lunedì 14 ottobre 2013

Dove splende la luce del risveglio

Il più grande ostacolo
al risveglio è che l’uomo
pensa di essere già cosciente
e pienamente libero
Salvatore Brizzi

Vi è familiare la sensazione che le cose si sgretolino come polvere proprio nel momento in cui le stringete fra le dita? Avete mai sentito il rumore delle certezze infrangersi fragorosamente con un tuffo sordo?
Per esempio la certezza di essere in grado di fare esattamente quello che vi siete imposti di fare.
A me è capitato quando mi sono riproposto di mettere in pratica un semplice esercizio proposto da Salvatore Brizzi. Rimuginavo fra me e me: la conoscenza va esperita, gli esercizi solamente letti e relegati ad un mero compiacimento intellettuale sono inutili. Fin qui, tutto bene, tranne per il fatto che l’esercizio nascondeva in sé un “tranello spirituale”.
Ma andiamo per ordine. L’esercizio dice: nella giornata di oggi siate consapevoli di ogni volta che passerete sotto una porta. Tutto qui. Semplice, lineare. Potete cimentarvi anche voi e trarne i vostri personali riscontri. Coinvolgete pure i giovanissimi che lo tramutano istintivamente in un gioco.


Dunque, sposto il mio selettore nella modalità schiacciasassi, pensando che un semplice atto volitivo sia più che sufficiente a garantire il buon esito di questa piccola prova, quindi, pensando di essere ben equipaggiato, mi muovo deciso verso la meta finale. Ma mi fermo dopo pochi passi… Che cosa sta succedendo? Le porte sono così sfuggenti: per ogni volta che mi accorgo di passare sotto una di esse, chissà quante mi saranno sfuggite. Bastano poche ore di frustranti tentativi e la realtà della cocente disillusione dell’esperimento emerge in tutta la sua sfolgorante chiarezza.
È irritante, ma devo constatare il fallimento dell’esercizio: ci sono lunghi momenti in cui la coscienza sembra “evaporare” aprendo varchi e vuoti in cui io non sono presente. Dunque sono addormentato: non so nemmeno fare un piccolo esercizio di risveglio. Occorre che mi eserciti con costanza. Bisogna che prenda le mie precauzioni e attacchi il problema con un arsenale fatto di volontà e pertinace determinazione. Perché se riesco a fare l’esercizio, sarò risvegliato. Davvero?



Quest’esercizio, in realtà, non serve per risvegliarsi. Serve solamente per constatare di essere addormentati e questo è preoccupante, preoccupante al punto da fare paura. È auspicabile che questa consapevolezza incuta un timore sacro, al punto da costringerci ad indirizzare i nostri sforzi ed energie al superamento di questa condizione decisamente insoddisfacente. Ci impone di riflettere sulla nostra incapacità di fare quello che vogliamo ed, in ultima analisi, ci mette faccia a faccia con la fragilità delle nostre velleità di crescita. Non che sia necessario farsi demolire in ogni afflato che ci spinge verso l’alto, ma essere ben consci del duro lavoro che ci aspetta può suggerirci un atteggiamento più umile e costruttivo.
Oltre alla necessità di non essere hobbysti della spiritualità, occorre valutare seriamente la nostra dotazione effettiva, per dare ai nostri sforzi quel costrutto e quella direzione fondamentali per la nostra evoluzione.
Confondere l’esercizio con il risveglio è un errore grossolano.
Il risveglio non è un esercizio portato a compimento. È lo stato naturale a cui gli esseri in cammino tendono. Il risveglio non è il prodotto di un esercizio. Il risveglio è. Semplicemente.
È vedere e non solo guardare; è accorgersi; è la condensazione in un unico punto, reale, di due sconfinati mondi virtuali, il passato ed il futuro.
E se questo non vale la nostra totale attenzione, allora nulla la vale. Il Sole splende per tutti, ma non tutti ne sono consapevoli e tra essi ancora meno agiscono per raggiungerlo.
Fabrizio 


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