Con la sua parola un maestro spirituale si sforza di
condurre i suoi discepoli il più lontano possibile,
ma poi deve tacere.
Omraam Mikhaël Aïvanhov
Nella prima parte di questa riflessione ho parlato della differenza sostanziale tra maestri
e Maestro e di quanto la responsabilità individuale sia determinante per la
riscoperta di sé.
La sorgente |
Comprendere che
il Maestro è in ciascuno di noi non significa inneggiare all’anarchia, bensì
acquistare consapevolezza delle proprie risorse interiori e accettare l’onere e
l’onore di utilizzarle, anziché cercare costantemente una soluzione
all’esterno. Avere un guru o un maestro di vita può sembrare un privilegio, e
potrebbe esserlo come occasione per scoprire più di sé attraverso il confronto.
Tuttavia, il rapporto tra insegnante e allievo, tra maestro e discepolo, si
basa su equilibri che tendono a fossilizzarsi, perpetuando pericolosamente la
credenza di poter attingere le proprie risposte da una fonte esterna a se
stessi. È questa la lezione di cui parla Joyce Collin-Smith in Nessun uomo è un Maestro, raccontando la propria esperienza all’interno di diversi movimenti
spirituali, a contatto con leader carismatici e maestri attivi in più
continenti, nel pieno fermento del secondo Novecento, un periodo travagliato,
in cui l’Occidente iniziava a manifestare l’urgenza della crescita interiore.
Ma spesso lo scotto da pagare per quei frammenti di insegnamento sconosciuto si
rivelò troppo alto. La storia di questa cercatrice, astrologa, tarologa e
conferenziera internazionale a sua volta fondatrice di un gruppo di ricerca
interiore, è un’odissea dello spirito, che attraversando un’epoca ritorna ad
una verità senza tempo:
«Ho lentamente
maturato l’idea che i mezzi per svilupparsi ed evolvere risiedano da qualche
parte dentro al proprio sé e che non dovremmo mai dimenticare questo fatto
nemmeno per un momento. Difatti ci potrebbero essere dei maestri che hanno
molte più conoscenze e che in qualunque tempo hanno svolto delle opere di
pregio nel mondo; ma ciascuno richiede un prezzo. E ogni prezzo che include
vendere una parte della propria libertà di crescere naturalmente per aprire i
propri centri di consapevolezza a lungo termine si dimostrerà troppo alto.» Delegare il
proprio potere a qualcuno che si ritiene più saggio o qualificato di noi nel
dare risposte e trovare soluzioni è davvero un prezzo troppo alto, perché
subdolamente torna a farci sprofondare nell’inconsapevolezza. L’idea che
qualcun altro possa prendere decisioni al posto nostro è pura illusione.
Possiamo anche adottare uno stile di vita simile e compiere le medesime scelte,
ma le conseguenze di ogni azione, o non azione, ricadranno sempre su chi ne è
il fautore: ricadranno su di noi. Poiché siamo esseri unici, quanto potrà
valere l’imitazione delle scelte altrui ai fini della nostra realizzazione?
Corrente di vita |
Per vivere
davvero la propria vita è essenziale riscoprire la fedeltà verso se stessi. Per
questo ci rivolgiamo con gratitudine ai maestri di vita che mettono in pratica
i loro insegnamenti, non perché essi detengano la verità assoluta, ma per la
loro testimonianza concreta di ascolto della propria voce interiore, e forse
non c’è esempio più ispiratore di quello dato da chi scoprendo se stesso ha saputo
mettersi a servizio dell’intera umanità. L’autentica realizzazione ispirata del
sé deriva dalla capacità di ascoltare la propria guida interiore: il Maestro al
quale ciascuno intimamente aspira a riconnettersi
Dunque, cosa si intende
precisamente per Maestro? Quella parte di noi, scintilla di spirito, talmente
in alto e nel profondo che per rendersi manifesta ha bisogno di un mezzo per
esternarsi: come dovrebbe fare l’iride dell’occhio, organo della vista,
utilizzando uno specchio per scorgere se stessa, allo stesso modo il Maestro,
organo di realizzazione, si presenta a noi sotto varie forme, che riconosciamo
nostre e al contempo superiori poiché provenienti dall’altrove, da
quello stato atemporale e aspaziale che chiamiamo eternità.
Sia chiaro però: il Maestro non è
un’entità. Ormai sono diffusissimi i messaggi di quanti dichiarano di dialogare
con esseri incorporei di ogni genere: siamo passati dall’Età del Ferro in cui
le realtà oltre il Velo venivano ignorate o negate, ad una prima fase dell’Età dell’Oro
in cui si smania di divulgare la riscoperta delle dimensioni dell’altrove,
senza troppo riguardo per l’effettiva utilità di ciò che vi si trova. Vi è una
reale differenza tra l’ostruzionismo oscurantista del Ferro e la luce
abbagliante dell’Oro, oppure, pur in presenza di un ampliamento delle
percezioni, siamo sempre esposti al rischio di accecamento della
consapevolezza individuale?
Accogliere la luce |
Come distinguere un’entità dalla
guida di noi stessi? Non sembra possibile in termini di discorso razionale e nemmeno
tramite l’intuizione, che riportandoci all’unione con il Tutto svela la
separazione come realtà illusoria, necessaria solo all’interno dello
spaziotempo ma inconsistente nel resto della creazione. Tutto è Uno, l’Uno è
Tutto, come recita il Tao, e tuttavia sembra molto opportuno distinguere una buona guida
da un falso consigliere sotto mentite spoglie: di nuovo è essenziale ricorrere
all’esercizio del discernimento.
Saper distinguere il Maestro
coincide con l’imparare ad ascoltare la voce della coscienza…Sì ma quale delle
sue tre componenti? Quella un po’ ristretta e ordinaria, che ci fa dire “io” e
si riveste del guscio protettivo dell’ego per definire il proprio senso di
identità, oppure la parte abissale subcosciente, che detiene tutta la forza di
ciò che non sappiamo ancora di sapere o di potere, o magari la supercoscienza o
sé superiore, quel punto omnicomprensivo nell’eterno che compartecipa alla
grazia della sorgente divina? Ciascuna di queste componenti coscienti ha una voce propria, delle particolari istanze e facoltà innate o acquisite, e quando
collaborano o quantomeno cercano di comunicare a vicenda, nasce la possibilità
di accorgersi dell’emergere di un’unica voce, l’organo della coscienza
unificata finalmente presente a se stessa: il nostro Maestro interiore,
infinitamente luminoso, sapiente, e amorevole, onnipresente in quello spazio
sacro ed eterno che ci pervade e ci comprende.
Essere se stessi, riscoprendo il proprio spazio sacro, è
il viaggio di tutta una vita, di molte vite, e la meta dell’esistenza è proprio
questo viaggio. Lungo il cammino il Maestro attende e accompagna ognuno di noi.
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