lunedì 24 febbraio 2014

Risveglio quotidiano: esercizi di percezione di se stessi


 Queste persone nel togliere le ciabatte, distrattamente, 
hanno pensato che la loro vita fosse oltre quelle ciabatte,
 altrove, in altro tempo e luogo…
Taiten Guareschi

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La vita è in ogni piccola azione che affrontiamo consapevolmente.

Qualche tempo fa vi ho consigliato questo esercizio nel quale provavamo a rimanere presenti e avere la percezione di noi stessi osservando le lancette di un orologio per la durata di un minuto. 

Oggi vorrei proporre un approccio più creativo alla percezione di se stessi.
Come abbiamo già detto, in questo tipo di pratica ci si impegna a rimanere presenti svolgendo una determinata azione o per un preciso periodo di tempo durante il quale concentrare tutto il nostro sforzo. Questo significa  non far vagare la mente e non far agire il corpo in automatico, come siamo abituati a fare per il 99,9% del nostro tempo, bensì essere consapevoli e sentire fisicamente la propria presenza durante lo svolgimento dell'esercizio.

Sembrerà strano ma le prime volte che ci si sforza in questi tentativi si può avere la sensazione che fino a quel momento non si era mai stati veramente svegli e si può prendere coscienza dello stato di inconsapevolezza automatica nel quale l'essere umano è quasi costantemente immerso.

Una volta che avrete eseguito qualche prova e avrete capito cosa significa essere presenti, spontaneamente vi renderete conto di quanto sarebbe bello riuscire a portare quella sensazione di assoluta consapevolezza all'interno delle vostre azioni quotidiane. In questo modo qualsiasi attività, anche la più insignificante o fastidiosa, acquisterà per voi un valore nuovo ed entrerà attivamente a far parte del vostro cammino verso una maggiore consapevolezza.

L'esercizio

Come ho anticipato, questo esercizio lascia maggior spazio alla vostra creatività, in questo caso, infatti, sarete voi a scegliere dentro quale azione o in quale momento della giornata iniettare la vostra consapevolezza.

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Ci sono vari approcci, potete scegliere quello più adatto a voi, in base al vostro carattere.
Un primo approccio consiste nello scegliete un'attività o un momento piacevole e rilassante, per portare in esso consapevolezza e viverlo più pienamente. Un altro invece parte dalla scelta di un'attività che si ritiene fastidiosa o insignificante e riempirla con il ricordo di sé, in modo da caricarla di valore. Probabilmente resterà un'attività spiacevole, ma la renderete utile al vostro percorso di risveglio e quindi in qualche modo interessante. Infine, una terza possibilità è scegliere un'azione neutra, semplice, che normalmente non vi provoca nessun tipo di attrazione o avversione.

In ogni caso, è preferibile scegliete un'azione che non duri troppo tempo, qualche minuto al massimo, e che non impegni troppo la mente. Esempi perfetti potrebbero essere: lavarsi i denti, lavarsi le mani, vestirsi/svestirsi ecc.

Una volta scelta l'attività durante la quale volete ricordarvi di percepire voi stessi, dovete soltanto riuscire a ricordarvene, cioè ogni volta che ripeterete quell'azione dovrete ricordarvi di essere presenti e per quanto possibile dovrete rendervi conto di star compiendo quell'azione durante tutta la sua durata.

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Durante l'esercizio, può essere di aiuto ripetere mentalmente l'azione che state svolgendo con consapevolezza, ad esempio: «Io mi sto vestendo» oppure «sono presente, sento me stesso mentre mi vesto » nel caso abbiate scelto l'azione del vestirsi, ma l'importante è cercare di sentire se stessi.

Consigli

Scegliete un'azione sola e sforzatevi soltanto durante quell'azione. Non arrabbiatevi se vi accorgete di non esservi ricordati di svolgere l'esercizio. Ci riproverete la prossima volta che dovrete compiere quell'azione.

Ripetete l'esercizio, senza cambiare azione, per almeno una settimana.

