ad avere la meglio, trascinandoci in una
spirale discendente di comportamenti solo all'apparenza consapevoli.
Non è affatto raro che i cercatori in cammino incorrano in simili
deviazioni di percorso e abbiamo già riflettuto sulle convinzioni
fuorvianti dell'ego spirituale. Oggi però intendo ribadire un
concetto fondamentale, parafrasando la riflessione di Andrea Panatta
apparsa su un vecchio numero di OltreConfine: se dopo aver
meditato tre ore sul vuoto, al primo screzio con il partner dai di
matto e magari ti convinci anche di avere un buon motivo per essere
fuori di te, c'è un problema e certamente non ha a che fare
con l'altra persona o con la situazione, bensì con il tuo approccio
disfunzionale alla meditazione. Come tutte le discipline spirituali,
che si chiamano pratiche proprio
perché la loro componente essenziale sta nell'esperienza e non nella
teoria dell'illuminazione, la meditazione migliora il rapporto
con te stesso e con la realtà qui ed ora. Dunque, se a seguito della
pratica torni immancabilmente a dare il peggio di te, non è perché
la meditazione non funziona; molto probabilmente è quel particolare
esercizio ad essere inadatto per te in questo momento.
La meditazione funziona
sempre: se il metodo che utilizziamo non apporta benefici,
evidentemente esso non è commisurato alla nostra condizione presente
ed è opportuno scegliere più sensatamente. Per sapersi orientare
bisogna imparare ad ascoltarsi e ad essere sinceri con se stessi nel
riconoscere sia le proprie aspirazioni sia i propri limiti attuali. È
possibile che trascorrere ore nella posizione del loto costituisca
uno sforzo insensato per un occidentale; è altrettanto possibile che
perfino gli esercizi di meditazione a scopo divulgativo, ormai
diffusissimi e strutturati in base al livello del praticante, non
siano adatti ad ogni contemporaneo, specialmente se non si può
avvalere di una guida esperta, perché certo Nessun uomo è un Maestro ma anche su questo pianeta la disciplina e la
tradizione vengono impartiti dai buoni insegnanti solo ad allievi
pronti a riceverle. Comunque anche questo non è un problema. Per
raggiungere uno stato meditativo non è affatto necessario meditare,
almeno non nel senso tradizionale del termine. Abbiamo già descritto
il modo in cui fare ordine, ad esempio in casa, possa
costituire un'ottima meditazione, ma esistono molti altre attività
adatte ad esercitare la pratica di uno stato meditativo. Cercherò di
portarne alla tua attenzione alcune che nella mia esperienza si sono
dimostrate veramente potenti e utili, nel frattempo ti invito a
osservare attentamente la tua quotidianità: quali mansioni ti
immergono spontaneamente in uno stato meditativo? Qualunque esse
siano, sicuramente rappresentano un ottimo spunto grazie al quale
approfondire il cammino della consapevolezza.
Mariavittoria
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