giovedì 22 agosto 2019

Paradiso e inferno


L'alma in se stessa alberga, e in sé trasforma
Nel ciel l'inferno e nell'inferno il ciel:
che importa ove io mi sia, se ognor lo stesso,
E qual deggio, sono io?
John Milton, Il paradiso perduto, I:323-326


In questo periodo tradizionalmente dedicato a ferie e vacanze è più facile avere l'occasione di viaggiare ed entrare in contatto con realtà diverse, anche molto distanti dalla nostra quotidianità. Per quanto la nostra presenza come elemento di novità all'interno di un certo ambiente inneschi delle dinamiche inedite e talvolta sorprendenti, difficilmente cambierà veramente qualcosa se siamo noi a rimanere gli stessi di sempre. È esattamente questo che rivela il passo miltoniano sopra citato, in cui Satana, letteralmente l'Avversario, si sente a disagio perfino nell'Eden, poiché l'avversione è proprio la natura intrinseca della sua energia, che lo segue ovunque vada e rimodella la percezione della realtà a propria immagine. 
Come denota l'etimologia, l'inferno e un luogo basso, infimo, mentre il paradiso non è che un giardino di delizie ben delimitato dal resto del mondo, ma in entrambi i casi si tratta di luoghi terrestri interiori che inevitabilmente si riflettono all'esterno. Dal paesaggio dell'anima umana al clima in cui versa il pianeta il passo è breve, fatidico e rivelatore.



Personalmente, sono stata in un luogo noto come Valle del Paradiso, che per la bellezza selvaggia e a tratti veramente primigenia del paesaggio merita a pieno titolo questo epiteto, sennonché gli abitanti della zona mi hanno dimostrato, è il caso di dire satanicamente, che si può vivere un inferno pur stando in paradiso: pettegolezzo smodato, pregiudizio, maldicenza, violenza verbale, scortesia, superficialità... tutti i figli dell'ignoranza e della cattiveria (due dei tre veleni che mantengono inchiodati al samsara) mi sono sfilati davanti, tronfi nella loro iniqua pretenziosità, mentre a me non rimaneva che osservare fino a che punto il comportamento inqualificabile altrui riuscisse a influire sul mio stato d'animo e in definitiva sul mio atteggiamento. Ora, il saggio riporta bruscamente il mio ego superbo alla realtà domandando: con quante cose riesci ad essere pace?
Sono convinta che in paradiso non ci sia posto per la plastica, ma nemmeno per ogni genere di immondizia, non da ultimo quella che viene emessa da pensieri e parole degradanti (anche Cristo ammoniva i suoi discepoli dichiarando: quel che esce dalla bocca, ecco quel che contamina l'uomo) e quindi no, non riesco ad essere pace con la maleducazione gratuita, tanto meno con l'invadenza ossessiva che rasenta l'assalto fisico oltre che verbale, ma in definitiva è davvero soltanto una questione di apertura del cuore e di prospettiva più o meno ampia ed evoluta.



Un'energia bassa tenderà per inerzia a trascinare tutto e tutti verso il basso, indiscriminatamente, mentre chi ha il dono della consapevolezza può sempre scegliere dove guardare, se in alto o in basso. Una volta rammentato che l'energia va dove si rivolge l'attenzione, abbiamo la chiave per uscire dal gioco degli specchi, almeno in teoria.
La pratica, per avere successo, implica una certa misura di esperienza. Esistono in effetti due tipi ben distinti di situazione provante: quella in cui ci si ritrova trascinati per mancanza di energia e quella che contribuiamo involontariamente a creare attraverso una reazione inconscia, ma in ogni caso l'esterno è pur sempre un riflesso della nostra condizione interiore. La domanda del saggio, nella pratica, diventa: a chi o a cosa stai muovendo guerra in questo momento? È questo movimento, troppo spesso inosservato e quindi indisturbato, che turba la quiete profonda e rende la pace una vuota pretesa dell'ego.



Forse l'aspetto più arduo della gestione metafisica della realtà non è tanto conoscere tutte le leggi cosmiche, quanto ricordarsi per tempo di applicarle, poiché tutto ciò che è semplice spesso si rivela vero e risolutivo, ma non necessariamente facile. Nel mio caso, mi è venuta in aiuto la canzone Follow the Sun di Xavier Rudd, che provvidenzialmente suonava nei momenti di maggiore addormentamento, quando più rischiavo di confondere esterno e interno.



Anche se gli appartenenti al genere umano sembrano pertinacemente propensi a comportarsi da indefessi parassiti infernali, il paradiso è già qui, come ci hanno sempre insegnato i grandi maestri, e spetta a noi manifestarlo esteriormente vincendo i nostri diavoli interiori. Allora preghiamo per avere occhi per vedere la vera bellezza oltre ogni apparenza e un cuore abbastanza grande da comprendere l'amore per tutto il creato, ciascuno ricordando nel proprio intimo che:


  • L'asprezza del tuo giudizio è la misura con cui verrai giudicato;
  • Se proprio vuoi lamentarti, rivolgi una critica costruttiva a te stesso;
  • Un'azione onesta e disinteressata è sempre benedetta;
  • L'energia che emani ti ritorna indietro decuplicata;
  • Gli occhi possono sbagliarsi, ma il cuore sa sempre tutto.


Siamo sempre dove dobbiamo essere, guidati da un inesorabile filo che unisce tutta la vita in ogni tempo e luogo, il segreto della beatitudine è rendersene conto prima che la vita ci passi accanto inusitata. In assenza di obiettivi specifici o di scoprire la propria autentica vocazione, è sempre onorevole cercare di migliorarsi, puntando ad una meta elevata, come può essere l'espressione di una certa qualità superiore. Io prediligo la bellezza, in tutte le sue forme, come canale diretto di elevazione dell'energia. Tu a quale virtù ti ispiri?

Mariavittoria


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Nella nostra società c'è una recondita paura di voler bene, perché si teme di diventare vulnerabili e quindi di essere usati. Le persone degne di rispetto e i modelli presentati dai media sono quelli di chi si afferma utilizzando ogni mezzo, secondo il principio del fine che giustifica i mezzi (prepotenza, slealtà, aggressività, irresponsabilità, menzogna, ecc.)...Ricorda che questo libro è venuto nelle tue mani proprio per portarti completamente al di là di questa ignoranza dilagante e ricordarti la tua origine divina.”

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