"Sviluppa il mito che ti appartiene." Rumi.
“La verità?!” replicò la sciamana, dal suo cipiglio a metà tra il perplesso e il divertito intuivo di essere completamente fuori strada. Di nuovo. Tra i suoi apprendisti ero la più preparata, mi diceva a volte, e in qualche modo quel suo commento mi suonava come un rimprovero. Qualunque vero potenziale lei avesse visto in me, rimaneva sepolto, troppo in profondità per risultare di qualche utilità pratica. Sì, ero la più preparata, e la più bloccata.
“Voglio solo che emerga la verità” le avevo detto, cercando di dare voce alla mia sonora frustrazione per l’assurda situazione personale in cui mi trovavo e che mi ero portata come un fardello in quel percorso fuori dal mondo ordinario.
“Che cosa è la verità?” mi domandò, improvvisamente seria, “Ognuno racconta una storia” con la mano seguiva l’andatura irregolare del paesaggio davanti a noi, come a volermi ricordare che tutto è energia in continuo mutamento, “se non ti piace la storia che ti stai raccontando puoi cambiarla, perché è la tua storia, ma non esiste un destino migliore di un altro. Ogni storia ha il suo fine”.
Ogni storia ha il suo fine e tutto accade per un ottimo fine, lo sapevo, pare fossero state le ultime parole di Giordano Bruno prima di essere bruciato sul rogo. Gli eventi che ci accadono si alimentano della nostra energia e in questo senso ci appartengono, dietro ogni evento c’è sempre un motivo che ci riguarda nel profondo. Forse, nella mia ostinata ricerca del trionfo della verità, stavo semplicemente guardando nella direzione sbagliata. Dal punto di vista dell’anima non è mai l’avvenimento in sé, bensì ciò che scegliamo di trarne a fare la differenza. Ogni esperienza ci insegna più di quanto ci tolga e comunque niente può toglierci ciò che ci appartiene veramente. Che cosa mi aveva tolto quella commedia dell’assurdo di cui avevo fatto esperienza negli ultimi anni? Molte cose, ma a ben vedere principalmente l’orgoglio dell’ego, che a suon di false pretese (“perché IO avevo ragione, IO meritavo giustizia, IO, IO, IO…”) adombrava la mia vita, e si era rivelato il più implacabile dei miei persecutori. Finalmente lo vedevo e me ne rendevo conto. Era tempo di cambiare narrazione.
È il filo della narrazione che conduce al fine attraverso la trama della vita. Per questo è molto importante non perdere di vista il senso di quel filo. A volte purtroppo ci si perde dietro alle chimere di false narrazioni, storie altrui o storie dell’ego, che non sono mai storie di potere, bensì sono storie di dolore e di inganno, storie di separazione.
Meditiamo attentamente sulle parole che utilizziamo per definire noi stessi e la nostra esistenza:
Quale è la storia che ti stai raccontando?
È davvero la tua storia?
Stai guardando dal punto di vista dell’anima?
Cosa succederebbe se cambiassi prospettiva?
Le parole sono pietre, possono essere lapidarie, ferire e innalzare muri di separazione, ma possono anche riqualificare, costruire ponti e aprire nuove strade, sta a noi saperle usare per il fine migliore, scegliendo consapevolmente la storia della nostra vita.
Mariavittoria
LEGGERE PER CRESCERE E MEDITARE
EGOLOGIA
Non può esserci autentica ecologia senza consapevolezza. In queste pagine l’autore racconta con disarmante semplicità e franchezza la sua esperienza di rinascita nella libertà dalle trappole dell’ego. Una storia moderna di risveglio.
“Noi non siamo la nostra mente e tantomeno il nostro ego, che è una falsa idea di noi stessi. Quando smettiamo di identificarci con la nostra mente e la osserviamo dall’esterno siamo davvero noi stessi, siamo la nostra vera natura di persona e cioè la nostra anima. Quando siamo consapevoli, la nostra mente e il nostro corpo cooperano con la nostra anima nel vivere appieno il momento presente.”
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