Non si acquisisce la conoscenza
senza un minimo di rischio
(Stephen King, Cell)
Nel segno dell'erudizione |
Per sua natura l’animo umano è portato all’esplorazione.
La spinta evolutiva, come un fuoco vivido e silente, ci nutre attraverso la
curiosità e ci porta incessantemente a cercare la conoscenza. Quest’ultima non
è una parola vuota: si fa viva e si fa carne, ma a condizione che non si limiti
ad un mero esercizio intellettuale. Alla fine, nel profondo, all’anima è del
tutto indifferente constatare che la personalità si è baloccata con migliaia di
libri per il puro gusto di accumulare nozioni, schemi di pensiero e teorie. Di
per sé l’erudizione conduce direttamente alla superbia e alla vanagloria che
lastrica di illusioni il nostro inferno personale. La conoscenza va esperita,
poggia su basi pratiche e non ha bisogno di grandi proclami, solo della voglia
sincera di intraprendere il cammino.
Quali indicazioni abbiamo sul
giusto atteggiamento per imboccare il sentiero che conduce alla conoscenza? Molte, forse troppe, tante
quante le scintille di spirito che brillano in ogni essere vivente, ma possiamo
trovare indicazioni ed ispirazione nel mondo dei simboli, veicoli di senso
potentissimi per arrivare al tessuto stesso della nostra essenza, attraverso un
linguaggio che, eludendo la razionalità, ci connette con le profondità del
nostro io.
Sulla strada ci viene in soccorso
il nono arcano dei Tarocchi, l’Eremita. Umile, non modesto, alza la lanterna
per illuminare i primi passi sul sentiero. E sono i primi passi che contano,
quelli che riusciamo vedere, quelli che possiamo scandagliare con il bastone da
viaggio, gli unici che abbiano importanza in quanto reali, nell’adesso. Il
cammino si affronta e si costruisce passo dopo passo.
Niente sulla terra può renderci
più luminosi della conoscenza quando è diretta ad illuminare noi stessi, le
nostre profondità insondate.
Se la conoscenza è così
importante, da dove arriva quella tendenza opposta che irrompe nelle nostre
vite, trattenendo il passo sul nuovo sentiero per dirottarci sulla strada
tracciata e sicura?
Accontentarsi.
È sufficiente ascoltare la
vibrazione di questa parola: Accontentarsi.
Riecheggia il suono della
contrazione, del chiudersi in se stessi proteggendo con alti fossati il cumulo
di schemi, teorie, ipotesi e pregiudizi che ci definisce. La maschera dell’ego,
un involucro che da nostra protezione si è fatto prigione del sé.
Dall’accontentarsi all’accettare
di rimanere nell’oscurità dell’ignoranza, il passo è brevissimo. Implica un pertinace
ed ossessivo arroccarsi in uno status quo indifendibile, fatto di
giustificazioni, alibi e volontà di non conoscere, fermandosi prima, fermandosi
sempre prima. Prima di farsi troppe domande. Prima di capire che si può osare,
che occorre guardare avanti, vivere nel presente e non fermarsi ad un passato
che tende incessantemente a replicare se stesso.
Se il rischio è attardarsi ed
accontentarsi, il rimedio è semplice, non necessariamente facile, implica una
tensione verso l’alto che occorre coltivare. Ci si concentra su un aspetto da
sviluppare e gli strumenti arrivano, le risorse, visibili e sottili, si rendono
disponibili: a noi spetta compiere il primo passo, quello della scelta, che ci
orienta come persone in cammino e irradia la luce della conoscenza nella gioia della ricerca. Il viaggio è la meta: serenità interiore e pace tra gli
uomini.
Fabrizio
INIZIA IL VIAGGIO ALLA SCOPERTA DI TE
"E' proprio la possibilità di realizzare un sogno che rende la vita interessante."
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