Se vi capita per giorni interi di non ricordarvi, non vi preoccupate e non vi arrabbiate, è del tutto normale. In questo tipo di esercizi quello che conta è il continuare a provare e la presa di coscienza che deriva anche dall'accorgersi della dimenticanza. Non è una gara o una sfida in cui dovete assolutamente riuscire a raggiungere un traguardo.

Stefano



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lunedì 10 febbraio 2014

Coerenza: i tranelli della verità

Non è scandaloso avere una verità oggi
e una domani.
È scandaloso non averne mai.
Dino Basili, Tagliar corto, 1987



La coerenza è una qualità decisamente sopravvalutata.
A essa sacrifichiamo costantemente una parte di noi stessi, quella che non vuole abbandonarsi al già visto, già vissuto, già sperimentato, quella che non vuole che ci incateniamo al passato per replicarlo fedelmente.
Che cosa significa coerenza? Dal centro del nostro essere tracciamo con cura un cerchio dal raggio piccolissimo e preserviamo il territorio così delimitato facendone il nostro regno. E badiamo bene a non valicarne mai il confine, anzi alziamo alte e possenti mura, perché, al di là, tutto è sconosciuto, ostile e pericoloso. Salvaguardare la coerenza significa impiegare le nostre energie per difendere un recinto che abbiamo delimitato e sul quale abbiamo apposto il cartello: “questo sono io”. Si tratta di difendere l’immagine di noi che ci preme conservare con cura: è immutabile, autoreferenziale, può fregiarsi dei toni dell’affidabilità e rinsaldarsi nella consapevolezza di continuare ad essere un punto di riferimento per gli altri. 



La nostra coerenza potrebbe anche avere caratteristiche completamente diverse, purché ci risultino familiari, confortanti nel confermare la presunzione di avere una conoscenza di noi stessi impassibile allo scorrere del tempo. Così, con le nostre mani ci costruiamo una prigione dalle sbarre dorate che finiamo per identificare con la vita. Questo genere di coerenza diventa ben presto la nostra sola verità: ci sono voluti anni per costruirla, per consolidarla e ne siamo talmente soddisfatti (e assuefatti) che non vogliamo abbandonarla per niente al mondo. Ci sono cose che ci definiscono, limiti invalicabili, intere parti di noi che deleghiamo ad altri, territori sconfinati che ci ostiniamo a non prendere in considerazione. Difendiamo il nostro piccolo mondo, l'infima e minima parte di noi che conosciamo, ad ogni costo, facciamo di tutto per avere ragione, argomentando con dovizia di particolari per controbattere ad ogni possibile obiezione e permettere alla nostra mente di crogiolarsi nel minuscolo orticello nel quale si sente così a suo agio, al riparo da qualsiasi tentativo di mettersi profondamente in discussione. Può essere confortevole o rassicurante quanto si vuole, ma rimane pur sempre una prigione.


Una verità unica ed immutabile non ci aiuta ad evolvere. Aggrapparsi al già noto è come voler vedere incessantemente lo stesso film, e dallo schermo della mente al palcoscenico della vita il passo è breve. Una certa verità ci accompagna fino al punto in cui è funzionale nell'aiutarci a procedere di qualche passo, poi è necessario andare oltre, vedere il mondo da nuove prospettive, avere il coraggio di cambiare direzione, per sviluppare una prospettiva ulteriore e osservare quello che ci accade con occhi nuovi. Una verità ci accompagna fin tanto che è utile, ci apre alcune porte, ci consente di salire alcuni gradini, ma pensare che esista una sola linea guida statica, granitica, che attraversa la nostra esistenza, significa perdere innumerevoli occasioni di crescita. Al di là del cerchio che delimita il nostro io, il nostro mondo, si estende una dimensione immensa, tutta da esplorare. Occorre solo creare un ponte per superare le barriere fittizie che ci siamo creati. In questo lavoro di comunicazione, la nostra carta guida e alleata è l'Arcano Numero 5, il Papa, il pontefice, vale a dire “il creatore di ponti”, colui che ci consente di abbracciare realtà altre che solitamente non prendiamo in considerazione.


Dunque? Quale atteggiamento possiamo scegliere per proseguire lungo il cammino?
Gli occhi ben aperti, la lanterna ben ferma nella nostra mano, lo sguardo acuto dell'Eremita, l'Arcano Numero 9. La consapevolezza è alta, dentro siamo pronti ad accogliere il cambiamento, pronti ad oltrepassare il ponte, a scoprire nuove verità, nuovi territori dell'Io. Impariamo ad ascoltare. Questo è il nostro equipaggiamento: tutto ciò che ci serve è la disciplina di viaggiare leggeri e sinceri. Procediamo?

Fabrizio








lunedì 27 gennaio 2014

Meditazione: respirazione in 9 cicli

Il risultato più grande della consapevolezza riferita alla respirazione é la realizzazione che il processo della respirazione rappresenta il collegamento fra il conscio e il subconscio, fra le funzioni volontarie e quelle involontarie e quindi é l'espressione più perfetta della natura della vita nella sua interezza.
Lama Anagarika Govinda


Oggi vorrei proporvi un esercizio un po' diverso dal solito, invece che dedicarmi a una meditazione sull'attenzione, sul rilassamento o sulla visualizzazione come quelle viste nei post  precedenti, vi descrivo una pratica che si concentra principalmente sulla respirazione.

Questa tecnica si chiama respirazione in 9 cicli e consiste nell'eseguire una particolare respirazione che alterna l'utilizzo della narice destra e sinistra, e infine si concentra sull'utilizzo di entrambe le narici. Il suo scopo è quello di ripulire e purificare i tre principali canali energetici del nostro corpo, svuotandoli da eventuali impurità, tensioni e blocchi.

La pratica combina la respirazione a una semplice visualizzazione che aiuta a canalizzare la nostra attenzione ed energia e a rendere l'esercizio più efficace

La pratica è molto semplice, una volta capito il meccanismo vi renderete conto che è più semplice praticarla che leggerla! Per aiutarvi nella visualizzazione, ho creato alcune immagini semplificate che potrete prendere come riferimento per la vostra pratica.

Non mi resta che passare alla descrizione delle tre fasi di questo esercizio:

L'esercizio
  • Sedetevi con la schiena dritta ma non tesa. 
  • Iniziate prestando attenzione alla respirazione, se vi può aiutare potete seguire il suo corso naturale ripetendo mentalmente “inspiro” “espiro”...
  • Quando vi sentite un po’ più rilassati, visualizzate il vostro corpo trasparente, come se fosse fatto di cristallo. Al centro, in prossimità della colonna vertebrale, visualizzate un canale verticale trasparente, come un tubo dello spessore di circa due dita, che parte dalla sommità del capo ed arriva fino a quattro dita sotto l’ombelico.

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  • A destra e a sinistra del canale centrale trasparente, visualizzate due canali più sottili che partono dalle narici e scendono, affiancando il canale centrale fino a 4 dita sotto l'ombelico, dove si uniscono al canale centrale, curvando da entrambi i lati come due manici di ombrello.
  • Mettete la mano sinistra, chiusa a pugno sotto l'ascella destra e chiudete la narice sinistra con il dito medio della mano destra.

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  • Inspirate attraverso la narice destra, trattenete il fiato per qualche secondo, tappate la narice destra, ed espellete l'aria con tre veloci espirazioni attraverso la narice sinistra. Compiendo questa operazione immaginate che dalla narice destra entri un'energia pura che riempie il canale destro e, quando espirate immaginate di buttare fuori impurità, nervosismo e blocchi dalla narice sinistra.
  • Tornate a tappare la narice sinistra e ripetete per tre volte l'inspirazione dalla narice destra e l'espirazione dalla sinistra.
Ripetete i 3 passaggi precedenti invertendo le mani e e le narici, precisamente:
  • Mettete la mano destra chiusa a pugno sotto l'ascella sinistra e chiudete la narice destra con il dito medio della mano sinistra.

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  • Inspirate attraverso la narice sinistra, trattenete il fiato per qualche secondo, tappate la narice sinistra, ed espellete l'aria con tre veloci espirazioni attraverso la narice destra. Compiendo questa operazione immaginate che dalla narice sinistra entri un'energia pura che riempie il canale sinistro e, quando espirate immaginate di buttare fuori impurità, nervosismo e blocchi dalla narice destra.
  • Tornate a tappare la narice destra e ripetete per tre volte l'inspirazione dalla narice sinistra e l'espirazione dalla destra.
  • Infine, appoggiate le mani in grembo, nella posizione che vedete nella foto seguente, nota come mudra della concentrazione
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  • Immaginate di inspirare luce ed energia positiva da entrambe le narici, riempiendo il canale centrale e concentrando l'energia nei pressi del cuore.
  • Trattenete il fiato per qualche secondo e poi espellete l'aria con tre rapide espirazioni, buttando fuori tensioni e impurità.
  • Ripetete per 3 volte questo ultimo passaggio.

Tornate a respirare normalmente e rimanete con l'attenzione rivolta alla respirazione, rilassandovi ancora per qualche minuto.

Stefano


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lunedì 13 gennaio 2014

2014: un anno per la pace

Quando l’uomo riuscirà ad essere ragionevole, prudente, sveglio e vigile per sorvegliare il suo regno, quel regno rappresentato da lui stesso, solo allora otterrà una pace stabile e duratura. E in cosa consisterà questa pace? In una felicità indescrivibile, in una sinfonia ininterrotta, in uno stato di coscienza sublime in cui tutte le cellule sono immerse in un oceano di luce, nuotano in acque vive e si nutrono di ambrosia. A quel punto l’uomo vive in una tale armonia che tutto il Cielo si riflette in lui: egli comincia a scoprire tutti gli splendori che prima non aveva visto perché era troppo agitato, per cui il suo sguardo interiore – come quello esteriore – non poteva soffermarsi sulle cose per vederle.
(Omraam Mikhaël Aïvanhov, Le Bonfin, 10 agosto 1968)

Quali sono gli auspici per il 2014?
Secondo il calendario lunisolare cinese e lo zodiaco corrispondente, il periodo dal 31 gennaio 2014 al 18 febbraio 2015 sarà l'anno del Cavallo. Attualmente, quindi, stiamo vivendo le ultime settimane dell'anno precedente, quello del Serpente, creatura tortuosa, molto astuta e affascinante ma tremendamente egocentrica e sicura di sé.


Anche il Cavallo ama stare al centro dell'attenzione e il suo approccio allegro e spigliato nei confronti del prossimo spesso lo fa apparire fin troppo disinvolto, ma è fondamentalmente un animale sociale insicuro, desideroso di affetto sincero e che piace per la sua grande generosità, una genuina voglia di divertirsi in compagnia e l'immediata empatia nei confronti del prossimo. La caratteristica più spiccata e non certo comune del Cavallo è proprio l'intuito: anche se, essendo molto impulsivo e un po' testardo, a livello mentale-razionale dovesse sapere o comprendere poco di una certa situazione o di un individuo, riuscirebbe a comprendere sentendo tutto empaticamente perché gli bastano pochi istanti per sintonizzarsi sulla frequenza vibratoria della verità. Le emozioni, di fatti, non mentono, a differenza delle parole che possono essere utilizzate per ingannare o autoilludersi in modo più o meno consapevole. Per questo, il Cavallo, sebbene all'occorrenza potrebbe sommergere chiunque di chiacchiere nel tentativo di “rompere il ghiaccio”, tende a comunicare con il cuore e grazie all'energia fresca e allegra che trasmette sarà difficile resistere al suo gaio desiderio di fare amicizia.


Trascorso il momento del misterioso Serpente, in cui le energie ctonie hanno fatto da tramite nel collegamento tra Terra e Cielo in un camaleontico gioco di specchi e di rinnovamento della coscienza, l'anno del brioso Cavallo promette una ventata positiva di comunicatività, spirito di fratellanza e libertà di adesione: saranno premiati quanti, pur senza abbandonarsi all'avventatezza, avranno la capacità di agire intuendo i nuovi orientamenti comunitari e la grinta per correre con il vento, buttando il cuore oltre ogni ostacolo, proprio come farebbe un cavallo libero, dinamico e attento.


Considerando l'energia amichevole e gioiosa del Cavallo, il 2014 è anche un anno propizio alla pace, uno stato superiore di coscienza. È quindi quantomai opportuno che molte benedizioni e opportunità vadano a chi lavora affinché la pace risplenda dall'interno di ogni essere e cadano le necessità apparenti di separazione e conflitto.
Precisamente, il 2014 è l'anno del Cavallo di Legno (uno dei cinque elementi che si succedono annualmente all'interno di ogni ciclo di 60 anni), associato alle doti positive di leadership. Subito emerge il paragone con Ulisse, il re che proprio grazie al fantasioso espediente di un cavallo di legno guadagnò una vittoria leggendaria. La sua storia ci ricorda che con tenacia e ingegnosità è possibile superare qualsiasi barriera apparentemente inespugnabile, a patto che si abbia qualcosa di utile da portare oltre. A nulla infatti sarebbe valso il cavallo senza gli uomini al suo interno, artefici dell'opera e pronti all'azione. In modo analogo, quest'anno a ben poco varrà la forma senza alcuna sostanza: il 2014 favorirà i talenti, la competenza, l'intraprendenza audace e sensata; per sortire il suo effetto, quindi, anche il nostro “cavallo di legno” dovrà essere colmo di risorse da mostrare al momento opportuno.
Ciò che vuoi realizzare dipende da te, dalla capacita di essere nel divenire, e nell'anno del Cavallo aspetta di venire alla luce dal tuo cuore. E tu, cosa stai aspettando?

Mariavittoria






lunedì 30 dicembre 2013

Preghiera al Padre


Padre nostro, che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male.
Amen.

C.H. Bloch,
Sermon On The Mount

Più ci si inoltra sul cammino, più le insidie assumono connotazioni infide ed ingannevoli. Più si lavora e più i tranelli divengono sottili e sofisticati. Per ogni filo di luce tracciato se ne tessono altri mille che tendono a fuorviarci, distogliendoci dalla retta via che guida alla meta.
Lungo il percorso è fondamentale tener presente che il fine non giustifica i mezzi. Fare la cosa giusta per il motivo sbagliato è inutile, talvolta persino dannoso. Naturalmente, la Giustizia cui ci riferiamo è ben più in alto di quella terrena, ed è ad essa che l'essere umano dovrebbe fare appello affinché vi sia ordine e chiarezza nella sua vita.
Chi sono i giusti sulla terra? Gli uomini di buona volontà che si sforzano sinceramente di fare ogni cosa a maggior gloria della luce divina. Pensieri, parole e azioni sono parte integrante dell'Opera e chi lavora conosce il loro potere e valore, ma quanto conosce veramente di sé, al di là di quella multiforme maschera che chiamiamo ego? Chi si cela dietro la facciata della nostra armatura? Qual'è la sostanza oltre l'apparenza? Nessuno potrà spiegartelo, dovrai scoprirlo da te.


Quando facciamo il punto della situazione e pensiamo di aver compiuto dei progressi, stiamo già definendo un’immagine di noi, anche se leggermente diversa dalla precedente. L’ego è lì, camuffato dietro questa apparente concessione alla coscienza, muta forma, cambia tattica e continua ad assumere un ruolo preponderante proprio mentre, ironia della sorte, pensiamo di averlo ridotto al silenzio. Il rischio è considerare questo nuovo stato come una forma di progresso sulla strada dell’evoluzione, senza scorgere il pericolo reale di ritrovarsi incoscienti in schiavitù di un ego che, ergendosi sul piedistallo della spiritualità, esercita il suo dominio con rinnovato vigore.
La tentazione di confondere i propri progressi spirituali con un senso di superiorità acritica nei confronti di tutto e tutti è un’esca che l’ego spirituale getta con altissime percentuali di successo. Di fatto, tra i molti volti dell'ego, tutti potenzialmente utili e ciascuno limitante nel suo piccolo senso dell'io, quello spirituale è forse uno dei più sottili e sofisticati. Il disprezzo che nutre per la densità della materia nasconde sovente desideri repressi, nei quali ad una eventuale soddisfazione data dalla realizzazione di determinati obiettivi è stata sostituita l'immediata autogratificazione della rinuncia. Per di più, il tuo ego spirituale si compiace ogni volta che anziché lavorare su te stesso ti fermi a pensare “io sto facendo un lavoro spirituale”, si consolida ogni volta che giustifichi come sei limitandoti a ciò che pensi di essere. Ogni “io sono” seguito da qualunque attributo sarà sempre e solo una parte del tutto, e quando in te diventa la scusa per non proseguire è ego, anche se spirituale (“io sono una persona spirituale...”), specialmente se spirituale (“io sono consapevole, risvegliato, illuminato..."). 


Io, io, io...prendi le distanze da ogni ego, anche da quello spirituale, e osserva l'immensa totalità dell'Essere, che, come la vera bellezza, non ha bisogno di spiegazioni (della ragione e dell'aver ragione) né di definizioni (attributi).
Dove preghi veramente, nel qui e ora, l'ego non può essere, perché non stai più recitando una parte. Ovunque tu sia, qualunque cosa accada, pregare il Padre è un metodo semplice e naturale di rivolgersi al Cielo, riconnettendosi così alla parte elevata in te e nell'universo.
Concludiamo questo post, l'ultimo del 2013, augurando a te un nuovo anno ricco di felicità e di pace interiore e a tutta l'umanità una vita rinnovata nella luce divina di Saggezza e Amore.

Che ogni cosa sia fatta a maggior gloria della luce.

Stefano, Mariavittoria, Fabrizio


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"Il potere della preghiera ci conduce all'amore, alla verità e alla libertà personale."










lunedì 23 dicembre 2013

Video-intervista a Salvatore Brizzi

La mente mente.



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Forse lo avrai già visto: abbiamo pubblicato il video in cui Salvatore Brizzi risponde a gran parte delle domande che ci sono pervenute tramite il blog e gli altri contatti. Siamo convinti che le sue risposte potranno essere d'aiuto a molte persone.

Grazie a tutti coloro che ci hanno scritto e grazie a te che stai leggendo e cogli l'opportunità di condividere il cammino con noi.

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Prima di guardare il video ti invitiamo a leggere gli ultimi due post che l'autore ha pubblicato sul suo blog, La Porta d'Oro:

Nel post Il bambino e il Mago si spiega perché non tutte le Vie sono equivalenti e in che senso portano a mete differenti. Si tratta di indicazioni di vitale importanze in un'epoca come la nostra in cui disinformazione e caos vanno di pari passo mentre la chiarezza è un dono da ricercare con zelo. Inoltre, viene presentato l'ultimo libro dell'autore, una sorta di ABC dell'Insegnamento rivolto ai più giovani, ma con spunti inediti anche per chi è già sulla Via.

Nel post Gurdjieff e i Superiori Sconosciuti l'Insegnamento e le sue origini vengono contestualizzati in rapporto alla tradizione e al presente del mondo. Anche questo testo contiene informazioni preziose, poiché stimola il discernimento, la capacità di distinguere in modo sensato una cosa dall'altra, è una virtù indispensabile all'essere umano in evoluzione.

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Leggere questi due approfondimenti ti aiuterà a orientarti meglio e a comprendere le indicazioni e gli spunti presenti nella video-intervista, possibilmente senza lasciarti fuorviare dalla mente.

Fabrizio & Mariavittoria






lunedì 16 dicembre 2013

La meditazione sulla meta: una nuova immagine di se stessi

Non aver paura di assumerti 
la responsabilità 
della tua felicità.
Lama Gangchen Rimpoche


Oggi vorrei suggerirvi un esercizio di meditazione che integra diversi metodi. Si tratta di una versione semplificata di una pratica risalente all'antichità.

sciamano dipinti disegni spiritualità meditazione crescita interiore personale
Essa si ritrova nel buddhismo Vajrayana nelle pratiche tantriche del “visualizzare se stessi come la divinità”. Durante queste meditazioni, attraverso la visualizzazione,  si dissolve la propria identità ordinaria e se ne genera una nuova, partendo dalla nostra profonda natura pura. Si ricostruisce un'immagine di se stessi con le sembianze e le qualità di una divinità.
Questo può sembrare un po' strano, ma bisogna tenere presente che nel buddhismo tibetano le molte divinità non sono altro che rappresentazioni degli aspetti illuminati della nostra mente. Visualizzandosi con le sembianze e le caratteristiche di un Buddha si porta quella che è la meta della propria ricerca spirituale nel presente, immaginando di possedere già le qualità illuminate al loro massimo potenziale.
Questa pratica fa in modo che la mente si familiarizzi con queste qualità rendendo più semplice metterle in pratica nella vita di tutti i giorni

Esistono numerosi approcci più recenti che utilizzano lo stesso principio, in particolare il metodo di Josè Silva e il pensiero positivo di Emile Couè, sono tra i più diretti e semplici.
Il primo è un metodo nel quale si porta il corpo e la mente a uno stato di rilassamento profondo e poi si utilizza la visualizzazione per risolvere tensioni, problemi o paure. Nel secondo invece il dott. Couè elabora una sua psicoterapia basata sull'autosuggestione attraverso l'uso della ripetizione di affermazioni e pensieri positivi.

L'esercizio che vi espongo tra poco, che potete ritrovare anche nel mio piccolo e-book scaricabile gratuitamente, unisce questi tre approcci proponendo un metodo veloce e rilassante per  generare una migliore immagine di se stessi. Allo stesso tempo aiuta a predisporci in modo più positivo verso il mondo creando la possibilità di nuove aperture e opportunità di cambiamento nella nostra vita di tutti i giorni.




L'esercizio

  • Sedetevi con la schiena dritta ma non tesa. 
  • Respirate profondamente un paio di volte e cercate di rilassare il corpo lasciando andare tutte le tensioni.
  • Riflettete per qualche minuto su quali sono le qualità che apprezzate di più nelle altre persone. 
  • Pensate a come vorreste essere: in perfetta salute, felici, calmi, compassionevoli, amati. Magari vorreste avere più pazienza, comprensione, essere più affettuosi o non essere gelosi... 
  • Ora contate lentamente alla rovescia da 21 a 0, lasciando un paio di secondi tra un numero e il successivo. Man mano che vi avvicinate allo zero vi sentite più rilassati. 
  • Una volta finito il conto alla rovescia visualizzatevi come vorreste essere. Immaginatevi in un bel posto rilassante e visualizzate voi stessi al cento per cento in salute e felici, con tutte le qualità che vorreste avere. 
  • Potete anche immaginare che da tutto il vostro corpo si irradia una luce. Questa luce rappresenta la vostra energia che si espande. 
  • Se volete potete ripetere mentalmente affermazioni come: 
    «Sto bene» 
    «Sono perfettamente sano/a» 
    «Sono felice» 
    «Sono gentile con gli altri» 
    «Sono coraggioso/a» 
    «Sono aperto/a» 
  • Per finire, immaginatevi nella vita di tutti i giorni: mentre camminate per strada, mentre siete al lavoro o in presenza di altre persone. Visualizzate di essere e di comportarvi come se foste totalmente in possesso delle vostre nuove qualità . 

Note sull'esercizio

In questa meditazione il punto importante è la sensazione di stare bene e di sentire la forza delle proprie qualità interiori. Se non riuscite a visualizzare o non volete ripetere le affermazioni va benissimo lo stesso.
È possibile praticare questa meditazione a occhi aperti mentre siete per strada o in qualsiasi momento della vostra vita. Immaginate di avere salute, felicità e tutte le qualità positive che vi piacerebbero, e comportatevi di conseguenza.
Stefano


Vi ricordo che potete trovare questo e altri utili esercizi nel mio e-book gratuito